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ELEZIONI.DIBATTITO - ULTIMA PARTITA PER L’INPGI. Si aprano la Fnsi e l'Ordine dei Giornalisti ad un dibattito stringente e operativo, ad esempio sull'accesso all'Albo e alla professione, che renda il caso Inpgi una straordinaria opportunitā di innovazione dell'intero sistema Italia e non una emergenziale opera di soccorso contabile.

di Michele Mezza e Marco Mele

21.1.2020 - A metà febbraio si gioca l'ultima partita per la previdenza dell'informazione. Siamo nel pieno della fase terminale di una lunga crisi che i giornalisti (e gli editori), colpevolmente hanno prima esorcizzato e poi banalizzato.


L'INPGI non è solo in una crisi contabile e finanziaria, ma subisce un avvitamento culturale e professionale.


Il deficit del suo bilancio, irrimediabile e irreversibile nel perimetro dato della categoria, è l'indicatore della miopia sindacale e politica dei giornalisti italiani, di chi li rappresenta e da chi pretende di rappresentarli. Sarebbe facile, parafrasando le mille cronache scritte o registrate dai giornalisti sulle crisi aziendali di questi trenta anni,cavarsela con la battuta “E' il mercato, bellezza”. Un mercato che sta sostituendo, in tutto il mondo e in tutte le professioni, lavoro vivo con lavoro morto, come avrebbe detto un filosofo tedesco di metà Ottocento. Più prosaicamente si sta automatizzando l'attività artigianale e discrezionale dell'uomo. Quando è iniziato questo processo? Un anno fa? Cinque anni fa? Venti anni fa? Ancoraprima, in realtà: Internet agisce ormai da 50 anni, le prime forme di intelligenza artificiale efficiente nel campodell'informazione da almento vent'anni.


Era così difficile capire cosa sarebbe accaduto? Era davvero così lontana la crisi dieci anni fa, quando si costruivano contratti sindacali e si tamponavano le prime lacerazioni nel sistema previdenziale con soluzioni deltutto arcaiche o inutili. O quando si avallavano centinaia e centinaia di prepensionamenti, spesso richiesti non solo dalle aziende ma anche dai comitati di redazione: per cacciare i “vecchi”. E uccidere, con l'Inpgi, le pensioni future di chi votava a favore di quegli accordi, sempre avallati dalla Fnsi. Operazioni di corto respiro, disastrose nel medio-lungo periodo. Ancora oggi si persevera. Con ultimatum dati al Governo o ad altre categorie, come quelle dei comunicatori o delle pr, ingiungendo di salvare l'Inpgi. Ma perchè? E per chi? Certo, sappiamo bene quanto conti avere una piena autonomia previdenziale per un mestiere sul confine degli equilibri costituzionali.


Ma occorre evitare di involgarire il tutto con sospetti di scelte corporative, o, ancora, peggio, di mera bottega o poltrona.


L'Inpgi si salva se non si parte dell'Inpgi.


La base contributiva deve essere allargata. Ma non (solo) per salvare le pensioni dei giornalisti. L'obiettivo deve essere quello di dare al Paese un sistema di informazione globalizzata e digitale, autonoma e sovrana, dove saperi e competenze possano combinarsi dando ai mestieri dell'informazione protagonismo e potere negoziale.


Va preso atto del fatto che oggi si produce informazione in molti modi. Uno di questi è il lavoro in redazione con un direttore responsabile. Uno fra i tanti. Un altro è diffondere comunicazione in territori, istituzioni e comunità. Un altro è promuovere relazione per rendere trasparenti servizi e produzioni o decisioni. Un altro è costruire sistemi che connettano cittadini e intelligenze per ottimizzare una città. O un sistema di servizi. Si tratta di profili, attività, tradizioni e culture diverse ma sempre più convergenti. Devono avere contratti paralleli ma affini, soprattutto devono avere una cultura e un'etica comune. Da qui dobbiamo partire per costruire un nuovo e più ampio mondo dell'informazione, senza monopoli o posizioni di rendita, con contratti coerenti, principi integrati, valori condivisi, previdenza integrata. In questa logica di revisione e ridefinizione dell'informazione, giornalisti, comunicatori, ma anche professionisti della P.A., o dei sistemi informatici e degli spazi sul Web potranno convergere non per necessità ma per realismo, rispondendo al bisogno di valorizzare la propria identità e professione rispetto ad un uso strumentale e misero dei processi tecnologici, visti solo come risparmio di lavoro e non come arricchimento di opzioni e libertà.


In occasione delle prossime elezioni i sottoscrittori di questa lettera voteranno per i candidati che  impegneranno a rispettare questo progetto: quello di una profonda ristrutturazione del contratto nazionale di lavoro dell'Informazione, che preveda un pluralismo di figure e contesti d'impresa; un pluralismo di identità e ambiti professionali; una stretta convergenza di valori e di principi etixi; una graduale convergenza nei percorsi previdenziali. Si aprano la Fnsi e l'Ordine dei Giornalisti ad un dibattito stringente e operativo, ad esempio sull'accesso all'Albo e alla professione, che renda il caso Inpgi una straordinaria opportunità di innovazione dell'intero sistema Italia e non una emergenziale opera di soccorso contabile,


Michele Mezza Marco Mele



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19.1.2020 - Pubblichiamo un documento redatto dal Comitato Diritto Ex Fissa. LA VERGOGNA DELL’EX FISSA VA SANATA. (Sosteniamo le liste di "SOS INPGI" in vista delle imminenti elezioni,  10-16/2, per il rinnovo dei dirigenti del nostro Istituto di previdenza. Franco Abruzzo, portavoce del MIL: "Per vincere abbiamo bisogno di un sostegno compatto e di un VOTO IN BLOCCO di tutti i nostri candidati"). IN CODA PDF CON I CANDIDATI. BISOGNA CLICCARE IN ALTO O IN BASSO PER SCARICARE IL DOCUMENTO. - TESTO IN https://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=27250



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FRANCESCO ("FRANCO")  ABRUZZO, giornalista professionista dal 3/2/1963, già in forza per lunghi anni a IL GIORNO e a IL SOLE 24 ORE,  dal 9 ottobre 2017 consigliere nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, dal marzo 2016 sindaco dell'Inpgi, dal 2007 portavoce prima del Movimento "Giornalisti per la Costituzione" e poi del  del MIL (Movimento Informazione e Libertà), dal novembre 2013 al 25 ottobre 2017 presidente dell'Unpit (Unione nazionale pensionati per l'Italia),  dal giugno 1986 al settembre 2017  consigliere dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia (di cui è stato presidente per 18 anni, dal 1989 al 2007), nel 1978 tra i fondatori di "Stampa democratica" con Walter Tobagi e Massimo Fini, olim consigliere dell'Associazione lombarda dei Giornalisti e olim docente universitario a contratto di Diritto dell'Informazione e Storia del Giornalismo.  - cell 3461454018, redazione telef/fax 022484456, mail: fabruzzo39@yahoo.it  - fabruzzo39@gmail.com - (il "CHI E'" è in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=5 ).


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.TRASPARENZA/La biografia di Francesco ("Franco") Abruzzo sindaco dell'Inpgi  (con il certificato generale penale e civile del Casellario giudiziale e il certificato dei carichi  pendenti rilasciati dalla Procura della Repubblica di Milano).  - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=23187


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18.5.2013 - Risposta. Franco Abruzzo: "Dicono che sono calvinista. Se calvinista significa far rispettare le regole della professione, ebbene io sono calvinista convinto e lotto contro l'ingiustizia". "Se il giornalismo non recupera in fretta il rispetto della deontologia è destinato ad affondare travolto dagli interessi della pubblicità e dei poteri politico/bancari". - TESTO IN https://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=5318



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