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Stampa

DIBATTITO.
Ordine dei Giornalisti.
Elezioni del maggio 2010.

Coordinamento dei
consiglieri nazionali
dell’Ordine aderenti
a “Autonomia e
Solidarietà”
e a “Giornalisti Uniti”:
risposta in tre punti
(libertà di stampa,
pubblicisti
e praticantato d’ufficio).

di Gegia Celotti, Francesco De Vito, Beppe Errani, Giancarlo Ghirra e Michele Taddei

Sul sito di Franco Abruzzo compare un manifesto elettorale in vista del rinnovo degli organismi dell’Ordine dei giornalisti del maggio 2010, sottoscritto da Lorenzo Del Boca, Enrico Paissan, Enzo Iacopino, Michele Partipilo, Sabrina Talarico e Roberto Zalambani. Dei sette componenti dell¹Esecutivo eletti dalla maggioranza, non figura la firma di Stefano Sieni. Ci limitiamo a intervenire su tre punti.


LIBERTA’ DI STAMPA. Quello che stupisce maggiormente è il modo a dir poco disinvolto con cui viene affrontato il tema delle “crescenti difficoltà dell’informazione in Italia”. C’è in forme più accentuate che in passato un’emergenza informazione che nasce da atti quotidiani  di intimidazione nei confronti dei giornalisti. La conseguenza è la retrocessione del nostro Paese dal 44° al 49° posto per la libertà di stampa nella classifica mondiale stilata da  “Reporters sans frontières”.  L¹autore principale di queste intimidazioni è il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Sulle sue intemerate i firmatari del manifesto elettorale preferiscono sorvolare.


Risolvono il problema in questo modo: “Occorre intervenire senza indulgenze e senza distrazioni che si trasformano in irresponsabili complicità con quanti considerano libera solo quella stampa che corrisponde alla loro ideologia, alle loro ambizioni, alle loro velleità”.


Noi abbiamo difeso le condizioni in cui si può pienamente esercitare la libertà di stampa di fronte a governi di un colore politico diverso da quello attuale. Quando abbiamo dovuto contrastare i loro esponenti, li abbiamo chiamati con nome e cognome. E continuiamo a chiamare con nome e cognome gli esponenti di governo i cui atti tendono oggi a limitare la libertà di stampa.  Poniamo ai sottoscrittori del manifesto una domanda: “E’ possibile parlare oggi delle crescenti difficoltà dell’informazione senza fare alcun cenno al Ddl di Angelino Alfano sulle intercettazioni, che si vuole far approvare così com’è entro la fine dell’anno?”. Se è una dimenticanza, dimostra perlomeno scarsa attenzione alla questione.


PRATICANTATO D’UFFICIO. Gli estensori del manifesto sostengono che per arginare il precariato occorra porre fine ai  “praticantati d’ufficio”. Ci permettiamo di osservare che in questo modo i precari verrebbero colpiti due volte: dall’editore col rifiuto di un contratto e dall’Ordine con il non riconoscimento della compiuta pratica. Ricordiamo, peraltro, che una parte di coloro che chiedono il riconoscimento della compiuta pratica sono pubblicisti a tempo pieno, che svolgono esclusivamente attività giornalistica. A nostro parere, il problema non è porre fine ai  “praticantati d¹ufficio”, bensì all¹abuso che ne è stato fatto in questi anni. Su questa materia la delibera del Consiglio nazionale sui criteri interpretativi dell¹art. 34 della legge 63/69 detta regole molto stringenti, la cui rigorosa applicazione può evitare gli abusi. Gli Ordini regionali, e lo stesso Consiglio nazionale, vanno richiamati al rispetto di quelle regole.


PUBBLICISTI. I sottoscrittori del manifesto elettorale annunciano che “al centro del lavoro della nuova consiliatura deve esserci l’impegno a restituire ai pubblicisti la piena dignità del loro ruolo”. Il tentativo di acquisire facili benevolenze tra i pubblicisti è talmente scoperto che non merita di essere sottolineato. Anche su questa materia, noi restiamo al testo del progetto di riforma approvato all’unanimità dal Consiglio nazionale nella sessione di Positano dell’anno scorso. A differenza di Enzo Iacopino, che non perde occasione per dire che quella non è la sua proposta, noi consideriamo quel progetto non solo del Consiglio nazionale, ma anche nostro. Esso prevede per i pubblicisti a tempo pieno, ovvero professionisti di fatto, un percorso preferenziale per accedere all’esame di idoneità professionale. E per i pubblicisti che svolgono attività di collaborazione in maniera non esclusiva ma insieme ad altre professioni, prevede la permanenza nell’elenco di appartenenza. E’, in sostanza, il ritorno allo spitito della legge istitutiva dell’Ordine: riconosce i diritti di chi svolge attività giornalistica insieme ad altre professioni e i diritti dei pubblicisti che sono professionisti di fatto.


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Testo in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=4553


Ordine dei Giornalisti.


Elezioni del maggio 2010.


Documento con 6 firme


chiede lo stop alle delibere


di praticantato d’ufficio:


“Accesso secondo legge


o tramite le scuole”.


Il “precariato infinito” creato


dagli editori o dall’Ordine?


(In coda dichiarazione


polemica di Franco Abruzzo e risposta di Enzo Iacopino)


 


di Lorenzo Del Boca, Enrico Paissan, Enzo Iacopino, Michele Partipilo, Sabrina Talarico e Roberto Zalambani


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