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Stampa

Idee & Opinioni.
Responsabilità penale
dei Direttori. C' è chi
specula su una Legge ingiusta

di Caterina Malavenda
Avvocato, esperto di
Diritto dell' informazione
Corriere della Sera – 23/9/2012

Caro direttore, ciò che accade ad Alessandro Sallusti può capitare a tutti i giornalisti, ma soprattutto ai direttori, che rischiano ogni giorno di finire in galera per quello che pubblicano. Per la diffamazione, infatti, è prevista la pena alternativa o della detenzione o della multa. Quando è commessa con il mezzo della stampa ed è aggravata dall' attribuzione di un fatto determinato, però, la pena non è più alternativa, essendo prevista la reclusione fino a sei anni e la multa. Il direttore responsabile di un periodico - il che esclude i direttori di testate giornalistiche televisive e on line - deve impedire anche la commissione di reati, attraverso il suo giornale. Se ciò accade e il giornalista viene condannato, seguirà la sua sorte, con una pena appena più lieve. A questo punto la domanda sorge spontanea: come mai ci sono ancora tanti giornalisti e direttori a piede libero? Grazie ad alcuni benefici, previsti, però, solo per gli incensurati: la sospensione della pena detentiva, a determinate condizioni, e il riconoscimento delle attenuanti generiche, che consente al giudice di scegliere la multa in luogo della reclusione, anche nei casi più gravi. Di norma i tribunali infliggono solo la pena pecuniaria e, anche se la pena non viene sospesa, basta pagare. Ma in totale discrezionalità, possono infliggere la reclusione. Se questo è ingiusto per l' autore di un articolo, risulta mostruoso per il direttore che risponde solo per aver omesso un controllo che, di fatto, non è in grado di effettuare; e che riguarda anche le opinioni dei suoi giornalisti, sulle quali potrebbe intervenire solo operando una inaccettabile censura. I politici, chiamati a decidere sulle modifiche alle norme sulla pubblicabilità degli atti giudiziari - la sola questione che sembra interessarli davvero - hanno ipotizzato alcune modifiche che impedirebbero l' arresto di direttori e giornalisti, se non in casi particolari. Se l' autore è noto può essere eccessivo condannare anche il direttore per fatto altrui. E se un errore è stato commesso in buona fede, è sufficiente darne atto il giorno dopo. Ma questo basterebbe a tacitare l' esercito di parti lese, politici, manager e magistrati in testa che, a buon diritto certo, lucra sul sistema vigente, confidando anche sull' efficacia deterrente dei rischi, per ottenere risarcimenti, a volte davvero esorbitanti? È questo, in fondo, il problema più serio e il solo interrogativo che conta.


Caterina Malavenda


 


 





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