| COMO - L’intervento
 sopra le righe del
 prete giornalista in
 difesa di un parroco
 che ha tradito la Chiesa
 e contro i cronisti che
 fanno solo il loro dovere.
 (Comunicato del Gruppo cronisti)
 
 
 Milano, 6 giugno 2011. Da un lato un parroco arrestato per pedofilia, reo confesso di abusi  sessuali e relazioni prolungate con ragazzine di 12 e 13 anni. Dall’altro il sacerdote/giornalista che, per malinteso dovere di casacca, invece di  riflettere sulle devianze indotte dai terreni vizi, attacca a testa bassa la stampa locale definendo ‟cannibali‟ e ‟coprofagi‟ i cronisti, colpevoli solo  di aver raccontato i fatti attenendosi alla verità e, soprattutto, al  rispetto delle persone coinvolte a cominciare dalle vittime e dalle loro  famiglie.Il Gruppo Cronisti Lombardi è incredulo di fronte all’attacco che il  direttore editoriale de Il Settimanale della Diocesi di Como, don Angelo  Riva, ha rivolto alla stampa locale attraverso le proprie colonne e, in  particolare, ai colleghi che hanno raccontato in questi mesi l’inchiesta che  ha portato all’arresto di un sacerdote con l’accusa di violenza sessuale aggravata.
 Il prete indagato, nell’interrogatorio di garanzia davanti al Giudice delle indagini preliminari, aveva ammesso subito di aver intrattenuto per quasi  quattro anni rapporti sentimentali e sessuali con due ragazze fin da quando  queste avevano rispettivamente 12 e 13 anni, nonché di aver molestato  sessualmente altre tre ragazzine tutte minorenni.
 Tutte le tesate si sono astenute dal fornire indicazioni che potessero in  alcun modo consentire l’identificazione delle vittime e hanno anche omesso,  proprio per evitare quei casi di “cannibalismo” e “caprofagìa” a loro  attribuiti da don Angelo Riva, di riportare i molti dettagli scabrosi e non  raccontabili contenuti nelle carte giudiziarie. E questo anche dopo che la  segretezza degli atti è caduta, con l’avviso di conclusione indagini  notificato all’indagato.
 Il commento del direttore editoriale de Il Settimanale della Diocesi di Como  si spinge ben oltre il legittimo diritto di critica, offendendo e insultando gratuitamente il lavoro di professionisti che hanno trattato con deontologia  e rispetto una vicenda molto delicata, soprattutto per la giovanissima età  delle vittime.
 Il Gruppo Cronisti Lombardi auspica pertanto che il Vescovo di Como prenda le distanze dall’editoriale del direttore del Settimanale della Diocesi.
 
 
 
   
 
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