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Stampa

Bergamo-Congresso Fnsi.
Alberto Spampinato:
“Non dimentichiamo
coloro che sono morti per
la libertà di stampa”.

“Dobbiamo ricordarli insieme alle centinaia di giornalisti che ogni anno in Italia – anche ai nostri giorni – corrono gli stessi rischi. Centinaia di giornalisti invisibili che vivono in mezzo a noi, che subiscono minacce, intimidazioni, violenze, danneggiamenti, isolamento. Che sono costretti a vivere sotto scorta; che subiscono richieste di risarcimento di milioni di euro; minacce, intimidazioni, ritorsioni, che hanno un unico scopo: mettere a tacere la libera informazione, addormentare il cane da guardia della società democratica”.

Questo è il testo integrale dell’’intervento pronunciato venerdì 14  gennaio 2011 a Bergamo dalla tribuna del Congresso nazionale della FNSI da Alberto Spampinato, delegato di Roma, rieletto al consiglio nazionale della Federazione della Stampa


 


Qui è stato ricordato Walter Tobagi e anch’io voglio rendergli onore e ricordarlo come uno dei giornalisti che rappresentano “l’onore del giornalismo italiano”. La definizione è del nostro maestro Sergio Zavoli. Tobagi ha salvato questo onore al pari di altri giornalisti che hanno perso la vita nella giovane Repubblica italiana per fare fino in fondo, con onestà e coraggio, il loro lavoro.


Non c’è mai tempo per queste cose, non ci sarebbe tempo nemmeno oggi, ma lasciatemi ricordare lo stesso i loro nomi. Cominciamo con gli otto giornalisti uccisi in Sicilia dal 1960 al 1993: Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Giuseppe Impastato, Mario Francese, Giuseppe Fava, Mauro Rostagno, Giuseppe Alfano. A questo elenco vanno aggiunti di diritto almeno altri sette giornalisti uccisi fuori dalla Sicilia per motivi analoghi: Carlo Casalegno, Walter Tobagi, Giancarlo Siani, Ilaria Alpi, Maria Grazia Cutuli, Antonio Russo, Enzo Baldoni.


Spero di non aver dimenticato nessuno. Dobbiamo ricordare questi nomi, conoscere le loro storie, capire come e perché, per una notizia, per uno scoop, per dare notizie che altri non hanno la forza di dare, in Italia si può correre consapevolmente il rischio di essere uccisi.


Dobbiamo ricordarli insieme alle centinaia di giornalisti che ogni anno in Italia – anche ai nostri giorni – corrono gli stessi rischi. Centinaia di giornalisti invisibili che vivono in mezzo a noi, che subiscono minacce, intimidazioni, violenze, danneggiamenti, isolamento. Che sono costretti a vivere sotto scorta; che subiscono richieste di risarcimento di milioni di euro; minacce, intimidazioni, ritorsioni, che hanno un unico scopo: mettere a tacere la libera informazione, addormentare il cane da guardia della società democratica.


Dobbiamo parlare di questi giornalisti invisibili, difenderli, renderli visibili, metterci al loro fianco. Non è vero che non si può far nulla per difendere il diritto di questi giornalisti di lavorare senza subire violenze e abusi. Molto possono fare la politica e le istituzioni e molto può fare il sindacato dei giornalisti. La prima cosa da fare è parlare di loro, dire cosa accade a ognuno di loro, far sapere cosa accade in Italia, poiché - vale la pena ricordarlo - il nostro paese, per questo genere di intralci all’informazione, è la pecora nera in Europa.


Non dobbiamo rassegnarci a questo stato di cose. Dobbiamo reagire. Raccontare, per esempio, che ormai in tutta Italia ci sono giornalisti minacciati e intimiditi: sono a Milano, a Roma e non solo in Sicilia, in Campania, in Calabria, regione, quest’ultima  che pure rimane il caso più allarmante, sul quale è urgente intervenire. Dobbiamo reagire alla tentazione di nascondere queste tristi vicende altrimenti come potremmo fare ciò che il segretario della FNSI Franco Siddi ci ha chiesto di fare con la sua relazione. Lo dico citando le sue parole: “Dobbiamo ristabilire e affermare l’idea dell’informazione come bene pubblico delle società democratiche, dobbiamo essere sentinelle ed operatori della libertà dell’informazione, che va difesa con ogni energia ogni volta che viene messa sotto tiro, qualunque sia il tipo di bavaglio ”.


Sottoscrivo queste parole e  aggiungo: dobbiamo difendere più attivamente la libertà di cronaca e tutti i giornalisti che vengono aggrediti perché si ostinano a dire ciò che vedono con i loro occhi.


Per questo abbiamo fondato l’osservatorio “Ossigeno per l’Informazione” sui cronisti sotto scorta o minacciati e sulle notizie oscurate con la violenza. Potete leggere sul sito della FNSI e dell’Ordine dei  Giornalisti quale realtà abbiamo scoperto e documentato in questi tre anni, quanti giornalisti abbiamo reso visibili. L’osservatorio opera al di sopra delle correnti sindacali e delle appartenenze politiche. E’ nato come una istituzione di tutti i giornalisti e opera come tale. E’ un terreno di impegno comune e congiunto di FNSI e Ordine nazionale, e speriamo che rimanga tale anche dopo questo congresso. Speriamo che la nostra esperienza serva di esempio per affrontare nello stesso spirito unitario altre questioni del mondo giornalistico.


Alberto Spampinato 


direttore di Ossigeno


http://www.fnsi.it/congresso26/Interventi14/G14_127.asp


 


 





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