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Stampa

Editoria. Risultato netto
a 28,6 milioni di euro - La
pubblicità torna a crescere: +7,6%

L'Espresso dribbla la crisi: vola l'utile

PEDALE SULLA REDDITIVITA' - Il mercato è ancora debole e la ripresa non significativa: ricavi fermi ma margine operativo lordo a +84% grazie al taglio dei costi

di Simone Filippetti per
Il Sole 24 Ore 21/7/2010

 MILANO. Al giro di boa di metà anno, il gruppo L'Espresso sfoggia 28 milioni di utili. Quasi non ce n'erano, di fatto, profitti l'anno scorso (appena 100mila euro, ma comunque erano un buon risultato nel pieno del crollo dei mercati e dell'economia) e la società editrice di proprietà di Carlo De Benedetti potrebbe brindare a un segnale di ripresa in un mercato, quello dell'editoria, da anni in crisi (crisi divenuta una recessione senza precedenti dal 2008). Ma la ripresa è debole, instabile e a macchia di leopardo: e non a caso quei 28 milioni sono tutti frutto del piano industriale di riduzione dei costi e risparmi tenacemente portato avanti dall'ad Monica Mondardini. Perché i ricavi sono rimasti fermi a 445 milioni (-0,9%), a indicare un mercato che fatica a riprendersi, mentre il margine operativo lordo è quasi raddoppiato, balzando a 75 milioni (+84%) grazie anche a costi totali scesi quasi del 10%. L'Espresso è sempre stato il gruppo editoriale che nell'ultimo anno e mezzo ha resistito meglio di tutti alla recessione e siccome è anche sempre il primo ad aprire le danze della stagione delle trimestrali (nell'editoria), molti lo vedono come la cartina di tornasole per capire lo stato di salute dell'intera industria. Ma, oggi più che mai, prendere la performance del gruppo romano come il segnale di un recupero di tutto il settore sarebbe azzardato. Anche perchè nel secondo trimestre, in linea con quanto accaduto a livello economico generale, c'è stata uan decelarazione. La pubblicità è salita del 7,6% (a 265 milioni) nella prima metà dell'anno, un risultato lusinghiero, ma meno dell'11% del primo trimestre (figlio anche di un effetto ottico favorevole con il periodo più nero de 2009), il che indica un risultato non altrettanto brillante da aprile a giugno e questo non sorprende, vista la ciclità della raccolta pubblicitaria: nel secondo trimestre l'economia le borse sono tornate a traballare e alcuni big spender, come il settore auto e l'alimentare, si sono più concentrati sulla televisione che sulla carta stampata. In Italia nei primi cinque mesi il mercato dell'advertising è risalito del 3,8% (dopo essere crollato di circa il 20% l'anno scorso), ma è una crescita poco significativa: il gruppo l'Espresso ha fatto dunque meglio del mercato (e la crescita più sostenuta c'è stata nel settore radio, +20,2%, grazie anche al successo di Deejay, e su internet, +17,6%). Le vendite di quotidiani (La Repubblica e la catena di giornali locali Finegil) e periodici (L'Espresso) sostanzialmente tengono (131 milioni contro i 132 del 2009) mentre continuano a scendere, trimestre dopo trimestre, le vendite di abbinamenti editoriali (dvd, libri, ecc.): hanno accusato un crollo del 34% rispetto al già magro 2009. Diminuiscono anche i debiti del gruppo, scesi a 184 milioni dai 208 di fine 2009. Per i mesi a venire L'Espresso vede ancora dominante un quadro di incertezza. Tuttavia partendo dalla crescita della raccolta nei primi sei mesi, la società editrice si aspetta una seconda parte dell'anno con numeri analoghi, mentre la netta ripresa della redditività è una conferma indiretta del possibile ritorno al dividendo, dopo due anni di digiuno, già ventilato nei mesi scorsi. Ma ieri la Borsa non si è entusiasmata per i numeri: il titolo ha chiuso a -1,16% probabilmente perché aveva già scontato (e prezzato) i risultati (nei giorni scorsi alcuni broker erano già usciti con report lusinghieri). In assenza di novità sono scattati i realizzi.





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