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Stampa

Manifesto in 31 punti.
E’ nato il MIL (Movimento
“Informazione e Libertà”).

Assemblea il 14 ottobre 2010 (h. 20.30 – Circolo della Stampa di Milano) degli amici e dei simpatizzanti del Movimento per decidere sulla partecipazione alle elezioni sindacali del 26/27/28/29 novembre.

Centralità della deontologia – Giornalisti solo per via universitaria – Conferma del praticantato d’ufficio soprattutto per i pubblicisti che vivono di giornalismo - “Banchieri, giù le mani dai giornali” - “La pubblicità stia al suo posto e non sostituisca l’informazione” -“Si pubblica tutto ciò che non è temporaneamente vietato dal Gip, salvaguardando la dignità della persona e la verità sostanziale dei fatti” - Dobbiamo tornare a fare inchieste, che facciano male a qualcuno - Garantire ai redattori addetti al desk, come prevede il Cnlg, il diritto alla firma almeno settimanalmente - Tabella di compensi relativi agli articoli, ai servizi giornalistici e fotogiornalistici depositata presso le Camere di commercio e che valga come uso o consuetudine - Attuazione dell’articolo 45 (“Aggiornamento culturale e professionale”) del Cnlg con il gettito assicurato dall’articolo 116 della legge 388/2000 oggi incamerato dall’Inpgi in mancanza di un’intesa Fnsi/Fieg: è una priorità la costituzione del “Fondo nazionale paritetico interprofessionale per la formazione continua dei giornalisti” - Creazione della figura del “MEDIATORE” all’interno dei Consigli dell’Ordine prevista dal dlgs 28/2010 per risolvere in via “amichevole” le vertenze civili (status professionale, deontologia, tariffe, lavoro autonomo, diffamazione a mezzo stampa, abusivismo, rettifiche e periodici tecnici) - Ritorno all’Inpgi pubblico?

di FRANCO ABRUZZO
presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia dal 15/5/1989 al 7/6/2007

Mai come in questo momento bisogna ribadire, con la Corte costituzionale, che l’Ordine dei Giornalisti è legittimo; A) perché “lascia integro il diritto di tutti di esprimere il proprio pensiero attraverso il giornale”; B) perché l’Albo è obbligatorio soltanto per coloro che “manifestano il pensiero” per professione; C) perché tutela, con la deontologia, “la libertà degli iscritti nei confronti del contrapposto potere economico del datori di lavoro”; D) perché “i poteri disciplinari conferiti ai Consigli non sono tali da compromettere la libertà degli iscritti”. In sostanza la deontologia è il cuore della professione. Senza la legge professionale, direttori e redattori sarebbero degli impiegati di redazione vincolati soltanto da un articolo (2105) del Codice civile che riguarda gli obblighi di fedeltà verso l’azienda, mentre il direttore non sarebbe giuridicamente nelle condizioni di garantire l’autonomia della sua redazione. Oggi l’editore non può impartire al direttore disposizioni in contrato con la deontologia professionale. E’ il momento di varare un Testo unico deontologico che riassuma i principi e i valori  della professione presenti oggi  in varie leggi, nelle carte e nei codici.


Bisogna affermare le mete e gli obiettivi della categoria, una categoria professionale, secondo questo schema articolato in 31 punti:


1)   affermazione della piena validità dell’accesso esclusivo alla professione per mezzo dei master e delle scuole biennali di giornalismo a numero chiuso ancorati all’Università. Nella riforma della legge 69/1963 chiarire le incompatibilità, stabilendo che chi fa attività giornalistica non può essere presente nei consigli d’amministrazione delle società multimediali. Le fasi del  procedimento disciplinare vanno ridotte da 5 a 3 (Consiglio regionale, Consiglio nazionale, Cassazione). Decadenza automatica dall’Albo per il giornalista, che assume incarichi  negli uffici marketing e pr. L’attuale normativa sulla diffamazione sia in sede penale sia in quella civile va cambiata radicalmente, valorizzando l’istituto della rettifica (tempestiva e impaginata graficamente in maniera visibile), La normativa sulle intercettazioni telefoniche e sui segreti (istruttorio e professionale del giornalista) va totalmente rivista anche in relazione al Codice della privacy e riassunta in un solo articolo: “Si pubblica tutto ciò che non è temporaneamente vietato dal Gip, salvaguardando la dignità della persona e la verità sostanziale dei fatti”.


 


2)   impegno dei futuri consiglieri a varare, in attesa della riforma, una delibera con la quale l’Ordine (regionale e nazionale) afferma, come Autorità amministrativa,  la prevalenza delle direttive comunitarie sulla normativa nazionale in fatto di iscrizioni al  Registro dei Praticanti  aperto soltanto a coloro che hanno conseguito una laurea almeno di primo livello (triennale): ciò   in base ai principi affermati nella direttiva 89/48/CEE e nella sentenza 10 maggio 2001 della IV sezione della Corte di Giustizia  europea (nella causa C-285/00);


 


3)    pieno sostegno alla linea tradizionale dei Consigli dell’Ordine in tema di praticantato d’ufficio, di corsi facoltativi a pagamento per l’aggiornamento professionale dei giornalisti e di  quanti in particolare lavorano negli Uffici stampa pubblici e privati in attesa dell’attuazione dell’articolo 45 (“Aggiornamento culturale e professionale”) del Cnlg con il gettito assicurato dall’articolo 116 della legge 388/2000 oggi incamerato dall’Inpgi in mancanza di un’intesa Fnsi/Fieg. E’ una priorità la costituzione del “Fondo nazionale paritetico interprofessionale per la formazione continua dei giornalisti”. Per quanto riguarda i pubblicisti, invece, deve diventare norma vincolante il principio “lombardo” in base al quale chi lavora a tempo pieno da giornalista deve diventare di diritto giornalista professionista, procedura comunque vincolata al possesso del titolo minimo della laurea triennale.  L’iscrizione all’elenco dei pubblicisti va condizionata anch’essa a un  percorso minimo formativo, mentre non dovrebbe essere sufficiente, come avviene oggi, la mera esibizione di 40/60 articoli scritti in 2 anni e retribuiti per acquisire il titolo di pubblicista. Il lavoro autonomo oggi presenta un forte deficit di tutele, che non possono prescindere, a fronte del decoro e  della dignità del lavoro giornalistico, da una tabella  di compensi relativi agli articoli,  ai servizi giornalistici e fotogiornalistici depositata presso le Camere di commercio  e che valga come uso o consuetudine. L’anarchia di oggi  indebolisce anche la qualità della stampa.


 


4)     dibattito  sui condizionamenti delle banche e della pubblicità  nella vita dei  giornali di carta, tv, radiofonici e web con l’obiettivo di proporre al Parlamento una organica riforma dell’editoria che faccia prevalere il diritto di cronaca e il diritto dei cittadini all’informazione sulle azioni dei proprietari dei giornali stessi. Gli slogan di questa battaglia altamente civile sono questi: “Banchieri, giù le mani dai giornali” e  “La pubblicità stia al suo posto e non sostituisca l’informazione”. Sviluppare una intensa campagna nei luoghi di lavoro, perché siano respinte certe offerte indebite di favori da parte di pr e aziende. Gli uffici marketing non devono interferire con il lavoro dei direttori e delle redazioni;


 


5)    Difesa del ruolo degli inviati speciali, cancellati come qualifica dal  Contratto del 2001. Attraverso la figura dell’inviato,  dobbiamo difendere la specificità e l’originalità di ogni giornale inteso come opera collettiva dell’ingegno. No ai giornali copia e incolla, sì ai giornali costruiti  dai giornalisti, che devono tornare a parlare con la gente nelle città e nei paesi della Penisola. Sì ai cronisti, che battono i marciapiedi e consumano le scarpe alla ricerca di notizie. Ferma condanna della scelta degli editori di utilizzare le tecnologie informatiche come taglio dei costi. Chiedere organici delle cronache adeguati alla realtà complessa delle nostre città e delle aree urbane nonché della nostra realtà sociale/economica e della nostra vita civile. Le inchieste sono state sostanzialmente abolite almeno negli ultimi 15 anni. Dobbiamo tornare a fare inchieste, che facciano male a qualcuno, soprattutto ai poteri forti (banche, grande industria, assicurazioni, mondo politico).  I Palazzi non sono luoghi inviolabili!!!! Garantire ai redattori addetti al desk, come prevede il Cnlg, il diritto alla firma almeno settimanalmente.


 


6)    contestazione forte delle accuse di alcuni settori sindacali, che addebitano all’Ordine di aver creato “disordine” e precari. La debolezza del sindacato, invece, ha determinato in tutt’Italia una applicazione parziale del  Cnlg nei luoghi di lavoro e una mancata difesa degli organici redazionali. I Consigli dell’Ordine, come giudici delle iscrizioni nel Registro e nell’Albo, hanno garantito il diritto dei precari al loro status professionale.


 


7) sviluppo dell’azione di comunicazione dei Consigli dell’Ordine attraverso il portale, le email e un periodico. Bisogna elaborare un piano editoriale che trasformi  “Tabloid” in un trimestrale ad alto contenuto culturale, storico, giuridico, organo di una professione centrale nella vita democratica del Paese. Sviluppare la presenza dell’Ordine nella vita culturale milanese e lombarda con una serie di dibattiti di vasto impatto.


 


8) crescita qualitativa dei servizi resi dall’ente attraverso un uso sempre più incisivo e innovativo della telematica. L’obiettivo è  quello di avvicinare l’Ordine agli iscritti, garantendo prestazioni soprattutto via web e incrementando le prestazioni di natura legale e fiscale completamente gratuite.


 


9)  La composizione del Consiglio nazionale va ridotto  a un numero di 45 consiglieri, mantenendo il rapporto di  2 a 1 (30 professionisti e 15 pubblicisti). Le votazioni vanno ridotte a un solo turno con le urne aperte per due giorni (16 ore complessive), dando effettive garanzie alle minoranze. La sezione disciplinare del Cnog dovrebbe essere organizzata secondo lo schema del Csm dove la sezione disciplinare è formata da 6 consiglieri, mentre il plenum di palazzo dei Marescialli è di 27 consiglieri.


 


10) prevedere nella riforma della legge professionale che il giornalista sotto inchiesta disciplinare non possa presentare le dimissioni dall’Albo prima della conclusione della fase amministrativa del procedimento.


 


11) prevedere per le Procure della Repubblica l’obbligo di informare i Consigli degli Ordini territoriali sulle iniziative penali in atto a carico degli iscritti e per i presidenti dei Tribunali, delle Corti d’Appello e della Cassazione l’obbligo di trasmettere le sentenze di assoluzione e di condanna (a carico degli iscritti all’Albo) ai Consigli territoriali dell’Ordine perché possano essere avviate le istruttorie disciplinari.


 


12)  Creazione della figura del “MEDIATORE” all’interno dei   Consigli dell’Ordine prevista dal dlgs 28/2010  per risolvere in via “amichevole”  le vertenze civili (status professionale, deontologia, tariffe, lavoro autonomo,  diffamazione a mezzo stampa, abusivismo, rettifiche e periodici tecnici). Dall’elenco delle materie affidate dalle leggi professionali al “MEDIATORE” – senza considerare le altre materie previste dal dlgs 28/2010 (diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti, da responsabilità medica, contratti assicurativi, bancari e finanziari) – si comprende come l’Ordine (vigilato dal Ministero della Giustizia)  sia destinato ad invadere “per legge” il campo del sindacato. Bisogna evitare conflitti, bisogna trovare intese chiare tra Consigli dell’Ordine e sindacati territoriali.


 


13) La crisi dell’editoria getta un’ombra sulla stabilità dell’Inpgi, cassa di dipendenti simile all’Inps: valutare se non è il caso di ritornare all’Inpgi pubblico come era fino al 1995 anche per garantire le pensioni in atto e quelle future.


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Piattaforma elaborata su sollecitazione di un gruppo di giovani  giornalisti


14) retribuzioni dignitose per i pezzi dei collaboratori: ripristinando  il “tariffario minimo” in sede contrattuale (e anche sotto il profilo degli usi  e delle consuetudini) e controllando che venga rispettato, o  comunque sanzionando le aziende editoriali che erogano retribuzioni  troppo basse.


15) controlli incrociati sulle richieste di iscrizione all'albo dei  pubblicisti: per smascherare le testate giornalistiche che fingono di  retribuire gli aspiranti giornalisti, talvolta facendo pagare a questi le ritenute d'acconto.


16) moltiplicare le borse di studio dell'Ordine per gli studenti delle  scuole di giornalismo: per evitare che le scuole siano accessibili  solo ai più abbienti, e ripristinare la "democrazia" che era la cifra dell'Ifg De Martino (che non a caso era gratuito).


17) emanare linee guida precise sulla presenza degli stagisti nelle redazioni giornalistiche, differenziando tra stagisti-praticanti  (iscritti a scuole di giornalismo) e stagisti non praticanti. I primi  dovrebbero sempre essere messi in condizione di svolgere pratica  giornalistica (scrivendo, firmando, apparendo in video etc) perché  sono a tutti gli effetti praticanti iscritti al Registro annesso  all'Albo dei professionisti. Allo stesso tempo, però, è importante  vigilare affinché non vengano utilizzati per sostituzioni ferie,  malattia o maternità.


18) praticantati d'ufficio: trasmettere sistematicamente le  informazioni sulle pratiche di praticantato d'ufficio agli organismi  competenti a svolgere indagini e ispezioni (Ispettorato provinciale del Lavoro e Ispettorato Inpgi). Nella maggior  parte dei casi dietro un praticantato d'ufficio si cela una situazione  di sfruttamento ed evasione fiscale/previdenziale, con giornalisti di fatto sottopagati e  ricattabili.


19) più controlli su trasmissioni radiofoniche e di tv locali: spesso  ci sono persone che svolgono attività giornalistica professionale e di redazione,  anche continuativamente, anche per mesi o addirittura anni, magari  avendo anche la responsabilità di specifiche trasmissioni!, senza che  ciò venga riconosciuto contrattualmente. Non solo quindi sanatorie  "ex post" coi praticantati d'ufficio, ma anche e sopratutto un impegno  dell'Ordine (e del sindacato) per controlli ex ante


20) controlli accurati su sedicenti scuole, corsi, master di  giornalismo estranei ai circuiti ufficiali, che creano illusioni e  aspettative.


 


Altri 11 punti di riflessione, che costituiscono argomenti che dovrebbero essere sviluppati  in sede sindacale e ordinistica:


21.                              L’uso smodato dei collaboratori a discapito dei redattori interni. Questo problema, che avrebbe dovuto risolversi con i prepensionamenti, invece, si è acuito. I collaboratori assidui devono essere assunti almeno con l’art 2 Cnlg;


22.                               L’uso di collaboratori esterni con funzioni di direzione o di vicedirezione, pagati a partita Iva;


23.                              L’uso di collaboratori da casa con computer collegato all’azienda con pagamenti come bolletta del telefono, ristoranti, taxi e altro in modo da non risultare come collaboratori. Non pagano così nemmeno l’Inpgi 2.  Anche questi collaboratori devono essere assunti almeno con l’art 2 Cnlg;


24.                               Contratti interinali, che vengono disdetti proprio pochi giorni prima del periodo in base al quale, per  legge, i giovani hanno diritto all’assunzione. Vengono mandati a casa e dopo un anno, magari, vengono richiamati sempre con contratti interinali;


25.                               Tutto questo genera una debolezza della categoria, che, essendo totalmente nelle mani delle case editrici, è purtroppo in alcuni casi  disposta a tutto pur di sopravvivere;


26.                                Preoccupano il problema della commistione pubblicità-informazione e il potere crescente rappresentato dagli interessi degli azionisti/proprietari delle diverse aziende editoriali. I giornalisti vengono chiamati sempre più spesso a combattere battaglie per “conto terzi”. Un esempio. Dal “capo” di  un magazine  è stato chiesto a un redattore non di raccontare i fatti, ma di “uccidere” un personaggio. Come un killer. Si parla bene di alcuni azionisti  e dei poteri economici/bancari/industriali allineati. E così via…. Che fare? Come arginare tali pericoli? Fra il 1989 e il 2007 l’Ordine di Milano,  ha frenato diversi tentativi di palese corruzione dei giornalisti. La vigilanza su questo punto dovrebbe essere di livello “calvinista”.


27.                              Rafforzare l’insegnamento  della deontologia professionale e battersi perché sia affermata la responsabilità delle aziende per fatti che riguardano le violazioni deontologiche.


28.                               Impedire, ex art. 44 Cnlg,  ai  Pr di scrivere articoli sui giornali se  non con la pubblicazione di tutti i dati identificativi in modo tale che il lettore sappia che sta leggendo un pubbliredazionale. Questo discorso vale per la carta stampata,  per Internet, per la Tv,  per la radio e per  i social forum.


29.                               Per un po’ di anni ridurre il numero delle scuole di giornalismo a 5/7 in tutt’Italia. Il mercato è quello che è: non bisogna illudere i giovani.


30.                            E per chi vuole fare sindacato imporre regole deontologiche precise sulle incompatibilità.


31.                            Esercitare un controllo severo  sugli “abusi”  della libertà di stampa collegati alla violazione delle regole deontologiche.


Milano, 7 giugno 2010


 


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Leggi in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=5538


In dieci punti  riassunta l’azione sociale e riformatrice


svolta da  Franco Abruzzo alla testa del Consiglio


dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia


dal 15/5/1989 al 7/6/2007.


Giustizia per i soggetti deboli, formazione e deontologia le stelle


polari di una presidenza unica e irripetibile a livello nazionale.


 


analisi di Francesco M. De Bonis


Milano, 14 aprile 2010. Franco Abruzzo è stato  presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia dal 15 maggio 1989 al 7 giugno 2007. La sua azione, sociale e riformatrice, come giudice delle iscrizioni e  giudice disciplinare, è stata caratterizzata da questi fatti:


1) Ha difeso le ragioni dei soggetti deboli, favorendo, con le iscrizioni d’ufficio al Registro, il passaggio ai professionisti di quanti sono professionisti di fatto. Una politica  che ha dato dignità ad almeno 4mila cittadini e che ha assicurato all’Inpgi entrate cospicue. Nel contempo ha svolto una assidua attività nel campo della formazione (con i corsi di 4 mesi dedicati alla preparazione dei praticanti che dovevano affrontare l’esame di abilitazione alla professione e con i corsi di due-tre mesi a favore dei giornalisti disoccupati) e del collegamento/ancoraggio della professione all’Università, recuperando in “Tabloid” le pagine più esaltanti del giornalismo italiano dalla stagione del “Caffè” (1764/1766) all’Unità nazionale e dall’Italia risorgimentale all’Italia repubblicana; 


2) Ha  “inventato” i pareri di congruità per garantire ai collaboratori maltrattati dalla aziende il pagamento dei servizi  giornalistici. Questo traguardo è stato raggiunto  con l’assistenza legale gratuita diretta al recupero dei crediti vantati dai free lance;


3) Ha “inventato”, contro il parere di consiglieri esponenti di “Nuova informazione”, il sevizio legale gratuito per le controversie contrattuali a favore dei colleghi, che hanno redditi bassi;


4) Ha condotto la battaglia contro l’Inpgi,  che negava ai giornalisti pensionati la libertà di cumulo. Il Tribunale e la Corte d’Appello di Milano hanno dato pienamente ragione alle tesi di Abruzzo. Oggi l’Inpgi ammette il cumulo fino a 20mila euro, mentre la legge 133/2008 (“Manovra Tremonti”) e due sentenze della Corte costituzionale lo obbligano ad eliminare del tutto il cumulo. L’articolo 2 della legge 1564/1951 (Previdenza ed assistenza dei giornalisti)  dice: Le prestazioni che l'Istituto è tenuto ad erogare a favore dei propri iscritti non possono essere inferiori a quelle stabilite per le corrispondenti forme di previdenza e di assistenza obbligatorie”.  Si è anche battuto con coerenza per il ritorno dell’Inpgi alla sfera pubblica, tema tornato di attualità in questi lunghi mesi di crisi drammatica dell’editoria periodica e quotidiana;


5) Ha costretto l’Inpgi2, con una tenace battaglia, a chiedere al  Ministero del Lavoro un decreto che liberi i free lance, che guadagnano fino a 3mila euro, dall’obbligo di iscrizione alla gestione separata dell’Istituto. Resta in piedi la battaglia contro la pretesa dell’Inpgi2 di chiedere quattrini a chi  si avvale della cessione dei diritti d’autore.  Il Consiglio di Stato ha sentenziato che “Non sussiste obbligo di iscrizione alla Cassa di previdenza per i soggetti iscritti nell'Albo che esercitano un'attività professionale in maniera occasionale”;


6) Ha difeso il diritto dei giovani all’iscrizione al Registro quando vengono assunti come praticanti con contratto a termine in base al dlgs 368/2001. Quello di Milano è l’unico Ordine che ha tutelato i giovani precari. Queste decisioni rispettano i principi di uguaglianza, solidarietà e giustizia della Costituzione;


7) Ha ispirato decine di decisioni del Consiglio in difesa della correttezza dell’informazione in relazione alla commistione informazione/pubblicità e alle regole della privacy;


8) Ha favorito una soluzione ragionevole in difesa del direttore di Tabloid e del portale dell’Ordine, che, come tutti i direttori, è tutelato dall’editore (l’Ordine regionale) nel senso che dei danni a terzi risponde, come è scritto in delibera (10 giugno 2004), l’ente pubblico. I consiglieri e i revisori hanno l’obbligo di vigilanza sul lavoro del direttore. Nessuno  può disconoscere le proprie responsabilità.  Il Consiglio ha assicurato le proprie attività istituzionali dai rischi connessi alla responsabilità  civile. Va aggiunto, comunque, che i revisori dell’OgL, con pronuncia 1 luglio 2002, hanno ritenuto unanimi che il presidente dell’OgL-direttore di Tabloid sia “legittimato a intervenire su questioni inerenti l’Inpgi” e che “nulla osta alla nomina di uno o più legali difensori del Presidente e dell’intero Consiglio. Il nostro punto di vista è che la delibera per la nomina di un organo di difesa sia dovuta (art. 166 Cpc)”. In sostanza i revisori hanno applicato la delibera 18 giugno 2001 (approvata anche dai consiglieri di “Nuova Informazione”), che al punto 2 assicura al direttore di Tabloid la “tutela legale automatica a carico dell’Ordine e la copertura integrale dell’Ordine per quanto riguarda richieste di risarcimento danni in sede civile e penale nonché le spese legali”. La delibera 10 giugno 2004 (in http://www.odg.mi.it/node/30314)   assicura al direttore di Tabloid un tutela ampia, come condizione di miglior favore rispetto alla clausola contrattuale della nota a verbale dell’articolo 47 del Cnlg 2001/2005: “Le parti esamineranno entro 90 giorni dalla data di stesura del presente contratto la possibilità di stipula di polizza assicurativa generale per l'intero settore finalizzata alla copertura parziale dei danni conseguenti a responsabilità civile individuando criteri e limiti della relativa copertura”. L’articolo 7 della legge 741/1959 consente la deroga alle norme contrattuali “sia con accordi o contratti collettivi che con contratti individuali, soltanto a favore dei lavoratori”. La delibera “migliorativa” 18 giugno 2001 (riconfermata il 10 giugno 2004), quindi, è coperta dall’articolo 7 della legge n. 741/1959. I direttori responsabili quando assumono l’incarico ottengono la malleveria dall’editore con accordi espliciti sul punto. Questo è un uso consolidato a Milano come a Roma;


9) Il presidente, i consiglieri e i revisori dell’Ordine di Milano, per una loro libera scelta consacrata nella delibera 10 giugno 2004 e promossa e sostenuta fortemente da Franco Abruzzo, non percepiscono  indennità di carica  e gettoni di presenza. Il presidente non ha alcun “rapporto di servizio” con l’ente. Svolge le funzioni di presidente e di direttore (anche del sito web dell’OgL) a titolo gratuito e onorifico (come si diceva nell’800).  Come direttore di  Tabloid, svolge “una attività eminentemente privatistica del tutto separata da quella di natura pubblicistica connessa alla  carica ricoperta in seno all’Ordine dei Giornalisti” (decreto di archiviazione 30 aprile 1997 del Gip Luca Pistorelli) e pertanto, nella veste di direttore,  è un collaboratore dell’OgL (a titolo gratuito);


10) Gli enti pubblici hanno particolari e peculiari poteri di autonomia normativa o di autodichia. L’Ordine, pubblica amministrazione, ha un potere di autogoverno e di autoregolamentazione (Cass. civ. Sez. unite, 10/6/2003 n. 9296; Cass. civ. Sez. unite, 10/7/2003 n. 10842; Cass. civ. Sez. unite, 11/11/2003 n. 16943; Cass. Civ. Sez. unite, 23/1/2002 n. 762; Cass. civ. Sez. unite, 6/6/2002 n. 8225; Cass. civ. Sez. III, 6/4/2001 n. 5156; Cass. civ. Sez. Unite, 22/6/1990 n. 6312); potere riconosciuto anche dal Ragioniere generale dello Stato (Ispettorato generale dello Stato per gli ordinamenti del personale; Divisione IV, prot. 177755/14 ottobre 1997) in tema di fissazione delle indennità spettanti ai consiglieri; indennità poi fissate dal Consiglio nazionale, ma, su invito di Franco Abruzzo, rifiutate dai consiglieri e dai revisori dell’Ordine di Milano.


L’Ordine di Milano si è avvalso per decenni del potere di autodichia, autogoverno e autoregolamentazione come emerge da questi atti:



  • delibere sul praticantato d’ufficio e sul praticantato free lance. Per quanto riguarda i praticanti d’ufficio, il Consiglio opera nel rispetto della delibera 12 luglio 1991 del  Consiglio nazionale (che ribadisce principi fissati già nel 1986), dell’articolo 36 del Contratto di lavoro, dell’articolo 11 della legge professionale, e degli articoli 43 e 46 del Regolamento per l’esecuzione della legge professionale. Bisogna garantire a tutti i cittadini il godimento degli articoli 2 (tutela della dignità della persona: essere di diritto quello che si è di fatto) e 4 della Costituzione (diritto al lavoro). In sostanza i praticanti giornalisti si dividono secondo queste linee: a) quelli normalmente assunti (quotidiani, periodici, tg, radiogiornali, testate web); b) i pubblicisti assunti ex articolo 36 del vigente Cnlg (trattati economicamente come redattori professionisti e con il diritto contrattuale di sostenere l’esame di  Stato); c) quelli che hanno superato il concorso le  Scuole della Università Cattolica, della Università statale e dell’Università Iulm; d) i redattori “di fatto” (cioè coloro che lavorano normalmente, senza essere assunti, presso quotidiani, periodici, tg, radiogiornali, testate web); e) i  “redattori staccati” o “corrispondenti” con incarichi di lavoro su pagine di cronaca elaborate con le tecniche delle cronache cittadine (pubblicisti anche assunti ex articolo 12  del vigente Cnlg); f) “pubblicisti free lance”, che abbiano compensi complessivi pari al costo di un redattore praticante normale (cioè di almeno  15.500 euro lordi annui);

  • delibera sulle retrodatazioni nel Registro e nell’elenco professionisti dell’Albo: sono sollecitate spesso dall’Inpgi per permettere il recupero di contributi che, invece, andrebbero restituiti agli interessati e alle aziende. In passato  gli Ordini iscrivevano i praticanti assunti dalla data della seduta del Consiglio, che non coincideva con quella dell’assunzione. Ciò era in contrasto con l’articolo 38 della Costituzione;



  • delibera istituiva di un corso biennale di giornalismo con il praticantato alternativo a quello tradizionale nonché di un corso biennale di giornalismo grafico (“Ifg De Martino”);

  • delibere (ripetute negli anni) di sostegno economico dell’Istituto “Carlo De Martino” per la Formazione al Giornalismo (noto come “Scuola di giornalismo di Milano”);

  • delibera sull’assistenza legale/amministrativa/fiscale (gratuita) a favore degli iscritti estesa anche alla compilazione della dichiarazione dei redditi;

  • delibera sull’assistenza legale gratuita a favore dei free lance per il recupero di crediti vantati nei riguardi di editori morosi;

  • delibera di assistenza legale/contrattuale a favore di giornalisti con reddito debole;

  • delibera istitutiva per un anno (2005) di un contributo una tantum di 10 euro a carico degli iscritti per sostenere la Scuola di giornalismo;

  • delibera di pagamento delle spese legali a favore di giornalisti disoccupati;

  • delibera di acquisto di mezzi tecnici di stampa del giornalino dei detenuti di San Vittore;

  • delibera per la premiazione delle migliore tesi di laurea sul giornalismo;

  • delibera per il sostegno di premi giornalistici organizzati da enti della categoria;

  • delibera per la concessione di medaglia d’oro agli iscritti con 50 anni di Albo;

  • delibere con impegni finanziari in occasione di ricorrenze particolari con stampa anche di volumi;

  • delibera con stanziamenti economici a favore del Circolo della stampa:

  • delibera che istituisce i corsi di preparazione all’esame di abilitazione alla professione:

  • delibera che istituisce corsi di aggiornamento professionale per i giornalisti senza occupazione;

  • delibera sul passaggio dall’Elenco speciale all’elenco pubblicisti dell’Albo. Il Consiglio ha sempre concepito l’Elenco speciale come “elenco della libertà” con il pieno sostegno del tribunale di Milano, nel senso che i cittadini, i quali vogliono assumere la direzione di una testata con le qualità fissate dall’articolo 28 della legge professionale, possono liberamente farlo senza particolare formalità. In questo elenco vengono iscritti anche i direttori di periodici religiosi, dei periodici delle amministrazioni locali, dei sindacati, dei movimenti del volontariato. Bisogna garantire a tutti i cittadini il godimento pieno dell’articolo 21 della Costituzione. Dopo due anni, i direttori hanno facoltà di presentare domanda per l’iscrizione all’elenco pubblicisti dell’Albo, qualora il loro giornale non sia pubblicitario o commerciale. La quinta sezione del tribunale civile di Milano (sentenza 11  gennaio 2001 n. 1635, Zanardi contro Cnog, depositata il 12.2.2001) ha accolto l’impostazione dell’Ordine di Milano:  “...le  motivazioni del Consiglio nazionale non sono condivisibili nella parte in cui escludono che l’iscritto all’elenco speciale di cui all’articolo 28 della legge 3.2.1963 n. 69 possa chiedere l’iscrizione nell’elenco dei pubblicisti, e questo a prescindere da una valutazione di merito circa l’attività svolta in concreto dall’interessato...Ad avviso del Tribunale, non sussiste un’incompatibilità assoluta tra  iscrizione agli elenchi speciali  e iscrizione all’elenco dei pubblicisti, che deve invece ritenersi possibile qualora ne sussistano i presupposti di fatto (svolgimento di attività pubblicistica regolarmente retribuita per almeno due anni)”. Questa sentenza è stata confermata dalla Corte d’Appello di Milano (sentenza 3 luglio 2001 n. 1907, depositata il 10 luglio 2001): giornali e articoli, afferma la Corte d’Appello,  devono avere “quel minimo di diffusione  di capacità informativa proprio delle pubblicazioni giornalistiche”.

  • delibere sulla comunicazione dell’ente affidata al mensile “Tabloid”, al sito dell’ente (www.odg.mi.it), all’Urp (Ufficio relazioni con il pubblico) e alle news spedite agli iscritti tramite internet. con largo anticipo sugli obblighi derivanti dall’articolo 1 della legge 150/2000  relativa alla  comunicazione pubblica.


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Testimonianza


Lettera a Franco Abruzzo. L'amarcord di Silvano Balestreri:


“Le tue delibere  erano un inno ai diritti sanciti dalla Costituzione.


La  tua lezione di legalità rimane scolpita, non solo nei cuori”.


 From: Silvano Balestreri - Date: 8-giu-2007 13.21 - Subject: amarcord -To: fabruzzo39@gmail.com


 


Carissimo Presidente, quando finisce una stagione o, come questa volta, tramonta addirittura un’epoca, a noi, con i capelli grigi, viene la malinconia, è uno scotto che si paga all’avanzare degli anni. Tra le mille incertezze di questo mestieraccio (come lo chiamavano i grandi vecchi) era rimasto il porto sicuro dell’Ordine di Milano, dove il grande Franco Abruzzo, vegliava vigile sulla legalità. Carissimo, grande Presidente, Ti devo, fosse solo come amarcord, il riconoscimento di aver fatto scuola a tutti gli Ordini regionali: è soltanto merito Tuo se negli anni Novanta in un Paese squassato dalla questione morale i giornalisti hanno ritrovato, grazie alla Tua lezione, l’orgoglio della legalità. Facevi scuola a noi piccoli presidenti di Ordini piccoli, con le Tue delibere, toste e grintose come requisitorie. Abituati alle mediazioni ai compromessi e ai tentennamenti, ci siamo accorti che la nostra forza era nella legge dell’Ordine. Mentre i vari organismi di categoria temporeggiavano (e gli abusivi invecchiavano) abbiamo imparato a far rispettare la legge, leggendo e copiando le Tue delibere che erano un inno ai diritti sanciti dalla Costituzione. Abbiamo sanato tante situazioni e riparato tanti torti. All’orizzonte dell’Ordine dei giornalisti tramonta la stagione Abruzzo, ma la tua lezione di legalità rimane scolpita, non solo nei cuori. Ti abbraccio,  Silvano Balestreri   (già presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Liguria).


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INVITO APERTO


Riunione il 10 giugno (ore 20.30) al Circolo della Stampa (Sala Lanfranchi) dei candidati, degli amici e dei simpatizzanti della LISTA CIVICA INDIPENDENTE guidata nelle recenti elezioni dell'Ordine da FRANCO ABRUZZO E GIANNI DE FELICE.


 


Cari amici, la  presidenza del Circolo della Stampa mi ha dato la disponibilità della Sala Lanfranchi (a partire dalle 20.30 di giovedì 10 giugno). Sono invitati, con i 42 candidati, gli amici e i  simpatizzanti della LISTA CIVICA INDIPENDENTE.  Tireremo le somme dell’avventura di maggio e parleremo del futuro. Annunceremo la nascita del Movimento professionale  “Informazione e  Libertà” in vista delle elezioni  al sindacato dell’ottobre prossimo. L’impegno e la battaglia dalla parte dei giornalisti continuano. Vi aspetto numerosi, un forte abbraccio a tutti, FRANCO ABRUZZO 3461454018 – 022484456 –fabruzzo39@yahoo.it  - skype: fabruzzo39


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Leggi in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=5744


DA OTTAVIO ROSSANI


Lettera aperta ai colleghi


giornalisti della Lombardia:


la  “Lista Civica Indipendente”


diventa Movimento professionale


 “INFORMAZIONE E LIBERTÀ”


Il 10 giugno (h 20.30) riunione al Circolo della stampa di Milano di candidati, amici e simpatizzanti del Gruppo. Saranno presenti Franco ABRUZZO e Gianni DE FELICE.


Cari colleghi e amici, a voi tutti che mi avete dato il voto nella prima tornata elettorale e poi nel ballottaggio (30 e 31 maggio: voti ricevuti 306) come candidato al  Consiglio nazionale del’Ordine, per cui sono arrivato secondo dei non eletti, il mio sentito ringraziamento per la scelta da voi fatta, anche se non sono entrato nel Consiglio. I voti comunque non sono persi. Servono per capire – insieme con i voti ottenuti da Franco Abruzzo eletto al Consiglio regionale  e Enrico Fedocci non eletto, ma secondo nella LISTA CIVICA INDIPENDENTE, e con i voti ottenuti da Gianni De Felice, entrato nel Consiglio Nazionale – che in Lombardia esiste un gruppo di giornalisti professionisti e pubblicisti che si è riconosciuto nella LISTA CIVICA INDIPENDENTE guidata da Franco Abruzzo, pari a circa il 40/43 per cento della popolazione votante.  Questo significa che in termini assoluti questo gruppo è il più consistente, se consideriamo che Stampa Democratica è scesa a circa il 22 per  cento insieme con Quarto Potere. Inoltre, bisogna tener conto che il l risultato della lista vincente sia nel Regionale sia nel Nazionale “Un altro Ordine è possibile” è il frutto di una coalizione tra “Nuova Informazione” e “Liberi Giornalisti” (strano connubio tra sinistra e destra, per semplificare). In povere cifre, se LISTA CIVICA INDIPENDENTE, Stampa Democratica e Quarto Potere fossero stati insieme, avrebbero conquistato la maggioranza assoluta e tutti i posti disponibili nel Regionale (professionisti) e nel nazionale (professionisti).


La performance era imprevedibile (e infatti erroneamente tutte le altre formazioni avevano previsto che questo gruppo avrebbe conseguito nemmeno un centinaio di voti). E invece il risultato dimostra che questo gruppo è forte, vivo, e proiettato a raggiungere nuovi obbiettivi : il primo in ordine di tempo le elezioni per l’Associazione Lombarda e per il prossimo Congresso della Federazione della Stampa). Da qui in avanti la LISTA CIVICA INDIPENDENTE  si chiamerà “INFORMAZIONE E LIBERTÀ” proprio per evidenziare che la libertà di stampa e di pensiero è il primo valore da  rivendicare e tutelare nel Paese, nella propria mente, e di fronte ad ogni iniziativa politica o sociale, un valore che non può essere disgiunto dagli altri fondamentali di giustizia e solidarietà, del resto sanciti dalla nostra Costituzione.


Una considerazione dovrebbe far riflettere tutti: Franco Abruzzo con il suo carisma è un soggetto politico autonomo e indipendente nel panorama degli schieramenti dei giornalisti lombardi, ma è anche un punto di riferimento per molti giornalisti di altre regioni. Questo significa che se gli altri raggruppamenti lombardi (tutti nati da costole della Stampa democratica fondata da Tobagi, Abruzzo e Fini, che hanno aperto il grande fiume della libertà all’interno del famoso listone di Rinnovamento più di 30 anni fa) continueranno a snobbare l’esistenza di questa forte realtà, saranno costretti a prosciugarsi e a scomparire grazie alla loro cecità.


Questa non è un’analisi completa della situazione. Si tratta di un primo approccio alla nuova realtà che si è creata tra i giornalisti lombardi. Ma nel prosieguo del nostro impegno che continuerà e migliorerà approfondiremo sia la sostanza del messaggio dei nostri elettori sia la possibile strategia per vincere le prossime competizioni.


Nel ripetere il mio grazie, auguro a tutti un sorriso, in attesa di rivederci,


                                                                                                                                        OTTAVIO ROSSANI


Milano, 2 giugno 2010, ore 22


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