«Il Trattato di Lisbona non è in conflitto con la legge fondamentale della Repubblica Ceca»: una frase scarna e Pavel Rychetsky, il presidente della Corte costituzionale di Praga, ieri mattina ha rimosso il penultimo ostacolo alla sua ratifica. Poi, alle 3 del pomeriggio, è saltato anche l'ultimo: si è arreso anche lui, Vaclav Klaus, l'irriducibile presidente della Repubblica, apponendo la sua firma. «Rispetto la decisione della Corte anche se la disapprovo. Con l'entrata in vigore di questo Trattato, la Repubblica Ceca cessa di essere uno stato sovrano» ha sentenziato l'ultimo mohicano dell'euroscetticismo. Un po'anche per salvarsi la faccia.
Quindi, in una giornata decisamente euro-positiva, da Londra è rimbalzata la notizia, per molti versi ormai obbligata, che in caso di vittoria dei conservatori alle prossime legislative, il loro leader David Cameron rinuncia a convocare un nuovo referendum su Lisbona.
E così, incredibile dictu, la più tormentata riforma della storia dei Trattati europei, arriva al capolinea. Per diventare operativa, almeno così si spera, già dal primo dicembre. Più che una crisi, in giro c'è voglia di chiudere in fretta quello che da tempo si era trasformato in un incubo istituzionale. «Comincerò subito le consultazioni per le nuove nomine, convocando al più presto un vertice europeo straordinario per finalizzarle» ha dichiarato il premier svedese Fredrick Reinsfeldt, il presidente di turno dell'Unione negli Stati Uniti per il summit Usa-Ue.
Salvo sorprese, l'incontro tra i 27 leader dell'Unione dovrebbe avvenire a Bruxelles il 12 novembre. E annunciare i nomi del nuovo presidente del Consiglio europeo stabile (due anni e mezzo rinnovabili) e del ministro degli Esteri Ue, che disporrà di un servizio diplomatico comune e sarà anche vicepresidente della Commissione europea.
Nel totonomine in pole position nel primo caso c'è il premier belga Herman Van Rompuy, un popolare, anche se fino all'ultimo non si possono escludere colpi di scena. Nel secondo c'è un socialista inglese: David Miliband o Catherine Ashton, commissario Ue al Commercio. Con Massimo d'Alema deciso a contendere la poltrona.
Doveva essere una riforma alata, il salto di qualità verso la sua prima Costituzione per l'Europa riunificata dal grande abbraccio con l'Est. Una scelta ambiziosa ma logica per scolpire le regole di una nuova governance a misura dei nuovi grandi numeri della famiglia comunitaria e della globalizzazione dell'economia e del mondo.
Invece si è rivelato un cammino a ritroso. Sette anni e otto mesi è durata la marcia del gambero, dal febbraio 2002 a questo novembre 2009. Firmata a Roma nell'ottobre del 2004, la Costituzione ha avuto gloria breve. Nemmeno un anno dopo è stata silurata dai no francese e olandese. Per tentare in qualche modo di ripescarla, è stata amputata subito del nome, ormai ritenuto una "brutta parola". Poi della bandiera e dell'inno europei: troppo "federalisti".
Al suo posto, alla fine del 2007, è nato il Trattato di Lisbona: proibito chiamarlo altrimenti. Ma non è bastato. Questa volta è stata l'Irlanda a bocciarlo. Poi la Repubbica Ceca. Per superarne le obiezioni, anche il Trattato è stato quindi scarnificato di ambizioni e competenze e riempito di deroghe ed eccezioni. A furia di perdere pezzi, alla fine è riuscito a ottenere tutte le 27 ratifiche necessarie all'entrata in vigore.
È diventato, però, il testo giuridico di una riforma istituzionale come tante prima: niente voli pindarici né rivoluzioni, tanto realismo e minimi comuni denominatori. Una riforma per quasi niente? No.
Insieme alla possibilità di abbandonare l'Unione, forse l'innovazione più concreta è l'ulteriore allargamento dei poteri dell'europarlamento, che acquista nuove competenze nei settori di ambiente, agricoltura, immigrazione (anche se fisco, politica estera e difesa restano tabù sempre blindati dal voto all'unanimità). Poi ci sono due nuove figure: il presidente del Consiglio europeo e il ministro degli Esteri: due "enigmi" che quasi certamente verranno scoperti strada facendo.
A leggere il Trattato, più che Mr. Europe, il nuovo presidente sarà un grande facilitatore dei lavori dei vari Consigli europei, un creatore di consenso e coerenza interna sulle decisioni da prendere. A meno che non riesca a diventare altro, a conquistare poteri e visibilità per sé e per l'Unione. Di certo sulla carta il ministro degli Esteri appare l'incarico più promettente, se non ci fossero le decisioni all'unanimità a tarpargli le ali e Francia, Gran Bretagna e Germania a fare il bello e il cattivo tempo su questo fronte. In breve, se esistesse una politica estera europea che non c'è ma che con questa riforma difficilmente potrà nascere.
Anche questa volta la dinamica europea si conferma quella dei piccoli passi fatti con il bilancino e a colpi di assicurazioni e contro-assicurazioni sempre più prepotenti a salvaguardia degli interessi nazionali sempre più disparati. Niente di nuovo sotto il sole, si dirà. Vero. Però il mondo cambia a rotta di collo, il G-20 sgomita sulla governance mondiale. L'Europa allora non può più permettersi di giocare a inventare nuovi collages istituzionali, senza una visione, una strategia e un progetto comune che li sostengano. Perché con le belle figure di carta è difficile competere nell'arena globale.
LE NOVITÀ DI LISBONA
Il presidente
Il Trattato di Lisbona istituisce la figura del presidente del Consiglio europeo, che resta in carica per due anni e mezzo e sostituisce l'attuale presidenza semestrale a rotazione tra i 27 stati membri
Il ministro degli esteri
L'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza non si chiamerà ministro degli esteri come previsto dalla Costituzione, ma avrà ugualmente poteri ampliati. Avrà anzitutto un doppio cappello, cioè sarà al tempo stesso vicepresidente della Commissione. Scompare la figura del commissario alle relazioni esterne. Inoltre l'Alto rappresentante gestirà il ricco budget europeo di aiuti ai paesi terzi (circa 50 miliardi di euro)
Commissione più magra
Dal 2014 la Commissione europea si riduce: non avrà più 27 commissari (uno per stato membro), ma un numero pari a due terzi degli stati membri. Il numero di seggi del Parlamento europeo salirà nel contempo da 736 a 751
Il sistema di voto
Gran parte delle materie sarà decisa a maggioranza. L'unanimità (con la possibilità di veto da parte di uno qualsiasi degli stati membri) rimane per le questioni fiscali, di politica estera e per pochi altri ambiti. La Gran Bretagna gode però di alcune esclusioni in materia di giustizia e affari interni. Nel Consiglio dal 2014 si avrà una maggioranza se a favore di una decisione voterà almeno il 55% degli stati in rappresentanza di almeno il 65% della popolazione totale della Ue. Fino al 2017 vige la cosiddetta clausola di Ioannina, che consente a paesi rimasti in minoranza di chiedere il rinvio di una decisione
La carta dei diritti
La carta dei diritti europei, lanciata dal Trattato di Nizza, con quello di Lisbona diventa vincolante. Polonia, Gran Bretagna e Repubblica Ceca hanno però ottenuto degli opt-out sull'applicazione della carta.
Il trattato inoltre contiene una clausola secondo la quale, se la maggioranza dei parlamenti nazionali si esprime contro una bozza di direttiva della Commissione, quest'ultima deve riesaminare la propria proposta. Se decide di non modificarla, dovrà fornire spiegazioni scritte
Le petizioni popolari
Vi è infine la possibilità di presentare petizioni popolari:
se un milione di cittadini chiede, tramite una raccolta di firme, una norma europea su un determinato problema, la Commissione dovrà attivarsi e dar seguito a livello legislativo all'iniziativa dei cittadini
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Testo in: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=2263
Anche alla Camera
dopo il Senato
approvazione
all'unanimità.
L'Italia ha ratificato
il Trattato di Lisbona
(GUUE C 115 - 9.5.2008)
Il testo è in allegato
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EUROPA. 1/12/2009.
Entra in vigore il
Trattato di Lisbona
Da oggi 1° dicembre 2009 è in vigore il nuovo Trattato dell'Unione Europea. Firmato il 13 dicembre 2007, il Trattato di Lisbona migliora l'efficacia del processo decisionale dell'Ue, accresce il ruolo del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali, rafforza l'azione dell'Ue sul piano internazionale.
Roma, 1 dicembre 2009. Oggi 1° dicembre entra in vigore il fatidico Trattato di Lisbona, cioè il nuovo trattato sul funzionamento dell'Unione Europea. Firmato nella Conferenza intergovernativa del 13 dicembre 2007, il Trattato di Lisbona aggiorna il trattato che ha istituito la Comunità europea e dota l'Unione del quadro giuridico e degli strumenti necessari per far fronte alle sfide del futuro e rispondere alle aspettative dei cittadini. Il Trattato di Lisbona è dunque frutto di anni di negoziati tra tutti gli Stati membri e le istituzioni europee; le esigenze fondamentali cui si è cercato di rispondere sono tre: una migliore efficacia del processo decisionale, un maggior ruolo del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali, accrescendo la partecipazione democratica e una più forte coerenza dell'azione dell'Unione Europea sul piano internazionale.
Ecco in sintesi i cambiamenti introdotti dal Trattato di Lisbona.
- Il Parlamento europeo, con l'estensione della procedura di codecisione, avrà più poteri raggiungendo una posizione di parità rispetto al Consiglio. I parlamenti nazionali saranno maggiormente coinvolti nell'attività dell'UE, grazie al principio di sussidiarietà. Ed anche i cittadini avranno una voce; grazie alla cosiddetta "iniziativa popolare", un gruppo di almeno un milione di cittadini di un certo numero di Stati membri potrà chiedere alla Commissione di intraprendere un'iniziativa legislativa in un'area di competenza comunitaria. Un grande strumento a disposizione del popolo, mai previsto in passato. Per la prima volta viene riconosciuto espressamente agli Stati membri la possibilità di recedere dall'Unione.
- Il Trattato di Lisbona mantiene i diritti esistenti e ne introduce di nuovi. Le libertà e i principi sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali diventano giuridicamente vincolanti; vengono rafforzati i diritti civili, politici, economici e sociali, e le quattro libertà fondamentali viene stabilito chiaramente il diritto di tutti alla protezione dei dati personali. Vengono tutelati principi come il diritto all'informazione e consultazione nelle imprese, il diritto di negoziare accordi collettivi e di intraprendere azioni collettive, il diritto di accesso a servizi di collocamento gratuiti e la tutela contro ogni licenziamento ingiustificato, il diritto di accesso alla sicurezza sociale e all'assistenza sociale.
- Con il Trattato di Lisbona gli Stati membri sono tenuti ad agire congiuntamente in uno spirito di solidarietà se un paese dell'UE è oggetto di un attacco terroristico o vittima di una calamità naturale o provocata dall'uomo.
- Un capitolo specifico del Trattato è dedicato all'energia, ponendo l'accento sulla sicurezza dell'approvvigionamento: viene introdotto per la prima volta il principio di solidarietà, per far sì che un paese che si trovi in gravi difficoltà per quanto riguarda l'approvvigionamento energetico possa contare sull'aiuto degli altri Stati membri.
- Un altro capitolo importante del Trattato di Lisbona è quello sulla sanità; viene prevista la possibilità di introdurre misure volte direttamente a tutelare la salute dei cittadini, ad esempio in relazione al tabacco e all'abuso di alcol. Per aumentare la protezione dei pazienti, l'UE potrà fissare norme per i medicinali e i dispositivi medici. Infine, l'UE incentiverà gli Stati membri a predisporre misure di sorveglianza e di allarme contro gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero, come l'influenza aviaria. Qualora tali minacce diventassero reali, i paesi dell'UE saranno in grado di mobilitare tutte le loro risorse in maniera coerente ed efficiente.
- Il Trattato di Lisbona riconosce il ruolo dei servizi pubblici ai fini della coesione sociale e regionale: trasporti, scuole e assistenza sanitaria sono servizi indispensabili per la nostra vita di tutti i giorni. Un apposito protocollo allegato al trattato stabilisce i principi e le condizioni che consentono di garantire servizi di interesse generale efficaci e adeguati.
- Viene istituito uno Spazio europeo della ricerca nel quale i ricercatori, le conoscenze scientifiche e le tecnologie circolino liberamente. In un'epoca in cui sulla scena mondiale nuovi soggetti manifestano l'ambizione di lanciare programmi spaziali, il Trattato istituisce anche una nuova base giuridica per una politica spaziale coerente, riconoscendo così chiaramente che l'Europa non può permettersi di ignorare i vantaggi economici e strategici di una politica spaziale.
- Viene esteso il campo d'applicazione della politica commerciale europea agli investimenti esteri diretti. Gli strumenti della proprietà intellettuale − marchi commerciali, disegni, brevetti, diritti d'autore − stimolano l'innovazione, la crescita e la competitività. Il Trattato di Lisbona agevolerà quindi una protezione uniforme della proprietà intellettuale in tutta l'Unione.
- Si crea una vera e propria dimensione europea dello sport: nuove disposizioni consentiranno all'UE di sostenere, coordinare ed integrare le azioni degli Stati membri, promuovendo la neutralità e la trasparenza nelle competizioni sportive, nonché la cooperazione tra organismi sportivi. Sarà inoltre tutelata l'integrità fisica e morale degli atleti, ed in particolare dei giovani. Infine, il Trattato di Lisbona con la creazione di una nuova base giuridica specifica per il turismo, permetterà di consolidare la posizione dell'UE in quanto principale destinazione turistica del mondo.
testo in: http://www.helpconsumatori.it/news.php?id=25737