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La decisione presa dal Consiglio dei Ministri.///
Il Governo approva il “Dpr Siliquini”:
il giornalismo professionale mette
un piede in Università, ma resterà
in vita il vecchio accesso legato ai diplomi.
Vince il diktat del Consiglio di Stato.


Il testo è nell'allegato (PER SCARICARE IL DOCUMENTO clicca in alto o in basso)

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DICHIARAZIONE


Abruzzo: “Per i giornalisti  l’accesso binario


 (laurea e diploma) è un punto di partenza.


L’obiettivo è la laurea  come unico titolo


per l’iscrizione nel  Registro dei praticanti”


 


Milano, 29 marzo 2006.  Per la prima volta, una normativa, sia pure di rango secondario qual è il Dpr, riconosce ufficialmente il sistema dell’accesso alla professione di giornalista così come costruito prima dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia (con la delibera del 1974 che ha istituito l’Ifg De Martino) e poi dal Consiglio nazionale con le delibere, successive al  1990, che hanno riconosciuto gli altri 15 master universitari in giornalismo. A questi corsi biennali si accede con il possesso di una laurea.


Franco Abruzzo, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia ha dichiarato: “Per i giornalisti  l’accesso binario (laurea e diploma) è un punto di partenza. L’obiettivo è la laurea  come unico titolo per l’iscrizione nel  Registro dei praticanti. Il merito di questo primo passo va al ministro dell’Università Letizia Moratti e  al sottosegretario, Maria Grazia Siliquini, che cocciutamente hanno inseguito l’obiettivo di collocare la professione giornalistica in Università. Il dpr, approvato dal Governo in prima lettura il 22 dicembre 2005,  che prevedeva  la laurea come condizione esclusiva a partire dall’aprile 2012, è stato bloccato, con un discutibilissimo parere, dal  Consiglio di  Stato. L’accesso binario, che ha ottenuto anche il concerto del Ministro della Giustizia Roberto Castelli, è un risultato intermedio. La  battaglia continuerà anche davanti  alla Corte europea di Giustizia, perché la  Repubblica italiana, disattendendo una direttiva comunitaria (89/48/Ce), non ha collegato la professione giornalistica  alla laurea in giornalismo del 1991,  a quella del 1996  e  nemmeno alla laurea specialistica in giornalismo del 2000. Per un fatto analogo (riguardante gli psicologi) la Repubblica francese è stata condannata. I giornalisti non possono essere discriminati rispetto agli altri professionisti italiani ed europei”.


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