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Stampa

RAI: NO del GOVERNO
A PETRUCCIOLI.
PD: ORA TUTTO
PIÙ DIFFICILE. È STALLO

di Elisabetta Stefanelli- ANSA


Roma, 9 marzo 2009. Inizia con un no e si chiude con un no la giornata di confronto sul futuro presidente della Rai, e l'effetto è lo stesso: riportare in alto mare la trattativa tra i poli. Il primo no viene in mattinata da Ferruccio De Bortoli, che rifiuta l'offerta di Dario Franceschini e Gianni Letta di ricoprire il ruolo di presidente Rai. Il secondo, in serata, quando il Pd rende noto che il governo, tramite Letta, ha rifiutato la sua proposta di riconfermare Claudio Petruccioli. La trattativa tra maggioranza e opposizione sul nome del futuro presidente della Rai riparte quindi da zero e si allunga di almeno un'altra settimana. Il presidente della commissione di Vigilanza Sergio Zavoli aveva provato con determinazione ad abbreviare i tempi della politica che da otto mesi rincorre l'obiettivo di dare un nuovo vertice alla Rai. La Vigilanza viene infatti convocata per mercoledì sera alle 20.30 con all'ordine del giorno quel voto di gradimento al presidente di Viale Mazzini che secondo la legge Gasparri necessita di almeno due terzi dei suoi quaranta componenti, tra deputati e senatori. Ma sulla giornata, illuminata dall'annunciato accordo tra Pd e Pdl sul nome di Ferruccio De Bortoli, cala la notte già la mattina quando il diretto interessato si ritira. Ringrazia per l'offerta di presiedere la Rai «Dopo attenta riflessione - spiega - ho deciso di restare dove sono: a fare solo il giornalista». Insomma, aveva detto sì ma ci ha ripensato e si rincorrono le voci sulle motivazioni che avrebbero portato a questa scelta il direttore del Sole 24Ore: dalla contrarietà di ritrovarsi l'organigramma delle future nomine già pronto, all'ipotesi di nuovi incarichi editoriali nel suo futuro. «Ora il nome del nuovo candidato ce lo devono dare i signori della sinistra», taglia corto il premier Silvio Berlusconi a fine mattinata, lanciando la palla in campo avversario. «La legge impone la ricerca faticosa di un nome condiviso, ma se Berlusconi intende dire che accetterà qualsiasi nome dall'opposizione, ho molte idee in proposito», replica Franceschini. Il riferimento è a Claudio Petruccioli, che era stato il candidato della prima ora, poi messo da parte per un veto mai del tutto esplicitato dal centrodestra. Pare dovuto a malumori della maggioranza legati alla sua gestione decisa nel periodo di presidenza delle complesse vicende di Agostino Saccà e di Angelo Maria Petroni nell'ultimo mandato del Cda.


La giornata è dalla mattina tutta un rincorrersi di indiscrezioni sul silenzio blindato dei protagonisti. Letta per il Pdl e Franceschini per il Pd si parlano spesso e il sottosegretario si affaccia anche due volte nella sede del Partito democratico. Il nome che nel via vai della trattativa sarebbe rimasto sempre fermo è quello di Petruccioli, ma ambienti del centrodestra parlano subito di una strada in salita: lo stop verrebbe dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti, ma si attende la decisione di Berlusconi. Una decisione che arriva dopo le 21, comunicata da una nota del Pd che esplicita il no del governo. «Il contrasto è stridente con le parole del presidente del Consiglio - spiega il partito di Franceschini - che poche ore fa aveva detto di attendere dall'opposizione l'indicazione di un nome». Convinti che «il no a Petruccioli e le parole di Berlusconi rendono ancora più difficile l'individuazione di un nome condiviso, previsto dalla legge». Un veto, insomma, che complica le cose, e allunga di molto i tempi come fa intendere subito dopo anche il capogruppo Pd in Vigilanza Fabrizio Morri: «Se non viene rimosso credo francamente che sarà ben difficile che un qualsiasi candidato possa essere condiviso da maggioranza e opposizione come vuole la legge». Ora, quindi, si ricomincia da zero, o forse dalle indiscrezioni su quei nomi che, anche oggi, la partita a carte scoperte sul nome di Petruccioli non aveva placato: da Stefano Folli a Paolo Ruffini, da Pierluigi Celli a Fabiano Fabiani. (ANSA).


 





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