Milano. Addio a Valeria Sacchi, firma prestigiosa della “Stampa” e del giornalismo finanziario. Aveva 89 anni.
di Giuseppe Oddo
Milano. Stasera ho saputo della morte di Valeria Sacchi. Aveva passato una vita alla redazione milanese della "Stampa". Aveva compiuto 89 anni. Da qualche tempo s'era eclissata, non avevo più sue notizie. Simpatica, brillante, divertente, tosta. Dell'allta borghesia milanese, da cui proveniva, sapeva tutto di tutti. Riusciva ad arrivare dove voleva. Una volta invitò Mario Draghi al Club della Finanza, di cui aveva accettata di malavoglia la presidenza. Il Club era stato fondato da Emilio Moar, tra i decani del giornalismo finanziario, e uno dei suoi scopi era di permettere ai giovani giornalisti di poter conoscere e porre domande ai personaggi del mondo della finanza, spesso inarrivabili. Draghi era il direttore generale del Tesoro e stava per partire la stagione delle grandi privatizzazioni, di cui fu tra i maggiori protagonisti. All'incontro ci ritrovammo in quattro o cinque. Valeria rimase molto delusa della scarsa lungimiranza dei colleghi e da lì a poco si dimise.
Ero tra quelli che al termine di una conferenza stampa o a latere di un convegno si fermavano a parlare con lei sugli assetti e i personaggi dell'alta finanza. Il discorso era sempre tra il serio e il faceto. Di alcuni di questi aveva conoscenza diretta: li prendeva sotto braccio e ritornava con una primizia condita di qualche pettegolezzo. Un'altra giornalista tosta, del suo stesso rango, che mi piace ricordare, anche se di carattere molto più spigoloso, era Flavia Podestà, inviata della redazione di economia del "Giornale": una che non staccava mai la spina, sempre sul pezzo, che al primo impatto appariva scostante, ma che quando gettava la maschera risultava divertente e sensibile.
Valeria era gentile e garbata, ma all'occorrenza sapeva essere tagliente. Una delle ultime volte che siamo stati insieme è stato al matrimonio di un comune amico, a Torino. Tre giorni di festeggiamenti incredibili, una botta di mondanità. È stato un momento di grande allegria e ilarità. Valeria aveva invitato un suo amico di gioventù, un noto editore milanese, che si rivelò di una simpatia contagiosa. Eravamo tutti allo stesso tavolo, io con mia moglie, Luciana, Francesco con sua moglie e altri. Ogni tanto, tra una portata e l'altra, il discorso cadeva su Mediobanca, Fiat, Eni o sugli assetti di potere nei giornali, tema su cui era particolarmente ferrata. Ricordo dopo questo evento una sera a cena nella sua bella casa di Milano con una decina di commensali. Credo sia stata una delle ultime volte che l'ho vista. Era in forma smagliante.
Addio, cara Valeria, sei stata unica.
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