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Corriere della Sera Domenica 19 Marzo 2023 Pagina 20 - IL GIORNALISTA DI F1 RIMASTO SOLO ERA MORTO IN CASA DA SETTE MESI - Novara, il dramma di Pier Attilio Trivulzio, 83 anni. «Aveva un figlio in Inghilterra».

di GIORGIO TERRUZZI

Morto da sette mesi. Mummificato. Così l’hanno trovato alcuni operai inviati in un appartamento di corso Trieste a Novara, concesso in comodato d’uso. Pier Attilio Trivulzio aveva 83 anni. Professione: giornalista. In difficoltà da anni. Solo. Completamente, visto come se n’è andato, senza nessuno che si preoccupasse più di lui. Eppure era stato sposato, aveva un figlio emigrato da anni in Inghilterra per lavorare come scenografo nell’industria cinematografica. A chi lo frequentava nel paddock dell’Autodromo di Monza, un luogo d’azione amatissimo da Trivulzio, raccontava di una compagna, professione commercialista, che viveva nei pressi di Parma. Rapporti stinti, finiti. Così come quelli con i vecchi compagni di lavoro. L’ultimo a cercare di mantenere un contatto è stato Marco Pirola, con il quale ha condiviso l’esperienza de L’Esagono , giornale bi-settimanale pubblicato a Monza e in Brianza, chiuso nel 2012: «Pier Attilio, detto Pat, mi aveva chiamato nel 2020, quando eravamo in isolamento causa pandemia. Chiese una mano per ricaricare il telefono. Da allora l’ho cercato invano. Non rispondeva alla chiamate, alle mail. Ho chiesto in giro, ho cercato di avere qualche notizia da altri colleghi. Nulla. Sino a quando i proprietari della casa dove viveva hanno mandato qualcuno per fare dei lavori». Così, viene addosso una pena profonda pensando alla condizione in cui deve aver trascorso gli ultimi anni della propria esistenza Trivulzio, niente a che fare con quel carattere che mostrava in pista, nel fare il mestiere. Un tipo duro e puro, a costo di esagerare con la gelosia per qualche notizia, con la pretesa di andare sino in fondo anche quando non era il caso. Un bravo cronista, con collaborazioni ad alta intensità per l’ Espresso , Panorama , La Notte , Il Giorno , Bergamo Oggi , Il Cittadino di Monza e per l’agenzia Ansa prima di approdare all’ Esagono . Le ultime collaborazioni; datate anche quelle, per un sito attivo legato all’attività di alcuni centri sociali lombardi. Niente che potesse salvarlo da una progressiva indigenza, da un isolamento totale. Un «cronista esuberante» come lo definisce Pirola, dotato di caparbietà nello scovare una traccia. Di lui, incontrato per anni tra la Parabolica e le curve di Lesmo, ricordiamo un desiderio quasi spasmodico nella ricerca di un particolare nascosto, di un segreto da svelare. Ma anche una sorta di indipendenza cronica, molto radicata, qualcosa che lo trasformò in un cane sciolto, preso ad ostentare la propria libertà. Con conseguenti prezzi da pagare in termini di stabilità economica e ambizione. Carriera: macché. Medaglie cucite nella fodera della giacca, piuttosto, delle quali raccontava con orgoglio. Soprattutto se il discorso andava a finire sugli anni di piombo quando — diceva — a causa di una inchiesta sulle Brigate Rosse, fu costretto a nascondersi per mesi. Un uomo in viaggio permanente tra la luce della gratificazione e l’ombra della frustrazione, in lotta permanente con qualcosa che forse stava dentro la sua anima annodata. In una vecchia foto fine anni Sessanta cammina nei box insieme con l’ex campione del mondo di F1 Jack Brabham. L’immagine è colma di vitalità, appartiene ad un tempo remoto. Fa male al cuore pensando alla fine di «Pat» Trivulzio, morto ad agosto e abbandonato in una stanza. Vuota e silente come molte esistenze vicine a noi eppure invisibili.





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