Brusco stop all’approvazione accelerata e senza modifiche del Ddl sull’equo compenso per i professionisti. Il testo, che vede come prima firmataria Giorgia Meloni, attualmente in Commissione giustizia al Senato, secondo le intenzioni del Governo andava approvato senza modifiche per evitare un ritorno alla Camera. Ora però, con l’entrata in vigore della riforma Cartabia, il testo contiene un “errore”, perché fa riferimento all’articolo 702bis del Codice di procedura civile abrogato con l’entrata in vigore della riforma della giustizia. Un riferimento che deve essere corretto. Bisogna ora capire quali saranno le indicazioni del Governo. Secondo gli uffici legislativi delle opposizioni ci sono diverse opzioni sul tavolo: presentare un emendamento che corregga l’errore e tornare alla Camera per farlo votare; approvare il testo e affidare a un intervento successivo la correzione dell’errore (cosa che non si potrebbe fare ma che le opposizioni non escludono); accogliere almeno alcuni emendamenti che vanno a correggere criticità sollevate da più parti. Fino a ora le numerose richieste di modifica arrivate dalle rappresentanze delle professioni, sia ordinistiche che non, erano state rimandate al mittente per non rallentare i tempi di approvazione con un terzo passaggio alla Camera, data l’importanza del «principio di un compenso equo» che la norma contiene. Una giustificazione che ora vacilla. Tra gli aspetti critici contenuti nell’attuale Ddl ci sono il sistema sanzionatorio, che prevede un diverso trattamento tra professioni ordinistiche e non, e l’ambito di applicazione che interessa una platea limitata: banche, assicurazioni, grandi imprese e pubblica amministrazione con alcune eccezioni. La presidente del Colap Emiliana Alessandrucci, attraverso un comunicato, chiede che il Governo sfrutti questa occasione per valutare gli emendamenti «fino a ora rimasti ignorati in nome di una fretta che rischia di partorire una norma paradossalmente dannosa per milioni di professionisti». Resta primaria secondo il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Elbano de Nuccio l’intenzione di far passare un principio dell’equo compenso ma data la necessità di dover intervenire sulla norma sarebbe importante ampliarne l’applicazione anche alle Pmi. Per il presidente di Confassociazioni Angelo Deiana può essere l’occasione per presentare emendamenti migliorativi, sulla stessa linea anche il presidente di Confprofessioni Gaetano Stella. Al momento l’esecutivo non si è espresso sul punto. Ufficialmente ieri il voto sugli emendamenti è stato rinviato per consentire ai membri della Commissione giustizia di partecipare ai lavori dell’Aula.
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