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La Stampa Giovedì 9 Mazo 2023 Pagina 15 - la storia - DA MONTANELLI A MINZOLINI - "Il Giornale" passa nella mani della famiglia Angelucci già detentrice de "Il Tempo" e di "Libero Quotidiano" A Silvio, che ebbe Gullit e Montanelli, resta il Monza.

di GIUSEPPE SALVAGGIULO

Berlusconi vende anche Il Giornale. La famiglia Angelucci compra il 70% e ne acquisisce il controllo. La residua presenza nel capitale con «proporzionale rappresentanza» nel Cda è il contentino alla fazione che si è strenuamente opposta alla capitolazione. Ronzulli in testa. Ma nella sostanza ha vinto la famiglia, Marina in testa. Infatti esce anche la Mondadori. La foglia di fico del 30% resta in carico al fratello Paolo. Seguiranno due diligence e dettagli in un mese, valutazione dell'Autorità di garanzia delle comunicazioni in un paio di mesi, definitivo passaggio di quote a giugno. Poi nuovo Cda e probabile cambio di direzione. Le fonti dell'universo arcoriano parlano di «minoranza sostanziosa» che resta a Berlusconi. La sostanza è che dopo il Milan e i periodici, Silvio dismette un altro pezzo del suo apparato mediatico e sentimentale. Lentamente vende, parafrasando la poesia di Martha Medeiros. L'annuncio è stato dato ieri mattina dall'amministratore delegato Andrea Favari al comitato di redazione, che aveva chiesto un incontro «per fare il punto sulla vexata queastio della vendita, dopo le molte illazioni pubblicate da Natale in poi». In effetti il corteggiamento si protraeva da tempo. Angelucci, re della sanità laziale (e non solo) ma anche deputato della Lega dopo esserlo stato in quota Silvio per tre legislature, cova antiche mire espansionistiche. Parallelamente tratta anche per rilevare La Verità. Gli abboccamenti ci sono stati, ma il fondatore Belpietro è disposto a svestire i panni del proprietario, non anche quelli del direttore. Valuta la creatura 15 milioni e chiede un lungo contratto per sé. Due giorni fa ha smentito i persistenti rumors di intesa. Si vedrà. Nell'attesa, quel che è certo è che Angelucci, aggiungendo Il Giornale al primo amore Libero e al Tempo, punta a diventare il Murdoch italiano. Monopolizzando l'editoria conservatrice fin nelle sfumature: dalle sbiadite liberali alle arrembanti sovraniste. E diventando soggetto politico a capo di una falange mediatica, in grado di influenzare Meloni e Salvini. Per questo Ronzulli (ma anche Gianni Letta, mentre Confalonieri pareva agnostico) suggerivano a Berlusconi di non abdicare. Un presidio editoriale serve sempre, tanto più ora che gli alleati allungano le grinfie su quel che resta di Forza Italia. Ma le strategie industriali e finanziarie di Marina e Piersilvio hanno prevalso su quelle del partito. Il Giornale è anche un pezzo pregiato della storia del giornalismo italiano. Fondato da Indro Montanelli nel 1974 dopo la rottura con il Corrieredella Sera di Piero Ottone che aveva virato a sinistra, alla fine del decennio fu rilevato (e salvato) da Berlusconi. Silvio ne cedette la proprietà al fratello Paolo nel 1990, sbeffeggiando i limiti antitrust della legge Mammì. Ma all'inizio del 1994, mentre «scendeva in campo», fu lui in prima persona ad arringare i giornalisti in una drammatica assemblea in via Negri, sconfessando Montanelli e chiedendo fedeltà politica. Indro se ne andò sdegnato, fondando La Voce che ebbe vita breve. Al suo posto arrivò il corsaro Vittorio Feltri, seguito da Belpietro, rifondando Il Giornale e il giornalismo di destra. Ma questa è storia. Il futuro si chiama Angelucci. A Silvio, che ebbe Gullit e Montanelli, oltre a Mediaset resta il Monza.


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La Repubblica Venerdì 10 Marzo 2023 Pagina 6  -Editoria ANGELUCCI IL “COLLEZIONISTA”. IL GIORNALE DOPO TEMPO E LIBERO. LA STAMPA MELONIANA SI FA NETWORK.


ROMA — Antonio Angelucci compra giornali. Dopo Libero e Il Tempo ora sta per aggiungere anche Il Giornale alla sua collezione. Silvio Berlusconi ha provato a resistere fino all’ultimo, opponendosi alla vendita propugnata dalla figlia Marina e dal fratello Paolo. Quella era una sua creatura fin dal 1977, quando sborsò i primi soldi per salvare la nave corsara dell’allora direttore- mito Indro Montanelli. «Per la vendita c’è un accordo ormai consolidato con gli Angelucci », ha chiuso la partita ieri Paolo Berlusconi. Settanta per cento Angelucci, trenta ai Berlusconi. Scacco matto. Il comitato di redazione l’ha comunicato ai cinquanta giornalisti: il passaggio delle azioni avverrà entro giugno. In redazione si parla di perdite annue pari a quattro milioni di euro. Troppi per la famiglia. Prima della pandemia era stata chiusa la redazione romana, un segnale di totale dismissione per un foglio politico. Che ne se fa Antonio Angelucci di un terzo quotidiano d’area? Cantano tutti nel coro del centrodestra. Il Giornale, diretto da quasi due anni da Augusto Minzolini, in realtà seguiva uno spartito diverso. Le aveva cantate ai No Vax, per esempio. Giorgia Meloni in privato si è lamentata spesso per l’eccesso di autonomia filo Forza Italia della testata milanese. A palazzo Chigi avevano fatto uno studio sui pezzi giungendo alla conclusione che fossero addirittura tra i più ostili, quelli che venivano intervistati di più erano i forzisti di lotta e governo, Giorgio Mulé e Licia Ronzulli; così Angelucci, dicono, l’ha comprato anche per portarglielo in dote. L’ambizione è più vasta. Punta a un polo editoriale meloniano. Meloni- news. Il sogno è aggiungervi l’acquisto de La Verità diretto da Maurizio Belpietro, che in questi anni, con un mix di scoop e spregiudicatezza culturale, ha rappresentato la voce più di successo della nuova destra. Il disegno consisterebbe nell’acquisirne il possesso e lasciare al suo posto - pagato a peso d’oro con un contratto di dieci anni - il suo fondatore. Belpietro ha smentito. Anche con Berlusconi la trattativa è stata lunga, accidentata. Per il Cavaliere è una resa amara. Cosa muove invece don Antonio? I giornali come biglietti da visita per entrare nei salotti buoni. Fanno gola gli affari della sanità in Lombardia. Quelli del Lazio sono già sotto controllo. Tutta l’operazione scommette sulla lunga permanenza della premier al potere. A sua volta Meloni ha capito che la carta stampata ha ancora il suo peso nella formazione della pubblica opinione. Al Giornale ci aveva fatto un pensierino del resto anche Urbano Cairo, il proprietario del Corriere della Sera. Augusto Minzolini rimarrà? Molti puntano sul suo abbandono, quando i giochi saranno fatti. Il diretto interessato ha raccontato a un amico che lui fa il giornalista dai tempi «del congresso del preambolo dc, quello del 1980», era un giovanissimo cronista dell’Asca e aveva appena recitato in Ecce bombo. Come per dire: ho una certà età, ne ho viste tante. Ha 64 anni. Berlusconi lo volle alla direzione del Tg1, che lui trasformò in Tele Silvio, come se il Cavaliere non avesse già le sue tv. Antonio Angelucci, 79 anni, invece è in Parlamento da quindici anni ma nessuno conosce la sua voce. Non dà interviste, non partecipa al dibattito pubblico. Riesce a farsi eleggere regolarmente dal centrodestra sin dal 2008 - prima Forza Italia, ora Lega - risultando sempre in fondo nella classifica delle presenze elaborate da Openpolis, e in cima in quelle per il reddito. Alle ultime politiche voleva candidare uno dei figli con Fratelli d’Italia. Una strana concezione della politica. E dell’editoria. Nel 2006 acquistò anche un piccolo giornale di sinistra, Il Riformista, e lo insediò a Botteghe Oscure, la mitica sede del Pci. Di fronte vi parcheggiava il suo Ferrari di colore giallo.


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Askanews- Editoria, maggioranza del Giornale ad Angelucci. 


TESTO IN -  https://www.askanews.it/economia/2023/03/08/editoria-maggioranza-del-giornale-ad-angelucci-firma-entro-marzo-pn_20230308_00138/


e in https://www.tag43.it/vendita-giornale-antonio-angelucci-paolo-berlusconi/


e  in https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dagonews-ndash-nbsp-dopo-aver-venduto-milan-nbsp-silvio-berlusconi-345404.htm


e in https://www.primaonline.it/2023/03/09/374743/paolo-berlusconi-accordo-con-angelucci-per-il-giornale-terremo-quota-di-minoranza/


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Milano, 8 marzo 2023.  Da tempo giravano voci su trattative tra la famiglia Berlusconi proprietaria de Il Giornale e Antonio Angelucci, editore de Il Tempo e di Libero. La cessione è avvenuta oggi. Il 70% delle quote passa agli Angelucci. Si attendono comunicati del vecchio e del nuovo editore nonché del Cdr del quotidiano fondato da Indro Montanelli. Il Cdr è stato informato dall'azienda. La Mondadori esce dal quadro azionario.





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