Mentre i vertici dell' Inpgi, per rimettere in sesto il bilancio, puntano ad ampliare la base degli iscritti, includendo tutti i lavoratori che si occupano di comunicazione, il presidente dell'Inps Pasquale Tridico, in audizione ieri alla Commissione bicamerale sugli enti di previdenza, ha affermato che la Cassa privatizzata potrebbe essere assorbita dall' istituto nazionale.
Secondo Tridico «spostare contribuenti dall' Inps verso l' Inpgi, non è la soluzione. Noi saremmo in grado di assorbire (l' Inpgi ndr) come fatto in passato con Scau, Enpals, Ipost, Inpdap, ovviamente adeguatamente sostenuti per il disavanzo che l' Inpgi si porta dietro. Noi saremmo disponibili e c' è interlocuzione in corso, però non vogliamo fare interferenze in un settore delicato come quello dei media. Tuttavia quello che non vorremmo è una migrazione di contribuenti dall'istituto verso Inpgi anche perché spostare 17mila comunicatori oggettivamente non sarebbe la soluzione» al problema dell' istituto previdenziale dei giornalisti.
Affermazioni commentate duramente da Marina Macelloni, presidente dell'Inpgi, secondo cui Tridico «dichiara di non voler interferire nell'autonomia della Cassa di previdenza dei giornalisti ma, allo stesso tempo, ancora una volta, fa di tutto per sabotare ogni possibile soluzione strutturale alla situazione di grave crisi dell' Inpgi», vale a dire «l' ingresso di nuovi contribuenti». Macelloni ha anche espresso stupore per l' affermazione relativa a un' interlocuzione sul futuro dell' istituto, a cui esso non partecipa.
Per il presidente della commissione bicamerale Tommaso Nannicini «le comunicazioni del presidente Tridico ci aiutano nel ragionamento sul futuro dell' Inpgi. Il primo elemento è che ogni ipotesi di allargamento della platea degli iscritti dovrà tenere conto non solo della reale volontà delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti, ma anche degli effetti di questa prima ipotesi sulle casse dell' Inps. Il secondo elemento è che l' Inps è pronta ad assorbire l'Inpgi, anche con i necessari elementi di gradualità, qualora questa seconda ipotesi dovesse prevalere per dare una risposta strutturale all'adeguatezza delle pensioni dei giornalisti, che resta il nostro obiettivo prioritario».
Il salvataggio dell' ente previdenziale è una questione politica oltre che tecnica. E sebbene tra gli schieramenti le posizioni non siano ben definite, sembra emergere un nodo legato all' assunzione di responsabilità della scelta da fare, con il rischio di non decidere e lasciare che nel frattempo la situazione peggiori ulteriormente.
Dal punto di vista tecnico, le nuove proiezioni di bilancio per la gestione dei giornalisti inquadrati come lavoratori dipendenti elaborate dall' Inpgi prevedono l' azzeramento del patrimonio nel 2026 e il ritorno in positivo nel 2062. I numeri confermano che la manovra da 20 milioni di euro all' anno approvata dal consiglio di amministrazione dell' istituto due giorni fa non consente di invertire il trend di passività che si protrae da diversi anni.
Da 1,16 miliardi di euro di fine 2020, il patrimonio dovrebbe scendere a 90,4 milioni alla fine del 2025, per poi diventare negativo. Il saldo previdenziale è già negativo e lo sarà fino al 2048, dato che nel 2049 si dovrebbe invertire la rotta, per arrivare poi a un patrimonio nuovamente positivo nel 2062.
Inoltre il prospetto del bilancio tecnico sintetico, che valorizza entrate e uscite dal 2020 al 2070, prevede comunque un disavanzo di 185 milioni di euro a fine periodo, nonostante tra i 18,9 miliardi di attivi totali vengano conteggiati 12 miliardi di euro generati da iscritti post 2020 e da "altri contributi" sempre post 2020, i quali determineranno oneri pensionistici per solo 1,8 miliardi di euro (a fronte di quasi 17 miliardi di passività generate dai già iscritti).
Nella relazione viene spiegato che i nuovi assunti nel mondo giornalistico hanno un impatto positivo dal punto di vista previdenziale perché il relativo montante contributivo cresce a un tasso inferiore a quello di rendimento del patrimonio, la conversione del montante in rendita è neutra e nel lungo periodo generano avanzi che aumentano il patrimonio. Tuttavia le poche assunzioni che avvengono in questi anni non consentono di risanare i conti. - MATTEO PRIOSCHI