15.6.2021. Giornalisti di quella tempra non ne fabbricano più. Con Livio Caputo se ne va un' idea nobile di questo mestiere, animata dalla passione e sorretta da convinzioni forti. Ma Livio non è stato solo un gigante della carta stampata: politico, finanche per un tratto uomo di governo - come sottosegretario agli Esteri - ha saputo mettere le sue doti e la sua esperienza al servizio di tutti.
Ho avuto il privilegio di avviare i primi passi in questo lavoro sotto la sua guida, quando Caputo era capo della redazione Esteri del Corriere , alla fine degli anni Ottanta. E allorché, molto tempo dopo, mi toccò l' immeritato onore di sedere su quella stessa poltrona, ricordo che il primo giorno, fra un senso di vertigine nella testa, mi chiesi: «Cosa avrebbe fatto adesso Livio?». Perché Caputo sapeva in primo luogo guidare e ispirare chi aveva la fortuna di poter lavorare con lui. E accompagnava tutto ciò con un atteggiamento quasi paterno verso i più giovani.
La sua esperienza internazionale aveva pochi eguali nel giornalismo italiano, forgiata letteralmente sui campi di battaglia: amava ricordare il passaggio in Vietnam al seguito delle truppe americane, dove, confidava non si sa se per scherzo o sul serio, aveva pure tirato una granata all' indirizzo dei Vietcong.
Idee forti, quelle di Caputo: un liberal-conservatore d' altri tempi, soprattutto un anti comunista convinto. Ma al tempo stesso non lasciava mai che tutto ciò lo accecasse nella valutazione di una notizia.
Fu proprio negli anni al Corriere che Livio vinse il Premio Hemingway per la gestione dei servizi sulla prima Guerra del Golfo: furono quelli giorni e notti infaticabili, dove Caputo rimase per settimane saldamente al comando della sua truppa, gestendo le operazioni come un vero teatro di guerra.
Prima di allora era stato a Bonn come corrispondente del Corriere dell' Informazione e di Gente , a Londra per Il Resto del Carlino , La Nazione ed Epoca e a New York come capo dell' ufficio dei periodici Mondadori. Quindi le esperienze da direttore, alla guida prima di Epoca e poi del quotidiano La Notte .
Dopo il Corriere , Caputo passò come vicedirettore al Giornale , dove era già stato inviato ed editorialista e del quale nelle ultime settimane è stato direttore ad interim . Nel 1994 venne eletto al Senato nelle file di Forza Italia e assunse la carica di sottosegretario agli Esteri nel primo governo di Silvio Berlusconi, che ieri ha espresso «profondo dolore» per la scomparsa di «un grande giornalista liberale e grande amico». LUIGI IPPOLITO
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E’ morto Livio Caputo, ex direttore del Giornale. Nel giorno dell’insediamento di Minzolini
15.6.21- Nel giorno in cui è stato annunciato il nome del nuovo direttore de ‘Il Giornale’, si è spento a 87 anni Livio Caputo, storica firma del quotidiano di cui aveva preso la direzione ad interim il 17 maggio scorso, dopo le dimissioni di Alessandro Sallusti. Giornalista e scrittore, amico di Indro Montanelli, considerato uno degli esponenti più in vista del movimento liberale italiano, Caputo era nato a Vienna il 24 agosto del 1933, da padre piemontese di ascendenze napoletane e madre triestina. Dopo una laurea in Giurisprudenza a Torino, aveva intrapreso la carriera giornalistica già durante gli anni dello studio, diventando come corrispondente da Bonn per il Corriere d’Informazione e il settimanale Gente, per poi trasferirsi a Londra come inviato dei quotidiani Il Resto del Carlino e La Nazione e del settimanale Epoca. Dopo questa esperienza londinese nel 1965 venne inviato a New York, come capo della redazione dei periodici della Arnoldo Mondadori Editore.
Rientrato in Italia nel 1970, fu inviato per Epoca, di cui divenne per un breve periodo direttore nel 1976. In seguito entrò come inviato ed editorialista nel quotidiano Il Giornale, fondato e diretto da Indro Montanelli, e si distinse come uno dei commentatori di Telemontecarlo.
Nel 1979 è subentrato a Nino Nutrizio alla guida del quotidiano La Notte, restando in carica fino al 1984, quando il giornale venne ceduto al gruppo Rusconi. Passato al Corriere della Sera come capo dei servizi esteri, nel 1992 è tornato al Giornale come vicedirettore. La collaborazione continua tuttora con articoli di politica estera e con la rubrica quotidiana di risposte alle missive dei lettori “Dalla vostra parte”.
Nel 1994 si è candidato al Senato nelle file di Forza Italia nel collegio di Bergamo, è stato eletto ed è diventato prima vice capogruppo vicario e poi sottosegretario agli Affari Esteri. Non è stato rieletto nel 1996, ma l’anno seguente è entrato nel Consiglio comunale di Milano, dove è rimasto fino al 2006.