Cari colleghi, sveglia! La sopravvivenza dell'INPGI 1 é in pericolo. Alla fine del mese l'ente di via Nizza potrebbe essere commissariato dal Governo con successivo passaggio all'INPS, ma senza paracadute ed adeguate garanzie. E' necessario e urgentissimo un Vostro intervento per denunciare pubblicamente in ogni sede - magari ricorrendo anche allo sciopero delle vostre firme - la gravità della situazione e chiedere l'intervento del Capo dello Stato Sergio Mattarella, Supremo Garante della Costituzione.
Nel silenzio quasi generale della categoria una grave minaccia incombe tra pochi giorni sul futuro dell'informazione in Italia e quindi della stessa democrazia, se si vuole per davvero garantire ai cittadini un'effettiva libertà di stampa, ruolo fondamentale per il Paese, come ha giustamente spesso sottolineato lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con un sistema previdenziale che mantenga giornalisti super partes, autonomi e indipendenti.
Il 31 dicembre prossimo infatti l'INPGI 1, Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani "Giovanni Amendola", ente previdenziale incaricato di pubbliche funzioni in base all'art. 38 della Costituzione e privatizzato come Fondazione dal 1994, ma che é nato nel 1926 e che é l'unico ente sostitutivo dell'INPS in Italia in base alla legge Rubinacci n. 1564 del 1951 tuttora in vigore da 69 anni, rischierà infatti il Commissariamento così come é avvenuto l'altro ieri con il Fondo Casella in favore dei poligrafici commissariato dalla Covip.
Il termine previsto dalla legge scadrà infatti inesorabilmente tra appena due settimane anche per presentare un nuovo e dettagliato bilancio tecnico-attuariale dell'INPGI 1 per evitare una sua possibile confluenza nell'INPS senza paracadute e con ventilati nuovi pesanti tagli triennali sulle pensioni dirette e di reversibilità, che verrebbero persino ricalcolate retroattivamente a partire dal 2007 in poi. Viceversa, parallelamente, per l'INPGI 2, ente che con gestione separata assicura i giornalisti lavoratori autonomi e che é gestito dagli stessi amministratori dell'INPGI 1, non vi é alcun problema perchè registra un vero boom di iscritti e naviga a gonfie vele e con le casse piene (per il 2020 si prevede un utile di circa 35 milioni di euro).
Al contrario per l'INPGI 1 é, purtroppo, "allarme rosso". L'ente di via Nizza si trova in lenta, graduale ed inesorabile agonia, anzi, é ormai sull'orlo del baratro per l'esponenziale svuotamento dalle redazioni di giornalisti di quotidiani, periodici e agenzie di stampa per effetto di prepensionamenti seguiti a catena al decreto del 2009 dell'allora ministro del Lavoro Sacconi con conseguente drastica riduzione dei colleghi lavoratori subordinati assunti a tempo indeterminato che da tempo sono stati via via sostituiti da giornalisti lavoratori autonomi con versamento di contributi all'INPGI 2.
Le residue speranze sono affidate alla legge di stabilità per il 2021 che può rappresentare l'ultima spiaggia utile per il salvataggio di questo storico ente benemerito.
L'INPGI 1 perde ben 550 mila euro al giorno e i suoi conti del 2020 si chiuderanno con un rosso record di circa 250 milioni di euro (circa 500 miliardi di vecchie lire), nonostante il "tesoretto" di 65 milioni di euro, che é stato nel frattempo azzerato e che era stato accumulato grazie al contributo determinante dei giornalisti pensionati per effetto del taglio triennale 1° marzo 2017- 29 febbraio 2020 delle pensioni superiori ai 38 mila euro lordi l'anno e al blocco per 9 anni della rivalutazione delle pensioni.
Dal 2011 ad oggi, per pagare puntualmente le pensioni e far fronte contemporaneamente agli ammortizzatori sociali della categoria caricati sull'INPGI 1 per ben mezzo miliardo di euro (disoccupazione, cassintegrazione, contratti di solidarietà, tfr in caso di fallimento, prepensionamenti a catena da aziende in crisi, mancati recuperi da aziende fallite, contributi figurativi da corrispondere anche in base all'art. 31 dello Statuto dei lavoratori sulle pensioni dei numerosi giornalisti eletti deputati, senatori, parlamentari europei, sindaci di grandi città, consiglieri e governatori di Regioni e crediti irrecuperabili da aziende fallite, ecc.), l'INPGI 1 senza alcun ristoro da parte dell'Erario ha dovuto intaccare il suo patrimonio addirittura per 1 miliardo e 200 milioni di euro (circa 2 mila 300 miliardi di vecchie lire), essendo stato costretto a disinvestire titoli, fondi ed immobili.
Pertanto la sua riserva tecnica reale ed effettiva (rapporto tra le pensioni in corso di pagamento ed il suo patrimonio) é scesa a soli 2 anni contro i 5 anni previsti per legge.
Ora é una corsa contro il tempo perché le promesse dei politici si stanno rivelando "da marinaio". Rischiano quindi di naufragare i numerosi tentativi di salvataggio in extremis dell'ente a corto di liquidità corrente sia per la pesantissima e strutturale crisi dell'editoria che si protrae ormai da almeno 10 anni e che si é aggravata per la pandemia da coronavirus Covid-19, sia per aver svolto anche le funzioni di bancomat per gli stessi editori, sia soprattutto per la mancanza di attenzione e di sensibilità da parte dello Stato che non si é comportato sul fronte dell'"assistenza" come, invece, fa da sempre con l'INPS, coprendogli tutte le elargizioni non strettamente previdenziali.
Lo Stato si é praticamente disinteressato dell'ente dei giornalisti lavoratori subordinati ed ha risparmiato negli ultimi 10 anni mezzo miliardo di euro del costo delle crisi aziendali, costringendo l'INPGI 1 ad attingere al suo stesso patrimonio per poter pagare puntualmente le pensioni e gli ammortizzatori sociali della categoria.
Il Sottosegretario all'Editoria Andrea Martella (Pd) si sta da tempo adoperando per trovare tutte le soluzioni possibili al fine di garantire la sopravvivenza dell'INPGI 1 e si era impegnato in particolare a far approvare dal Parlamento una norma mirata ad anticipare di due anni, cioé decorrente dal 1° gennaio 2021, rispetto al 2023, come previsto dall'art. 16 quinquies del decreto-legge n. 34 del 30 aprile 2019 varato dal 1° governo Conte su proposta dell'allora Sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega) e convertito in legge n. 58 del 28 giugno 2019, per l'ingresso nell'INPGI 1 di circa 14 mila "comunicatori" che oggi versano all'INPS, ed accantonando ora per allora nel bilancio dello Stato complessivamente per 9 anni fino al 2031 circa un miliardo e mezzo di euro dei loro futuri contributi previdenziali proprio per garantire la tenuta e la sostenibilità dell'ente dei giornalisti.
L'ampliamento della platea con l'ingresso nell'INPGI 1 dei "comunicatori" nonché dei "bloggers" - come aveva proposto invano due mesi fa il senatore Sergio Puglia (Movimento 5 Stelle), presidente della Commissione parlamentare per il controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale - oltre ai 3 mila finti Co.co.co. che oggi versano per legge all'INPGI 2, ad alcune migliaia di giornalisti degli uffici stampa pubblici e privati in base alla legge n. 150 del 2000 - ma mai attuata dal Parlamento dopo ben 20 anni - e ai giornalisti assunti anche in grandi aziende, ma non contrattualizzati con contratti giornalistici, sarebbe determinante per il salvataggio dell'Istituto.
Nei giorni scorsi tre deputati del Pd tra i quali la presidente della Commissione Lavoro della Camera Debora Serracchiani, Filippo Sensi e Antonio Viscomi hanno presentato un importante emendamento al disegno di legge 2790 sulla legge di bilancio 2021 in cui si prevede lo slittamento del Commissariamento dell'INPGI al 30 aprile 2021 e un intervento dello Stato a titolo di fiscalizzazione degli oneri sociali di circa 150 milioni di euro spalmati in 5 anni in favore dell'INPGI 1 come forma di ristoro (la prima in assoluto, ndr) dell'enorme costo degli ammortizzatori sociali. Sarebbero delle misure minime che la politica dovrebbe mettere in atto in segno di riconoscenza di quanto l'INPGI 1 ha fatto per tanti anni in favore della categoria e della collettività dei cittadini senza essere stato mai ristorato. Altri sostanziosi aiuti economici potrebbero venire poi dall'Europa nell'ambito degli indennizzi a tutela del copyright.
Infine anche la senatrice Fiammetta Modena (Forza Italia), membro della commissione giustizia di Palazzo Madama, ha dichiarato di essere d'accordo con il salvataggio dell'INPGI dal tracollo economico. Ma al momento alle parole non sono seguiti i fatti. Ecco perché é necessario intervenire al più presto prima che sia troppo tardi.
Vi ringrazio della cortese attenzione.Cordialmente
Pierluigi Roesler Franz - Sindaco INPGI
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ALTRI ARTICOLI E NOTIZIE A CORREDO.
ASR SULLA CRISI INPGI: LO SCARICABARILE DELLA POLITICA
https://stamparomana.it/2020/12/11/crisi-inpgi-lo-scaricabarile-della-politica/
I primi esiti degli incontri istituzionali sulla condizione dell’Inpgi confermano tutte le criticità, le sofferenze, i rischi che Stampa romana ha da tempo sottolineato.
Le scelte di allontanarsi dal sistema generale contributivo per venti anni, di affidarsi alla gestione degli immobili come scudo per non far emergere le sofferenze nel rapporto tra erogazione delle pensioni e contributi degli attivi, l’esplosione di falso lavoro autonomo hanno allontanato l’orizzonte di un equilibrio realistico dei conti dell’istituto.
La panacea di tutti i mali sarebbe stata, ad avviso di chi governa Inpgi e Fnsi, l’ingresso dei comunicatori. Scopriamo oggi che nel sistema forse entreranno solo i comunicatori della
Pubblica amministrazione e certamente non subito. Si conferma quello che abbiamo sempre scritto: i comunicatori, contrari all’ingresso in inpgi, non avrebbero risolto la partita anche perché i contratti di lavoro subordinato al loro interno sono una esigua minoranza.
La politica in questi anni non ha esercitato il potere di controllo assegnato dalla legge e oggi non vuole assumersi la responsabilità di scelte previste dalla stessa legge del 1994 tra cui il commissariamento.
Anche le scelte giuste che sembrano in campo, vedi il passaggio della parte assistenziale (cassa integrazione e ammortizzatori sociali) sul Bilancio generale dello stato, e il taglio dei compensi di amministratori e struttura non sono sufficienti a frenare lo squilibrio. Gli stessi ennesimi sacrifici chiesti a pensionati e attivi rischiano di essere un altro buco nell’acqua.
Non solo.
La politica e il Governo chiedono una cosa insostenibile socialmente e sindacalmente: la confluenza dei patrimoni di inpgi 1 (in pesante rosso) e 2 (in attivo) caricando anche sulle spalle dei colleghi autonomi dai redditi in media bassi la sostenibilità complessiva dell’istituto di previdenza.
È necessario ribadire con forza che lo Stato si assuma le sue responsabilità con la garanzia pubblica del settore e delle pensioni in essere e di quelle future.
Politica e Governo non possono giocare al massacro di una categoria che resta un presidio essenziale per la democrazia di questo Paese.
Segreteria Associazione Stampa Romana
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Salvare l’Inpgi con i comunicatori? Il governo frena e fa quattro richieste.
TESTO IN https://www.professionereporter.eu/2020/12/salvare-linpgi-con-i-comunicatori-il-governo-frena-e-fa-quattro-richieste/
Procede con fatica la trattativa con il governo per salvare l’Inpgi e le pensioni dei giornalisti.
Il comitato esecutivo dell’Istituto, dopo il disavanzo di 253 milioni nel 2019, punta sull’anticipazione al 2021 dell’allargamento della platea dei contributori. Il decreto legge dell’aprile 2019 prevede questo allargamento per il 2023 e dà compito al governo di emanare i regolamenti attuativi.
Ma gli incontri fra il presidente Inpgi, Marina Macelloni e il segretario Fnsi, Raffaele Lorusso da una parte e il sottosegretario all’Editoria Martella (Pd) e il ministro del Lavoro Catalfo (M5S) dall’altra non sono andati in questa direzione.
Tanto per cominciare, i comunicatori sarebbero circa 14.000. Ma coloro che lavorano in aziende private, circa 8.500, fanno molta resistenza ad entrare nell’Inpgi. Più semplice sarebbe “trasferire” i comunicatori pubblici, circa 5.500. Il trasferimento dei comunicatori pubblici avrebbe un valore per l’Inpgi di 56 milioni l’anno. Non sarebbe quindi risolutivo, ma un punto di partenza.
Secondo il governo -ministri Catalfo e Dadone (Pubblica amministrazione, entrambe 5 Stelle- non si può però procedere con l’ingresso dei comunicatori pubblici nell’Inpgi finché sono in corso le trattative per il contratto del pubblico impiego.
Contratto che è in rinnovo dal 2018.
Aspettando la soluzione del contratto dei dipendenti pubblici, il governo offre un emendamento alla finanziaria (firmato dai deputati Sensi e Serracchiani) che fiscalizza gli oneri sugli ammortizzatori sociali e che estende all’Inpgi gli sgravi previdenziali come la decontribuzione delle nuove assunzioni. Per un valore di 29 milioni. Inoltre, offre lo spostamento di altri sei mesi del commissariamento dell’Inpgi che, a seguito degli ultimi bilanci negativi, dovrebbe scattare all’inizio dell’anno.
Il governo offre, ma anche chiede. Chiede il calcolo contributivo delle future pensioni dei giornalisti retroattivo, per ipotesi dal 2007. Chiede un nuovo contributo di solidarietà sulle pensioni in essere, solo per la parte non contributiva. Chiede l’allineamento dei requisiti della pensione di anzianità a quelli del sistema generale. Chiede riduzioni dei costi dell’Istituto.
In un comunicato, i consiglieri di maggioranza del Cda ricordano che l’Inpgi si è caricato per intero il costo delle crisi aziendali: 500 milioni di ammortizzatori sociali pagati dall’Inpgi negli ultimi dieci anni e risparmiati dallo Stato.
Il governo ha messo in campo finora 500 milioni per le misure a sostegno all’editoria, ma più di metà andranno per nuovi prepensionamenti. Quindi, da una parte si chiede all’Istituto di risparmiare, dall’altra l’Istituto viene caricato di nuovi oneri, a beneficio degli editori.
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Il Governo prima promette, poi traccheggia, poi ripromette e ora cerca di sfilarsi. Ma la maggioranza della componente giornalistica del Cda dell'Inpgi non ci sta.
https://nonrubateciilfuturogiornalistisempre.wordpress.com/2020/12/11/inpgi-il-governo-non-vuole-rispettare-gli-impegni-lutimatum-della-maggioranza-del-cda/
Inpgi: il Governo non vuole rispettare gli impegni. Il documento della maggioranza del Cda.
I consiglieri di maggioranza del Cda Inpgi ritengono sconcertante l’esito dell’ultimo tavolo con il Governo, nel corso del quale sembrano venute meno le ipotesi di soluzioni strutturali allo squilibrio dei conti previdenziali. I giornalisti italiani sono pronti a fare la propria parte, come hanno già fatto con cinque riforme previdenziali in 20 anni - riforme che hanno pesantemente tagliato pensioni e welfare - e come fanno ogni giorno, caricandosi per intero il costo delle crisi aziendali (500 milioni di ammortizzatori sociali pagati dall’Inpgi negli ultimi dieci anni e risparmiati dallo Stato). Ma nessun ulteriore taglio sarà risolutivo senza un intervento serio sull’allargamento della platea, soluzione già individuata dal legislatore come l’unica in grado di dare una risposta strutturale e definitiva al vero problema dell’Inpgi: la continua erosione di iscritti e contributi a causa delle profonde trasformazioni del nostro mercato del lavoro. In questo senso le condizioni che, secondo il Cda, sono utili per aprire una strada alla soluzione sono la fiscalizzazione degli oneri degli ammortizzatori sociali, gli automatismi sugli sgravi contributivi, unitamente ad un periodo di almeno dodici mesi in cui, senza la spada di Damocle di un imminente commissariamento, si possano mettere a punto soluzioni condivise per consentire all’ente di proseguire la propria attività e la propria missione istituzionale. Sono diversi gli impegni disattesi dalla politica nei confronti del mondo dell’informazione (precari, equo compenso, querele bavaglio, cancellazione del carcere per i giornalisti, tutela del copyright). Chiediamo che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha istituito il tavolo sull’Inpgi, chiarisca se gli impegni assunti siano ancora validi o, se il tema della previdenza insieme con quelli delle libertà e dei diritti dei giornalisti, a partire dalla lotta al precariato, siano già scomparsi dal tavolo, diventando buoni solo per i convegni e per le dichiarazioni davanti alle telecamere.
I consiglieri d’amministrazione dell’Inpgi
Domenico Affinito
Ida Baldi
Giuseppe Gulletta vicepresidente
Massimo Marciano
Giuseppe Marzano
Claudio Scarinzi
Massimo Zennaro
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INPGI: BILANCIO IN PICCHIATA, PICCOLA GUIDA AI NUMERI DA BRIVIDO. ABBIAMO TOCCATO IL FONDO.
https://www.puntoeacapo.org/2020/11/13/inpgi-bilancio-in-picchiata-piccola-guida-dei-numeri-da-brivido-abbiamo-toccato-il-fondo-e-stiamo-scavando/
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Non è bastato il taglio delle pensioni dell’88%. La Covip nomina Ermanno Martinetto
Poligrafici: commissariato il Fondo Casella
Redazione 11 Dicembre 2020
https://www.giornalistitalia.it/poligrafici-commissariato-il-fondo-casella/
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Sen. Fiammetta Modena (Forza Italia): "Occorre salvare l'INPGI dal tracollo economico. Tra 2 anni i giornalisti rischiano di non avere più la pensione".
https://www.primapaginanews.it/articoli/sen.-fiammetta-modena-fi-occorre-salvare-l-inpgi-dal-tracollo-economico.-482828
“L’Inpgi, l’Istituto di Previdenza dei giornalisti italiani, può garantire, in base alla riserva tecnica, appena 2 anni di pagamento delle pensioni correnti - lo afferma - la senatrice Fiammetta Modena di Forza Italia, membro della commissione giustizia di Palazzo Madama - ma la liquidità necessaria per far fronte alle prestazioni previdenziali e alle altre spese dell’Istituto potrebbe finire molto prima.
Ecco perché alcuni consiglieri di amministrazione e consiglieri generali dell’Inpgi hanno preso carta e penna e hanno scritto al Premier Conte e ai Ministeri vigilanti del Lavoro e dell’Economia e delle Finanze, un appello che sottoscrivo in pieno.
Serve - conclude l’esponente di Forza Italia - ricercare con urgenza ogni soluzione necessaria per mettere al sicuro e garantire davvero le pensioni dei giornalisti italiani. Il bilancio di assestamento della gestione sostitutiva dell’agosto per il 2020, approvato (a maggioranza) dal Consiglio di amministrazione il 5 novembre scorso e dal Consiglio generale l’11 novembre, presenta uno squilibrio previdenziale di 197 milioni di euro e un rosso di bilancio di 253 milioni di euro”.
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Emendamento INPGI al disegno di legge di bilancio per il 2021 presentato dai deputati del PD Sensi, Serracchiani e Viscomi
Emendamento Inpgi (5.04)
Dopo l’articolo 5, inserire il seguente:
“Art. 5-bis. (Misure a sostegno del lavoro giornalistico).
A decorrere dal 1° gennaio 2021, al fine di garantire ai lavoratori assicurati a fini previdenziali presso l’INPGI piena ed effettiva parità di trattamento rispetto agli altri lavoratori dipendenti, gli incentivi alla salvaguardia o all’incremento dell’occupazione consistenti nel riconoscimento di sgravi o esoneri contributivi, disposti con legge in favore della generalità dei datori di lavoro, devono ritenersi applicabili, salva diversa indicazione, ai dipendenti iscritti alla gestione sostitutiva dell’INPGI con riferimento alla contribuzione per essi dovuta. Il relativo onere è posto a carico del bilancio dello Stato a titolo di fiscalizzazione. L’INPGI invia al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, a cadenza semestrale, un apposito rendiconto ai fini del rimborso dei relativi oneri.
Al fine di fronteggiare i maggiori oneri di assistenza derivanti dalla crisi economica e occupazionale conseguente alla diffusione del contagio da Covid-19 e di favorire il riequilibrio della gestione previdenziale sostitutiva dell'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani "Giovanni Amendola" (INPGI), fino al 31 dicembre 2025 è posto a carico del bilancio dello Stato, a titolo di fiscalizzazione, l’onere, comprensivo delle quote di contribuzione figurativa accreditate, sostenuto dall’INPGI per i trattamenti di cassa integrazione, solidarietà e disoccupazione erogati in favore degli iscritti nei limiti e con le modalità previsti dalla legge ovvero dai regolamenti dell’Istituto vigenti alla data di entrata in vigore della presente legge. L’INPGI invia al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, a cadenza semestrale, un apposito rendiconto sulla base del quale viene disposto il rimborso dei relativi oneri, al netto del gettito contributivo derivante dalle corrispondenti aliquote contributive versato all’INPGI dai soggetti obbligati, che resta acquisito dal predetto Istituto a titolo di compensazione. Qualora l’ammontare del predetto gettito risulti superiore all’onere sostenuto dall’INPGI, la differenza resterà acquisita presso il medesimo Istituto a titolo di acconto in compensazione a valere sul semestre successivo, fermo restando l’obbligo di conguaglio a saldo finale, a credito o a debito, alla data del 31 dicembre 2025.
- Al fine di consentire la piena ed effettiva attuazione delle misure di riforma volte al riequilibrio della gestione previdenziale sostitutiva dell'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani "Giovanni Amendola" (INPGI), il termine di cui all’articolo 16-quinquies, comma 2, secondo periodo, del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 28 giugno 2019, n. 58 è prorogato al 30 aprile 2021. Fino alla stessa data è sospesa, con riferimento alla sola gestione sostitutiva dell'INPGI, l'efficacia delle disposizioni di cui al comma 4 dell’articolo 2 del citato decreto legislativo n. 509 del 1994. 4. Gli oneri derivanti dall’attuazione del presente articolo sono determinati in 29,65 milioni di euro per il 2021, 30,15 milioni di euro per il 2022, 31,15 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2025 e 5,15 milioni di euro a decorrere dal 2026.”
Conseguentemente, il fondo di cui all’articolo 209 è ridotto di 29,65 milioni di euro per il 2021, 30,15 milioni di euro per il 2022, 31,15 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2025 e 5,15 milioni di euro a decorrere dal 2026.
5.04. Sensi, Serracchiani, Viscomi