Roma, 4 novembre 2020. - "Nella notte della festa dei Morti, tra l'uno e il due novembre del 1975, Pier Paolo Pasolini muore brutalmente assassinato all'Idroscalo di Ostia. Muti testimoni della strage del Poeta sono certo i Morti, attoniti dinanzi a tanta efferata crudeltà insensata. Dal cielo nero, i Morti paiono dolenti angeli impotenti. Ma uomini così, come Pier Paolo Pasolini, non muoiono mai.
Hanno ucciso, massacrato, trucidato l'ultimo poeta, ma il pensiero, l'opera, le parole di Pier Paolo Pasolini non moriranno mai". Così in un intervento sul 'Ticino, il giurista Gustavo Cioppa, ex procuratore capo di Pavia ed ex sottosegretario alla Regione Lombardia, ricorda Pierpaolo Pasolini, nell'anniversario dell'assassinio.
"Hanno ucciso l'intellettuale, l'artista, il cineasta, un grande comunicatore, il Poeta", scrive Cioppa. "Hanno assassinato un uomo inerme, sensibile e autentico, dalla sincerità disarmante, dalla voce dolcissima, che non avrebbe mai fatto del male a una mosca, un uomo che, prima di patire per sé una morte per cui non ci sono parole, avrà sofferto pensando a sua madre, la quale il grande cineasta aveva voluta nel ruolo della Madonna in quel memorabile film che è 'Il Vangelo secondo Matteo'. Fino alla fine - sottolinea - Pasolini avrà pensato a sua madre, che lui amava più della propria vita, al dolore disumano inflittole".
Pasolini, osserva Cioppa, era "un uomo che aveva in odio la violenza. Un artista che sapeva comunicare ed esprimere, e aveva a cuore i problemi sociali del Paese, inventore di miti e di una nuova poesia civile. Pier Paolo Pasolini è e sempre sarà tutto questo. Un regista che ha dato la parola a chi non ha parola, gli umili, il popolo delle borgate. Non attori professionisti, dunque, ma uomini e donne della strada, del popolo, i personaggi dei suoi film". (Adnkronos)