16.7.2020 - Spaccatura tra giornalisti ed editori sulla nomina di Marco Micocci a direttore del fondo di previdenza complementare dei giornalisti. È la prima volta da quando il fondo è stato costituito nel 1987. La nomina di un nuovo direttore si è resa necessaria a causa delle dimissioni di Giancarlo Tartaglia. A fronte di questa decisione il consigliere in carica Fieg Micocci si è detto disponibile ad assumere la carica. «Noi giornalisti - spiega la vicepresidente del fondo Simona Fossati - abbiamo chiesto di fare un bando pubblico, in nome della trasparenza e cercare una persona adatta sul mercato. A questo bando, pubblicato a dicembre, hanno risposto in 23 soggetti esterni al fondo e il professor Micocci, che però secondo noi non possiede le caratteristiche richieste; sia per la presenza di conflitti di interesse sia per non aver mai svolto il ruolo di direttore generale in altri fondi».
In particolare, secondo i giornalisti interni al Cda, la candidatura di Micocci contrasta con il bando per la ricerca di un nuovo direttore generale. L' articolo 3, lettera e), del bando, infatti, richiede che il candidato non si trovi in «situazioni di conflitto di interesse, anche potenziale, derivanti da rapporti di controllo, di partecipazione o relazione d' affari, advisory o altra situazione soggettiva anche part time, con i soggetti coinvolti nel network operativo del Fondo. Inpgi è la Funzione finanza del Fondo, e Micocci lavora con loro da anni, inoltre è stato messo nel Cda da una delle fonti istitutive del fondo, la Fieg, altro fatto che fa scattare, secondo noi, l' incompatibilità». Dopo un' attenta selezione si arriva a una short list di quattro nomi, tra cui Micocci. «Abbiamo cercato a tutti i costi un accordo con gli editori - racconta Simona Fossati -; abbiamo proposto di scegliere loro tra i candidati della short list (escluso Micocci), ma non hanno voluto».
Per il presidente Raffaele Alessandro Serrau la nomina di Micocci si è resa necessaria per uscire da una fase di stallo - il bando è stato chiuso a dicembre, la nomina è avvenuta a giugno - e ha una serie di vantaggi: «Micocci è un consulente, dal punto di vista contrattuale è più facile allontanare un consulente che un dipendente, infatti ha un mandato che scade alla fine di questa consiliatura (2023).
Inoltre non c' è conflitto d' interessi perché abbiamo a che fare con un professionista, un tecnico; il suo non è un ruolo politico. Inoltre gli iscritti stanno calando, in 10 anni rischiano di dimezzarsi, un direttore dipendente ha dei costi che domani potrebbero essere pesanti da affrontare».
Micocci, attuario, iscritto all' albo dei revisori, è professore ordinario di matematica finanziaria ed attuariale presso la facoltà di Economia dell' Università di Cagliari. Ha tre lauree: in Economia e commercio, in Scienze statistiche e attuariali e in Scienze bancarie, finanziarie e assicurative. La sua collaborazione con l' Inpgi, che va avanti da almeno dieci anni - è stato lui a elaborare il bilancio di previsione post riforma del 2015 in cui si profilava una tenuta dell' istituto in base ai dati sul lavoro non di settore forniti dal ministero - lo mettono, secondo i giornalisti del Cda, in una posizione di potenziale conflitto d' interessi.
Micocci non ritiene la sua nomina illegittima: «Non parlerei di conflitto di interessi, svolgo più attività come libero professionista» e in merito all' aver votato per se stesso, azione considerata dal gruppo dei sei giornalisti contraria all' articolo 2391 del Codice civile, Micocci si dice certo di rientrare in una delle situazioni in cui questo voto è possibile. «La mia è una nomina tecnica e non politica - afferma -; credo che questo confronto tra i membri del Cda sia una questione politica. Il direttore generale deve dar seguito a disposizioni normative dove molti comportamenti sono decodificati, non ha libertà di manovra strategica che appartiene al Cda». E in merito al fatto di non essere mai stato direttore di un fondo Micocci sottolinea di possedere le conoscenze necessarie insegnando matematica finanziaria all' università. Elementi che però non convincono i giornalisti, che in quattro hanno inviato una lettera alla direzione del fondo chiedendo l' annullamento della nomina.