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Sui prepensionamenti necessario un passo indietro del Governo.

di Romano Bartoloni

22.2020 - In questi giorni, la Fnsi, il Sindacato unico dei giornalisti, ha avviato un confronto con il governo Conte sul rilancio del mercato del lavoro giornalistico e sulla salvezza dell’Inpgi. Come primo atto di buona volontà sarebbe opportuno prendere la saggia decisione di abolire subito i commi 498/499 dell’art. 1 della recente legge di bilancio 2020 che prevede una raffica di un migliaio di prepensionamenti da oggi al 2027.


Con un progetto di espulsioni ancora fresco di Gazzetta Ufficiale, sono partiti già i primi pesanti attacchi al Corriere della Sera (50 colleghi a rischio) e all’Ansa. Peraltro, gli attacchi sono in aperta sfida al negoziato sindacale che riguarda anche una radicale riforma della anacronistica legge 416 del secolo scorso (anni ‘80) e che solo dal 2009 ai nostri giorni ha cacciato dal lavoro e dalle redazioni generazioni di valorosi giornalisti, mandati in pensione professionalmente ancora in gamba e mal sostituiti da un precariato sfruttato e sottopagato contro il quale si è mobilitato il Sindacato.


Solo dal 2015 a oggi sono stati 3.500 i colleghi pensionati a viva forza. Una fuoriuscita di massa frutto di crisi aziendali quasi tutte fittizie e ciononostante pagate dallo Stato per finanziare con il denaro dei contribuenti il suicidio di un’editoria incapace di ammodernarsi nel multimediale.


Un genocidio che sacrifica le migliori energie e le più preziose risorse professionali raddoppiando il numero dei pensionati che, con la valanga di nuovi prepensionamenti e con la perdita di 4,5 milioni di contribuzioni all’anno, peggiorerà i nostri già disastrati conti previdenziali e sfonderà abbondantemente il tetto delle 10 mila unità a carico delle casse dell’Inpgi. Un traguardo quasi raggiunto oggi con 9.571 pensionati, compresi i superstiti, contro 14.875 in attività (erano oltre 18 mila solo 5 anni fa) e di questo passo destinati a diminuire ancora e vistosamente.


Se non si ferma immediatamente questa folle corsa ai prepensionamenti imposta senza veri rimpiazzi professionali si assesterà un colpo mortale al giornalismo e all’Inpgi. Va verificato subito al tavolo del confronto se il governo ha intenzioni serie o se parteggia con i disegni degli editori di precarizzare tutti gli addetti all’informazione, assecondando il sogno dei potenti di sbarazzarsi della mediazione giornalistica.


Se si volesse per ipotesi rendere un servizio di utilità pubblica, gli investimenti proposti per pensionare il giornalismo potrebbero viceversa essere destinati al potenziamento dell’innovazione editoriale nell’ambito del promesso rilancio del mercato del lavoro. Si realizzerebbe così anche l’obiettivo, caldeggiato da tutte le parti, di ampliare la piattaforma contributiva dell’Inpgi e non di restringerla ulteriormente con effetti disastrosi per tutto il comparto previdenziale.


 


 





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