Denunciato un tecnico informatico di Moncalieri che forniva a 5000 persone l'accesso illegale per le versioni digitali. Preso l'hacker dei giornali online Ma aumentano le frodi informatiche
di Grazia Longo/lastampa
Roma, 7/12/2019. Era a Moncalieri, alle porte di Torino, una delle centrali della pirateria dei giornali digitali. La polizia postale ha smascherato un sistema di download e visione della versione integrale dei principali quotidiani e settimanali, attraverso Telegram e Whatsapp, messo in piedi da un insospettabile tecnico informatico. L' uomo, 45 anni, denunciato a piede libero per violazione del diritto d' autore e frode informatica, aveva craccato la password per scaricare quotidiani e riviste e poi rivendeva la mazzetta digitale a oltre 5 mila persone, al costo di 2 euro mensili. Lui riusciva a guadagnare intorno ai 10 mila euro in nero, i clienti, in barba all' attività giornalistica, leggevano i giornali senza aver fatto l' abbonamento digitale ma rischiano anch' essi una multa tra i 2.582 e i 15.493 euro per violazione dei diritti d' autore. L' informatico, inoltre, potrebbe anche avere una condanna penale tra i 6 mesi e i 3 anni per frode informatica.
L' inchiesta per arrivare a lui è stata svolta della polizia postale, coordinata dalla procura di Cagliari (sollecitata da un esposto del quotidiano L' unione Sarda) ed è andata molto oltre, evidenziando una voragine dalle dimensioni enormi. Da una stima della Postale e della Guardia di Finanza (che sta invece indagando su delega della Procura di Roma) emerge infatti che ogni anno viene «rubato» oltre 1 milione di copie digitali. Il lavoro del dipartimento della polizia postale della Sardegna, guidato dal vicequestore Francesco Greco, ha portato alla denuncia di altre due persone, un sardo e un milanese. «Ma il problema - ammette il dirigente di polizia - è che per un cassetto che chiudi, se ne aprono molti altri.
Purtroppo è come una sorta di matrioska, accantonato un colpevole, dietro l' angolo se ne nascondono altri». E se l' inchiesta sarda, diretta dal pm Daniele Caria, è stata già conclusa, quella romana della Finanza, con la supervisione del procuratore aggiunto Antonello Racanelli, è ancora alla fase embrionale: al momento non ci sono indagati. A Roma l' esposto in procura è stato presentato da La Stampa e Repubblica (Gruppo Gedi) e Il Messaggero (Gruppo Caltagirone) e sotto la lente d' ingrandimento degli inquirenti c' è «Data Stampa», una delle più importanti società che curano la rassegna stampa per privati ed Enti istituzionali.
Gli ingegneri informatici di cui si avvalgono la polizia postale e la Finanza hanno un compito non semplice, soprattutto quando i pirati dei quotidiani digitali usano Telegram. La società legale del servizio di messaggistica è a Dubai, ma i proprietari sono russi, non molto disponibili a collaborare con le forze dell' ordine italiane. Da Cagliari, la Postale ha operato grazie all' installazione dei «token», codici identificativi che hanno permesso di risalire a colui che gestiva il traffico illegale. Il quale, per accattivare i clienti, ricorreva a uno slogan al limite dell' oltraggioso: «Riviste e quotidiani freschi di giornata. Ogni giorno. Non spendere soldi in edicola. Ci pensiamo noi!».
Il meccanismo, purtroppo, è collaudato: si effettua il download integrale dei quotidiani, in modo da creare automaticamente un file Pdf che viene salvato sul dispositivo e l' utente ha la possibilità di condividerlo con chiunque attraverso una chat Telegram o Whatsapp. Polizia postale e Guardia di Finanza continuano a investigare, dal Nord al Sud del Paese. Del caso, intanto, si sta occupando anche la Fieg (Federazione italiana editori giornali).
.il caso ansa 1.000.000 La Polizia postale stima in un milione le copie digitali illegali che circolano ogni anno Le copie frodate vengono distribuite con le applicazioni di messaggistica Whatsapp e Telegram.
GRAZIA LONGO
|