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Fondo pensione complementare dei giornalisti italiani: a un mese e mezzo dalle elezioni il primo Consiglio d’amministrazione, quello di insediamento, non è stato nemmeno indetto. Appello del consigliere Marco lo Conte al direttore dell'ente Giancarlo Tartaglia (direttore anche della Fnsi): ....Frattanto fioriscono le dietrologie: secondo alcuni questa dilazione dei tempi potrebbe essere funzionale a fissare il voto per i nuovi organi del Fondo – presidenza, vice presidenza, responsabile del fondo – contando sull’assenza in Consiglio di alcuni membri di orientamento avverso, ma si tratterebbe di un’ipotesi assurda, visto che l'insediamento di un consiglio d’amministrazione dovrebbe prevedere la presenza di tutti gli eletti. IN CODA: Nota congiunta delle componenti che hanno sostenuto i candidati di Fondo Sicuro: Facciamo Squadra (Abruzzo), Giornalisti Uniti (Sicilia), Giornalisti Uniti per la Campania, Informazione@Futuro, Puntoeacapo, Senza Bavaglio, Unità Sindacale-Mil.

di Pierluca Danzi

28.4.2019 - Le elezioni per il rinnovo del Consiglio d’amministrazione del Fondo pensione complementare dei giornalisti italiani che si sono tenute dal 13 al 16 marzo scorso hanno sancito una discontinuità rispetto al recente passato: i 1108 iscritti che hanno votato (poco più del 10% degli aventi diritto) hanno espresso il maggior numero di  preferenze per il presidente uscente, Enrico Castelli, che tuttavia può  contare nel nuovo Cda su un solo consigliere, Alessia Marani, contro un’alleanza tra diverse componenti che ha portato in consiglio un quartetto di rappresentanti: Simona Fossati, consigliere uscente, e poi Corrado Chiominto, Marco lo Conte e Tiziana Stella. La nomina dei rappresentanti della Fieg è avvenuta successivamente e, anche se manca l’ufficialità della comunicazione, nel prossimo triennio dovrebbero sedere nel Cda del fondo pensione Francesco Cipriani, Fabrizio Di Rosario, Raffaele Alessandro Serrau, Roberto Covallero e Stefano Scarpino. Le cronache che riguardano il Fondo pensione complementare dei giornalisti potrebbero finire qui, visto che a un mese e mezzo dalle elezioni il primo consiglio d’amministrazione del Fondo pensione complementare, quello di insediamento per intenderci, non è stato nemmeno indetto: dal fondo è partita una mail all’indirizzo dei 12 membri del Cda, oltre che dei sindaci, con la richiesta di disponibilità di una data. Non sono mancate polemiche in occasione dell’ultimo consiglio d’amministrazione della precedente consiliatura che aveva presentato un ordine del giorno in cui erano previste una serie di misure, rinviate al nuovo Cda. Ma soprattutto per le richieste di documentazione inviate dal Fondo agli eletti: dopo una prima richiesta (casellario giudiziario, carichi pendenti e requisiti di professionalità) partita poco dopo le elezioni, ne è seguita una seconda alcune settimane dopo, con la richiesta di autenticare la documentazione sui criteri di professionalità e di includere in aggiunta una dichiarazione antimafia (che è un’autocertificazione, ai sensi dell’art. 88 co. 4.bis e art. 89 d.lgs. 159/2011). Un passaggio formale che rischia di allungare ancor più i tempi di convocazione del Cda, se l’autentica delle certificazioni dovesse essere davvero confermata, visti i lunghi tempi degli uffici comunali per la fissazione degli appuntamenti. La doppia richiesta di documentazione ha creato una situazione di sur-place che, in assenza di comunicazioni ufficiali, ha dato adito a diverse dietrologie: secondo alcuni questa dilazione dei tempi potrebbe essere funzionale a fissare il voto per i nuovi organi del fondo – presidenza, vice presidenza, responsabile del fondo – contando sull’assenza in Consiglio di alcuni membri di orientamento avverso, ma si tratterebbe di un’ipotesi assurda, visto che l'insediaamento di un consiglio d’amministrazione dovrebbe prevedere la presenza di tutti gli eletti. 



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La lettera/appello di Marco lo Conte al direttore del Fondo Giancarlo Tartaglia (direttore anche della Fnsi): "Il Fondo sta vivendo una fase surreale....non è tuttavia tollerabile questa scarsa trasparenza sull’attività del Fondo che nuoce innanzitutto al Fondo stesso e getta una macchia sulla governance delle parti istitutive dello strumento stesso".


28.4.2019  Gentile direttore, a un mese e mezzo dalle elezioni per il rinnovo del consiglio d’amministrazione, il Fondo pensione complementare dei giornalisti italiani sta vivendo una fase surreale. Provo a mettere in fila una serie di circostanze che poco hanno a che fare con una corretta, sana e prudente gestione di uno strumento previdenziale di natura negoziale. Una situazione che irrita il sottoscritto e gli altri consiglieri eletti ma soprattutto preoccupa gli iscritti che pongono in mano al fondo una fetta del proprio futuro economico.


La prima riunione non si è ancora svolta. E’ giunta via mail una richiesta di date di disponibilità a ridosso dei ponti del 25 aprile e 1° maggio, ossia a sei settimane dal voto. E nulla più. Si viene a sapere – ma solo per sentito dire – che il presidente uscente intenderebbe convocare il consiglio in un periodo in cui non sono presenti tutti i consiglieri: pratica inedita ossia mai accaduta, scorretta e censurabile. La data dell’insediamento di un consiglio d’amministrazione è un atto istituzionale, che non può diventare oggetto di contesa tra le parti.


I giornalisti eletti ricevono richieste confuse e ripetute di documentazione da produrre alla prima riunione del consiglio d’amministrazione. Le norme sono chiare a riguardo ed è curioso questo ricorso ad “addenda” di documentazione richiesta. E’ frutto di cosa e di chi? Ci si chiede se i vertici uscenti del fondo l’abbiano prodotta nelle precedenti occasioni, circostanza che escluderei.


Scopro – ma solo per sentito dire – che il Fondo avrebbe ricevuto un parere della Commissione di vigilanza in merito ai miei requisiti di professionalità. L’esito di questo parere risulta ancora incognito ed essendo io titolare della questione gradirei esserne a conoscenza. Dubbi sarebbero stati espressi anche sui requisiti di altri consiglieri eletti. Circostanze che mi portano a ritenere che il Fondo pensione coplementare dei giornalisti sia gestito nei pour parler e in conversazioni riservate, invece che tramite atti formali e pubblici. Preciso che la norma (d.lgs. 252/2005) prevede che la verifica dei requisiti di professionalità sia in capo al consiglio d’amministrazione eletto e che la Commissione di vigilanza non dà “patenti” di professionalità ai singoli consiglieri di amministrazione (i fondi sono centinaia in Italia, i consiglieri migliaia) ma vigila sull’attività dei fondi. Non è tollerabile l’ignoranza della norma di chi ha ruoli istituzionali all’interno del fondo.


Non si conosce il nome dei consiglieri indicati dalla parte datoriale (Fieg): per “indovinarli” occorre sbirciare in alcune mail giunte collettivamente ai consiglieri eletti, dove sono rinvenibili i cognomi di alcuni consiglieri (a dispetto delle norme sulla privacy che invitano a non diffondere l’indirizzo mail di chi non fornisce esplicito consenso). Di fatto gli iscritti non sanno chi siederà nel Cda del loro Fondo pensione nei prossimi tre anni.


Queste circostanze rappresentano, come dicevo, motivo di preoccupazione tra gli iscritti, che interpellano me e altri consiglieri eletti, chiedendo notizie delle attività di un consiglio ancora formalmente inattivo, con i consiglieri eletti impediti allo svolgimento delle proprie funzioni e del  proprio lavoro.


Non conosco le cause di queste pratiche che sembrano dilatorie, non è tuttavia tollerabile questa scarsa trasparenza sull’attività del Fondo che nuoce innanzitutto al Fondo stesso e getta una macchia sulla governance delle parti istitutive dello strumento stesso.


Nell’attesa di ricevere aggiornamenti sui punti qui esposti e di iniziare un proficuo lavoro, Le porgo i miei saluti, cordialmente. Marco lo Conte/consigliere del Fondo

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Nota congiunta delle componenti che hanno sostenuto i candidati di Fondo Sicuro: Facciamo Squadra (Abruzzo), Giornalisti Uniti (Sicilia), Giornalisti Uniti per la Campania, Informazione@Futuro, Puntoeacapo, Senza Bavaglio, Unità Sindacale-Mil

28.4.2019 - Sono passate sei settimane dalle elezioni e i nuovi consiglieri del Fondo pensione complementare dei giornalisti non sono stati ancora convocati per l'insediamento e l'avvio della loro gestione. Un fatto mai accaduto. Come del resto non era mai accaduto che i candidati sostenuti dalla maggioranza che regge la Fnsi venissero bocciati dal voto, ottenendo appena due posti su sei.

Con motivazioni capziose e azioni incomprensibili, e nonostante numerose sollecitazioni, il presidente uscente del Fondo ha rotto la prassi di convocazione del nuovo Consiglio di amministrazione in concomitanza con l'ultima riunione del Cda uscente, che si è tenuta il 17 aprile, esaurendo per Statuto definitivamente il mandato proprio e di tutti gli organi del Fondo.

Noi riteniamo che un presidente decaduto, e che si è purtroppo dimostrato di parte, non abbia a questo punto alcun titolo per convocare il nuovo Cda. Chiediamo quindi che sia il direttore del Fondo, nel suo ruolo esecutivo e terzo, a fissare la data della riunione di avvio della nuova gestione, concordandola con tutti i consiglieri.

In ogni caso, il nuovo Consiglio di amministrazione dovrà tenersi nel primo giorno utile in cui sia assicurata la presenza di tutti i rappresentanti di giornalisti ed editori, in modo da iniziare il mandato sotto il segno della legalità, della trasparenza e della serietà che devono contraddistinguere un ente cui è affidata una parte tanto importante del futuro previdenziale dei giornalisti italiani.

 

 

 

 

 




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