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EDITORIA & INPGI. La Fnsi scomunica il dissenso sull'Istituto di previdenza e attacca Fico (scambiato per il Governo) affossatore dell'emendamento Capitanio, - che puntava ad allargare la base contributiva della Fondazione- , e la maggioranza parlamentare 'colpevole' di aver bocciato il contrasto al precariato attraverso l'abolizione della figura dei collaboratori coordinati e continuativi. - In coda la presa di posizione dei "Giornalisti di Pluralismo e Libertà".

Roma, 22 marzo 2019. - "Gli Stati generali dell'editoria, che partiranno lunedì, siano l'occasione per rilanciare il settore, non un regolamento dei conti con gli attori del sistema, a partire dai giornalisti. A parte le dichiarazioni di intenti, gli atti finora adottati dal governo, anche negli ultimi giorni, vanno nella direzione che nessuno auspica, ossia quella di colpire l'informazione e i giornalisti". Lo afferma, in una nota, Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana. "L'iniziativa promossa dal sottosegretario Vito Crimi, alla quale la FNSI parteciperà con il proprio contributo di idee - osserva Lorusso - non si apre sotto i migliori auspici se è vero, come è vero, che proprio alla vigilia degli Stati generali il governo ha affossato due proposte normative che andavano nella direzione di sostenere l'Inpgi, l'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani, e del contrasto al precariato, attraverso l'abolizione della figura dei collaboratori coordinati e continuativi. Mettere in sicurezza l'Inpgi, allargando la platea degli iscritti a categorie che svolgono professioni affini, come i comunicatori, significa non soltanto salvare l'Istituto previdenziale dei giornalisti italiani, ma anche evitare che l'eventuale default della Cassa possa impattare sui conti pubblici. Grave e incomprensibile è stata la decisione di bocciare l'emendamento che andava in questa direzione, ma ancora piu' grave è il comportamento di una sparuta minoranza di giornalisti che, dopo aver raccolto nel XXVIII Congresso della Stampa italiana, celebrato un mese fa, consensi che in termini percentuali contano meno del prefisso telefonico di Milano, non trovano di meglio da fare che sfogare il loro livore e la loro rabbia contro l'Inpgi, auspicandone la chiusura. La risposta a questi comportamenti dovrà arrivare dagli Stati generali dell'editoria. Il rilancio del settore non può prescindere dal lavoro regolare, dal contrasto al precariato e, quindi, dalla previdenza. Il sindacato dei giornalisti declinerà questi temi ai tavoli con il governo, pretendendo precisi atti normativi, in mancanza dei quali gli Stati generali saranno stati un'altra occasione perduta". (AGI)


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INPGI. Giornalisti di "Pluralismo e Libertà": l'allargamento della base contributiva non risolve nulla. - Roma, 22 marzo 2019 - L'inammissibilità dell'emendamento che proponeva l'entrata nell'Inpgi di migliaia di operatori dell'informazione è, purtroppo , la degna conclusione di un tentativo raffazzonato di risolvere i problemi dell'Inpgi che sono strutturali e drammatici. Al di là delle scelte della politica, tentare di coinvolgere figure professionali cui si vorrebbe imporre per legge di versare i contributi ad una cassa che sta erodendo il suo patrimonio (in cambio di quali prestazioni assistenziali e previdenziali?) non è serio nei loro confronti e non risolve nulla. Versamenti che tra l'altro finirebbero in buona parte ad Inpgi 2. Così, in una nota, i giornalisti di "Pluralismo e Libertà" eletti in Fnsi, Stampa Romana, Ordine nazionale dei giornalisti, Usigrai, Unione nazionale giornalisti pensionati. Il debito del nostro Istituto di previdenza richiede una terapia d'urto che l'attuale dirigenza cosi come quelle che l'hanno preceduta non è stata in grado di affrontare adeguatamente. Occorre andare al più presto ad un commissariamento e ripartire con idee che coinvolgano tutti perché il futuro dell'Inpgi non è in mano ad una o ad un'altra maggioranza ma di tutti e dunque serve uno sforzo corale per riportare i conti in ordine ma soprattutto trovare soluzioni di medio periodo. Una soluzione che non può non passare anche attraverso un confronto con il Fondo Complementare che rappresenta l'altra gamba fondamentale del nostro futuro previdenziale. (La Presse)





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