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INPGI. Marina Macelloni: "Pronti a recepire i cambiamenti del mercato del lavoro". Così la presidente dell'Istituto in un'intervista apparsa sulla newsletter dell'Adepp. Frecciata al presidente della Camera, che ha affossato l'emendamento Capitanio. "Fico ha deciso di dichiarare inammissibile l’emendamento per 'estranietà di materia'. Una decisione 'particolare' visto che l’emendamento era inserito dentro un decreto che conteneva norme di tipo previdenziale". - In coda presa di posizione dei "Giornalisti di Pluralismo e Libertà".

ROMA, 22 marzo 2019. - L'Inpgi (Istituto di previdenza ed assistenza dei giornalisti) "è da almeno trent'anni che cambia costantemente pelle, a seconda di come cambia la pelle della professione di riferimento: abbiamo accolto i telecineoperatori, i pubblicisti, i fotoreporter, gli uffici stampa. Ogni volta che ci siamo accorti che la professione subiva dei cambiamenti noi li abbiamo recepiti, dando tutte le tutele e garanzie ai colleghi che fanno questo lavoro, o sono dentro questo sistema. Oggi, dobbiamo fare un ulteriore passo in avanti, perché in ballo ci sono sia le tutele di nuovi professionisti dell'informazione, sia l'autonomia dell'Ente che è, peraltro, sancita da leggi dello Stato". Ad affermarlo la presidente Marina Macelloni, in un'intervista apparsa stamani sulla newsletter dell'Adepp (l'Associazione degli Enti previdenziali privati e privatizzati), a poche ore dal confronto di questo pomeriggio, al ministero del Lavoro, voluto dal sottosegretario Claudio Durigon con i vertici dell'Inpgi e di altre Casse pensionistiche dei professionisti. Sul tavolo sia l'ipotesi di allargamento della platea dell'Istituto dei giornalisti ai comunicatori, sia altri temi che riguardano la previdenza privata, come la richiesta degli Enti di poter ricavare fino al 5% dei rendimenti patrimoniali per finanziare il welfare a beneficio degli iscritti. (ANSA). L'intervista ("Delusi, ma non ci arrendiamo") si può leggere al'indirizzo http://www.adepp.info/2019/03/inpgi-macelloni-delusi-ma-non-ci-arrendiamo/




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INPGI. Giornalisti di "Pluralismo e Libertà": l'allargamento della base contributiva non risolve nulla. - Roma, 22 marzo 2019 - L'inammissibilità dell'emendamento che proponeva l'entrata nell'Inpgi di migliaia di operatori dell'informazione è, purtroppo , la degna conclusione di un tentativo raffazzonato di risolvere i problemi dell'Inpgi che sono strutturali e drammatici. Al di là delle scelte della politica, tentare di coinvolgere figure professionali cui si vorrebbe imporre per legge di versare i contributi ad una cassa che sta erodendo il suo patrimonio (in cambio di quali prestazioni assistenziali e previdenziali?) non è serio nei loro confronti e non risolve nulla. Versamenti che tra l'altro finirebbero in buona parte ad Inpgi 2. Così, in una nota, i giornalisti di "Pluralismo e Libertà" eletti in Fnsi, Stampa Romana, Ordine nazionale dei giornalisti, Usigrai, Unione nazionale giornalisti pensionati. Il debito del nostro Istituto di previdenza richiede una terapia d'urto che l'attuale dirigenza cosi come quelle che l'hanno preceduta non è stata in grado di affrontare adeguatamente. Occorre andare al più presto ad un commissariamento e ripartire con idee che coinvolgano tutti perché il futuro dell'Inpgi non è in mano ad una o ad un'altra maggioranza ma di tutti e dunque serve uno sforzo corale per riportare i conti in ordine ma soprattutto trovare soluzioni di medio periodo. Una soluzione che non può non passare anche attraverso un confronto con il Fondo Complementare che rappresenta l'altra gamba fondamentale del nostro futuro previdenziale. (La Presse)





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