6.3.2019 Editoria e previdenza, serve una legge per la democrazia. La crisi strutturale dell’editoria con centinaia di stati di crisi a catena e svuotamento delle redazioni, il boom di iscritti al’INPGI/2 (che naviga, invece, in acque floridissime, ma con conti del tutto separati ed autonomi) come finti cococo, gli uffici stampa che versano all’INPS, i finti programmisti registi RAI o le finte cessioni del diritto d’autore, ecc. ecc., sta purtroppo portando a un dissesto cui, invece, sarebbe facile rimediare. Allo stato dei fatti, l’INPGI/1, l’istituto di previdenza dei giornalisti che dal 1926 accantona i contributi e eroga le pensioni, rischia seriamente, - senza il soccorso tempestivo e rapido del Governo e Parlamento -, il Commissariamento (perché alla fine del 2019 si ritroverà con 2 anni e mezzo di riserva tecnica effettiva contro i 5 anni previsti come minimo dalla legge) o il passaggio diretto all’INPS (ma serve una legge ad hoc come è avvenuto per Inpdai, Inpdap ed Enpals). Beppe Grillo ha addirittura ipotizzato la trasformazione di tutte le Casse professionali in enti pubblici e la loro implicita collocazione nell'Inps come "Fondo professionisti" sulla falsariga del "Fondo Volo". L'Inpgi era pubblico fino al 1994, quando il Governo Berlusconi/Tremonti lo ha incluso in maniera inopinata nel dlgs 509/1994, - che ha privatizzato tutte le casse professionali-, in contrasto con una sentenza della Corte costituzionale (la n. 214/1972) secondo la quale l'Inpgi (che assicura dipendenti come l'Inps) era un ente diverso dalla casse (che, invece, assicurano lavoratori autonomi): "Insussistente - ha scritto la Consulta - l'analogia fra la Cassa di previdenza dei giornalisti e quelle degli avvocati, dei dottori commercialisti, dei ragionieri e dei geometri. In sostanza, la cassa dei giornalisti costituisce un settore autonomo del complesso sistema previdenziale predisposto a tutela dei lavoratori dipendenti e i cui compiti sono assolti principalmente dall'INPS". L'Inpgi dal 1951 è l'unico istituto sostitutivo dell'Inps (IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=22488 ).
Negli ultimi dieci anni i giornalisti occupati sono passati da 18.866 a 15.016, mentre i pensionati sono aumentati da 4.256 a 7.240 (IN https://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=25930 ). Trattandosi, però, di una crisi strutturale del sistema editoria, senza alcuna “ruberia”, perché i conti dell’Istituto sono assolutamente in ordine, nessun eventuale Commissario potrebbe rimettere in piedi la baracca perché non avrebbe alcuna bacchetta magica. La via d’uscita è solo “politica” ed ha una sola soluzione: quella dell’immediato implemento massiccio della base contributiva degli iscritti all’INPGI/1 dopo lo svuotamento degli ultimi disastrosi anni. A questo obiettivo mira un emendamento della Lega al "decretone" per salvare la cassa dei giornalisti. L'emendamento è stato presentato oggi. Al Senato un analogo tentativo della Lega è stato stoppato dal M5S. E' auspicabile una convergenza di Pd, Forza Italia e Fratelli d'Italia sull'emendamento della Lega. Va fermata la guerra dei pentastellati al giornalismo professionale, all'Ordine e alla previdenza della categoria. Indebolire i giornalisti, rendendo precari status giuridico e futuro pensionistico, significa indebolire la democrazia e destabilizzare un sistema centrale nella vita della Nazione. Per l'Inpgi/1, è vitale recuperare i contributi di tutti coloro che fanno i giornalisti di fatto e i "comunicatori professionali" e scaricare la spesa (25 mln circa) degli ammortizzatori sociali sulla fiscalità generale.
L’INPGI/1 si può salvare solo ed ESCLUSIVAMENTE se tutti coloro - che in Italia a qualsiasi titolo, anche se formalmente non riconosciuti dall’Ordine dei giornalisti, svolgono (in ambito privato o pubblico) attività giornalistica o comunque di “comunicazione professionale” (ex legge 4/2013) prevalente ai fini della loro denuncia dei redditi IRPEF - versassero i contributi previdenziali all’INPGI/1 senza più ritardi, anziché all’INPS, all’INPS/2, all’INPGI/2 o all’ex ENPALS. L'emendamento estende ai giornalisti e ai comunicatori del settore privato la copertura della legge 150/2000 riservata, per gli uffici stampa e la comunicazione giornalistica, al settore pubblico.
Per far questo occorre anche una legge che obblighi i circa 20 mila comunicatori a versare da subito all’INPGI, anziché all’INPS. Parallelamente occorre che gli appena 18 ispettori dell’INPGI/1 (senza neppure UN ispettore per ogni Regione non si va da nessuna parte) vengano al più presto supportati dagli Ispettori del Lavoro pubblici nel controllo a tappeto di tutti coloro che lavorano negli Uffici Stampa pubblici (università, federazioni sportive affiliate al CONI, grandi imprese pubbliche – come Poste, Trenitalia ecc. – grandi Comuni, province, Regioni, ministeri, Presidenza del Consiglio, enti costituzionali) e privati (come società quotate in Borsa e non – grandi imprese TELECOM- TIM- WIND-ENEL-ecc.) i quali versino erroneamente i loro contributi all’INPS. Occorre che i loro contributi passino, invece, immediatamente all’INPGI con 5 anni di arretrati senza pagamento di sanzioni o multe né spese legali per i datori di lavoro. Ciò darebbe ossigeno alle casse dell’INPGI che si trovano senza liquidità corrente.
Per far passare i circa 20 mila comunicatori dall’INPS all’INPGI occorre, come detto, una legge. Deputati e senatori della Lega avevano presentato un emendamento nell’ultima legge di stabilità (in https://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=26062), ma non è poi passato per la ferma opposizione del Movimento 5 Stelle che si è qualificato già come nemico del giornalismo professionale propugnando anche l'abolizione dei contributi all'editoria e determinando un migliaio di disoccupati. Ora l’ultima speranza è la presentazione dell'emendamento al "decretone" con sua successiva approvazione e ripassaggio obbligatorio al Senato. Non c’è più tempo per le chiacchiere. E’ ormai scaduto da un bel po’. Ora occorrono i fatti e la politica deve fare la sua parte senza ulteriore indugi. Altrimenti l’INPGI/1 salterà in aria e con esso tutto il sistema informativo in Italia che metterebbe in serio rischio la stessa democrazia del nostro Paese e lederebbe gravemente il diritto dei cittadini ad una corretta e compiuta informazione autonoma ed indipendente. (fonte https://www.blitzquotidiano.it/economia/pensioni-inpgi-una-legge-per-la-democrazia-m5s-non-vuole-la-lega-3004358/:
Dl reddito-pensioni, proposta Lega: più tutele attraverso Inpgi. Capitanio: la politica ha il dovere di difendere i giornalisti.
Roma, 6 marzo 2019 - La Lega ha presentato un emendamento al 'decretone' per sostenere la categoria dei giornalisti e di coloro che fanno informazione anche con la tutela dell'Inpgi. Lo rende noto il deputato del Carroccio, Massimiliano Capitanio, primo firmatario dell'emendamento. "Più tutele per chi fa informazione ed è guardiano della democrazia. Vogliamo che dal primo gennaio 2020 - ha sottolineato - anche i comunicatori professionali, sia in ambito privato che pubblico, siano iscritti all'Inpgi, così come quelli che operano presso le pubbliche amministrazioni. Stesso discorso anche per chi svolge attività, anche di natura tecnico informatica, inerenti la produzione, il confezionamento o la fruibilità di contenuti a carattere informativo diffusi sul web o su altro canale multimediale". "La politica - ha aggiunto - ha il dovere di difendere i giornalisti, baluardo della libera informazione. Nella stessa direzione va l'emendamento che chiede il giusto riconoscimento di chi svolge la professione nella pubblica amministrazione. Allo stesso tempo è doveroso garantire anche un equo sostegno all'editoria cartacea e radiotelevisiva, con un'attenzione particolare all'editoria locale, fondamentali ai fini di un'informazione completa e pluralista". (askanews)
INPGI, DURIGON: STIAMO LAVORANDO A SOLUZIONE A BREVE - Roma, 6 marzo 2019 - "Stiamo attenzionando la situazione e vogliamo trovare una soluzione fin da subito"", così il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon parlando della Cassa di previdenza dei giornalisti INPGI. "Come Lega - ha aggiunto - stiamo portando avanti un emendamento che possa dare respiro alla Cassa che oggi è in crisi. Anche lavorando sulle casse di solidarietà speriamo in una soluzione adeguata". "Speriamo - ha concluso - nel Tavolo di governo di trovare una soluzione condivisa, mi auguro di farlo addirittura già nel Decretone". (9colonne)
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3.3.2019 - TUTTO SULL'EDITORIA ITALIANA DAL 10/11/2015 ALL'1/3/2019 (FINANZIAMENTO PUBBLICO, DIFFUSIONE, OCCUPAZIONE, PUBBLICITÀ, PREVIDENZA, CARTA, WEB, INTERNET E RADIOTV). - ricerca di Franco Abruzzo - TESTO IN https://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=26059