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Cardani (Agcom): sulle imprese che lavorano nei media tradizionali gravano tutta una serie di obblighi e regole che non ci sono per chi opera nel digitale. La relazione Auditel 2019, e le novitą sulle rilevazioni degli ascolti da smartphone, pc, tablet, smart tv, insomma, fanno discutere le istituzioni. (IN CODA articoli su Auditel di Vittorio Nuti/ilsole24ore e di Renato Franco-corrieredellasera).
di ItaliaOggi
1.3.2019 - Da un lato il presidente dell’Agcom, Angelo Marcello Cardani, denuncia come l’attuale definizione di mercato dei media sia fuori dal tempo, «con impegni, obblighi e regole che gravano sulle imprese che operano nel mercato tradizionale, e che sono invece del tutto assenti per quelle del digitale». Dall’altro Alessandro Morelli, presidente della commissione trasporti, poste e tcl della Camera, si immagina un futuro prossimo in cui quasi nessuno avrà una tv in casa, tutto digitale, ma nel quale «sarà necessaria una tutela ancora più attenta del mercato dei media, per evitare che diventi una melassa globalizzata. Non è sovranismo, ma dovremo proteggere le imprese italiane, pubbliche e private». La relazione Auditel 2019, e le novità sulle rilevazioni degli ascolti da smartphone, pc, tablet, smart tv, insomma, fanno discutere le istituzioni. Cardani si dice grato nei confronti di Andrea Imperiali, presidente Auditel, «per la collaborazione messa in campo. Esempio di quello che dovrebbe essere il rapporto tra imprese e Autorità, che si affianca alle imprese per fornire strumenti giuridici, in un rapporto proficuo che può esistere e va quindi replicato con tutti. Sono a fine del mio mandato di sette anni e mi tolgo qualche sassolino: mi vergogno a dover limitare l’ attività dell’ Authority ai media tradizionali». Agcom, infatti, rileva solo il mercato tradizionale. E poi c’ è il peso della regolazione, necessaria, ma che è innegabilmente un peso per le imprese: «Io sono convinto che il mercato, con il boom del digitale, sia ormai molto più ampio di quello tradizionale. Ma sulle imprese che operano nel mercato tradizionale gravano tutta una serie di impegni, obblighi, regole che sono invece assenti per chi opera nel digitale. E se una parte del mercato sfugge alle regole, c’ è un senso di impotenza che non è gradevole». Alberto Barachini, presidente della commissione di vigilanza Rai, ricorda che «il servizio pubblico non può essere legato solo alle logiche di Auditel. Poiché deve perseguire le finalità di legge e quelle indicate nel contratto di servizio. La nostra commissione, peraltro, non solo vigila, ma ha pure compiti di indirizzo del servizio pubblico. Rai è molto presente nel digitale, c’è Rai Play che cresce, con un pubblico che spesso neppure conosce i palinsesti della tradizionale tv lineare. Avvieremo un confronto con Auditel per capire meglio le modalità di rilevazione degli ascolti anche sulle piattaforme digitali, con processi che necessitano di verifiche formali e informali, di test strutturali. È chiaro che sia nostro interesse eliminare ogni rischio che Rai sia penalizzata». Il garante europeo per la protezione dei dati personali, Giovanni Buttarelli, plaude ai soci Auditel che «hanno fatto un grande investimento. Auditel monitora dati sensibili, abitudini molto intime. Ma il metodo di lavoro rispetta tutte le direttive europee. E in questo modo abbiamo la certezza che i dati raccolti da Auditel non vadano a finire nei tanti Cambridge Analytica di cui ci stiamo occupando a Bruxelles». Infine, come detto, Morelli, quello del 33% di musica italiana in radio, l’ uomo senza tv: «Io non ho la televisione in casa, non ho più quel soprammobile che ritengo non più utile. Eppure sono informato, sono sul pezzo, credo di essere una persona normale. Penso che molte famiglie, nei prossimi anni, saranno senza questa scatola. Ma credo, pensando al mondo digitale, che l’ anarchia non debba sovrastare gli interessi nazionali, che vanno invece tutelati. Quindi, secondo me, la regolazione per le imprese che operano nel mondo dei media può essere certo un peso, ma è pure vita. È una tutela del mercato, che non deve diventare una melassa globalizzata, ma deve proteggere le aziende italiane, pubbliche e private. Sarà poi interessante capire come tutelare il diritto di autore delle varie clip tratte da programmi tv e distribuite sulle piattaforme web. E dovremo tutelarlo, poiché non è giusto che altri, senza sforzi, possano trarne benefici, magari senza pagare le tasse in Italia». link
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Corriere della Sera. La rivoluzione dell' Auditel. Cambia il modo di monitorare gli ascolti In arrivo le rilevazioni per smartphone e pc - di Renato Franco
1.3.2019. Smartphone e pc, tablet e smart tv: cambia il modo di consumare i contenuti televisivi, cambia il modo di misurare lo share. Entro aprile Auditel diffonderà i dati degli ascolti rilevati non solo dalla tv tradizionale, ma anche dai device digitali: una rivoluzione annunciata dal presidente della società, Andrea Imperiali. «È un passaggio fondamentale che rappresenta un primato a livello continentale», ha sottolineato Imperiali, spiegando che già da dicembre è iniziata in via riservata la misurazione, un modo per testare il sistema per qualche mese e per evitare qualunque tipo di criticità prima di rendere pubblici - quotidianamente - i dati.
Anche se i numeri al momento non sono ufficiali, si può già tracciare un primo bilancio: la rilevazione dell' ascolto sui device digitali restituisce ai broadcaster una parte dell' erosione che ha interessato la tv tradizionale perché emerge un ascolto fin qui non misurato. I punti di «share addizionale» appaiono complessivamente contenuti, ma - questa la novità interessante - non si distribuiscono in modo lineare, bensì con logiche del tutto nuove perché i programmi che si possono organizzare per clip - può valere per X Factor o Striscia la notizia , per un' intervista di Fazio o un servizio delle Iene - beneficiano di un surplus di ascolto che può portare a numeri importanti. Del resto la snack tv - la visione a morsi - è una modalità di fruizione in aumento, non solo tra i giovani, che è più difficile da catturare e ha caratteristiche molto diverse rispetto a quella tradizionale.
La fruizione, tipicamente on demand, è infatti caratterizzata da un consumo rapido, prevalentemente in mobilità, con livelli di attenzione elevati e una visione individuale del contenuto tv. L' Auditel «digitale» è la prima soluzione a livello continentale a comprendere nel perimetro di misurazione sia le app sia i browser e ad includere, tra i device rilevati, anche la smart tv, il dispositivo-chiave di tutte le future proiezioni di sviluppo. Inoltre è una soluzione disegnata per contare gli stream effettivamente visti dagli spettatori e non quelli semplicemente erogati o emessi dai diversi server (come avviene, invece, per tutte le metriche oggi sul mercato). È - infine - la prima soluzione progettata per realizzare la «total audience della televisione», ovvero l' integrazione degli ascolti della tv tradizionale con quelli dei device digitali, attraverso valutazioni univoche e omogenee. Imperiali ha illustrato il percorso di innovazione intrapreso nel 2017 con il SuperPanel di 16.100 famiglie: «Si tratta di un passaggio fondamentale che Auditel intende offrire all' industria televisiva, incalzando sul terreno della trasparenza e della certificazione dei dati quei soggetti che fino ad oggi sono sfuggiti a ogni controllo». La rilevazione dei device «rappresenta un primato a livello continentale, realizzato in tempi record (appena un anno e mezzo tra progettazione e realizzazione), che consentirà di intercettare i nuovi modelli di consumo e i nuovi comportamenti di fruizione dei contenuti, divenendo uno standard digitale certificato e condiviso da tutti i soggetti del mercato». - Renato Franco
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