PREVIDENZA. Manovra: ipotesi di un riordino del settore della comunicazione e dell'informazione con l'obiettivo di creare un polo previdenziale autonomo di settore. È l'ipotesi concreta contenuta in un emendamento (firmato da 15 deputati della Lega) alla Legge di Bilancio che propone la confluenza nell'Inpgi, l'Istituto di Previdenza dei Giornalisti Italiani, della categoria dei comunicatori pubblici e privati, ora iscritti all'Inps. Costo 130 mln, ma l'iniziativa evita il rischio di 700 mln di costi, qualora l'Inpgi dovesse confluire nell'Inps. Sul tavolo ci sarebbe l'estensione dell'adesione all'Inpgi anche per le nuove figure professionali di comunicazione e informazione che operano sul web.
ROMA, 29 novembre 2018. Un riordino, che parte dalla previdenza, del settore della comunicazione e dell'informazione con l'obiettivo di creare un polo previdenziale autonomo di settore. È l'ipotesi concreta contenuta in un emendamento alla Legge di Bilancio che propone la confluenza nell'Inpgi, l'Istituto di Previdenza dei Giornalisti Italiani, della categoria dei comunicatori pubblici e privati, ora iscritti all'Inps. La proposta normativa, che è stata accantonata durante l'esame in commissione Bilancio, potrebbe trovare spazio nella manovra durante i lavori dei prossimi giorni. Le verifiche in corso sulle coperture prevedrebbero al momento un `costo´ della norma attorno ai 130 milioni di euro che però rappresentano un potenziale risparmio rispetto al rischio di un esborso attorno ai 600-700 milioni previsto dalla soluzione inversa, cioè se il settore pensionistico pubblico realizzasse il polo della comunicazione-informazione accogliendo il complesso del sistema previdenziale dei giornalisti, ora privatizzato. La proposta sul tappeto, che troverebbe consensi all'interno della maggioranza, prevede che a decorrere dal primo gennaio 2019 i soggetti che svolgono, l'attività di comunicatore professionale, così come previsto dalla legge n. 4/2013, siano iscritti all'Inpgi. Il passaggio sarebbe automatico anche per i comunicatori che operano nelle amministrazioni pubbliche. Qualora si tratti di un'attività svolta come lavoro autonomo, l'iscrizione sarebbe alla gestione separata dell'Inpgi, ora destinata a raccogliere i giornalisti non contrattualizzati, come i free lance. La norma prevede specifiche tutele di adeguatezza delle prestazioni, senza modifiche nella struttura della contribuzione e dei requisiti rispetto alla forma previdenziale di provenienza. La norma si propone soprattutto di adeguare il sistema previdenziale alla mutata realtà del settore della comunicazione, interessato dalla rivoluzione tecnologica e dal cambiamento delle piattaforme su cui viaggiano le informazioni, una realtà che punta ora a trovare casa - ma potrebbe essere solo un primo passaggio - nell'istituto di previdenza dei giornalisti. Proprio per questo tra le ipotesi sul tavolo ci sarebbe l'estensione dell'adesione all'Inpgi anche per le nuove figure professionali di comunicazione e informazione che operano sul web. L'operazione si presenterebbe come un progetto win win: da una parte i comunicatori troverebbero spazio in un sistema professionale storicamente organizzato nella cassa dei giornalisti, senza perdere qualità e quantità della prestazione; dall'altra l'Inpgi, che riserva le proprie prestazioni ai soli iscritti all'ordine dei giornalisti, si adeguerebbe al mutato contesto professionale, trovando anche un maggiore equilibrio nel tempo dei propri conti. Al momento si starebbe valutando l'impatto della norma. Per i conti pubblici ci sarebbe solo uno spostamento di risorse: l'uscita di 130 milioni di contributi ora versati all'Inps, quindi al settore pubblico, che invece arriverebbero all'Inpgi, che è privatizzato (ex dlgs 509/1994) stabilizzandone i conti. Di contro, invece, il passaggio del settore giornalistico a quello pubblico, semmai fosse ipotizzato in futuro, peserebbe sui costi dell'erario e dell'Inps per 700 milioni.(ANSA).
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