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Di Maio contro Repubblica e L’Espresso. La replica: “Raccontiamo solo la verità”. - di La Repubblica (in coda artico di Francesco Grignetti/LaStampa).


Roma, 7 ottobre 2018 - Il vicepremier Luigi Di Maio attacca il lavoro dei giornalisti di Repubblica e delle altre testate del gruppo Gedi. In un video su Facebook, Di Maio con un sorriso sarcastico afferma che i cittadini « per fortuna si stanno vaccinando dalle bufale e dalle fake news dei quotidiani » , tant’ è vero che « stanno morendo molti giornali, in particolare del gruppo dell’ Espresso (sic) , che, mi dispiace per i lavoratori, stanno addirittura avviando processi di esuberi. Perché nessuno li legge più, perché ogni giorno passano il tempo ad alterare la realtà». I Comitati di Redazione della Repubblica e dell’ Espresso hanno replicato al politico del M5S in una nota: « Ancora una volta il vicepremier Di Maio non perde occasione per mostrare a tutti gli italiani la sua cultura. Non solo ignora – proseguono i Cdr – che il gruppo Espresso non esiste più da due anni, confluito nel più articolato gruppo Gedi che è leader in Italia nell’ informazione quotidiana e multimediale, ma dimostra di non conoscere la differenza tra bufale e notizie, evidentemente perché espertissimo della prima fattispecie e allergico alla seconda. Nella sua dichiarazione Di Maio inoltre parla senza cognizione di causa, ed è grave essendo lui anche ministro del Lavoro, di ” processi di esuberi” e di “giornali che stanno morendo”, tradendo così una sua speranza recondita. Ma può mettersi l’ anima in pace – conclude il comunicato – Repubblica, l’ Espresso e le altre testate del gruppo Gedi non moriranno e, Costituzione alla mano, continueranno a fare quello per cui sono in testa alle classifiche della diffusione digitale e cartacea nel nostro Paese: raccontare la verità, soprattutto quando è scomoda per il potente di turno». Levata di scudi da parte della Federazione nazionale stampa italiana ( « Auspicare la morte dei giornali è tipico delle dittature » ); del direttore della Stampa, Molinari, che rivendica la « solidità delle radici della libera informazione » ; del segretario Pd, Martina ( « Il modello di Di Maio è l’ illiberale Orban » ); di FI ( Casciello: «Siamo alla farsa della Democrazia » ); di Leu ( Fratoianni: «La ricerca della verità è frutto di un giornalismo libero. A Palazzo Chigi se ne devono fare una ragione »). Solidarietà anche dal Cdr del Corriere della Sera, da quello della Stampa e dall’ Associazione Stampa Romana. Il presidente del Gruppo Gedi, Marco De Benedetti, ha risposto in un tweet al vicepremier: « Stia sereno onorevole Di Maio – scrive – il gruppo Gedi non sta morendo. Grazie alla professionalità dei suoi giornalisti siamo il primo gruppo editoriale del Paese. Grazie agli investimenti fatti siamo leader nel digitale. Soprattutto continueremo a raccontare la verità ». Il 29 settembre scorso era stato l’ altro vicepremier, Matteo Salvini, ad attaccare l’ Espresso per una copertina sulle discriminazioni in Italia. – (Marco Contini, Dario Del Porto, Marco Patucchi, Carmine Saviano, Giovanna Vitale – componenti del Cdr di Repubblica)





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Di Maio contro i giornali: muoiono. È bufera.  - di FRANCESCO GRIGNETTI/La Stampa  -  -7.10.2018 - Non è usuale che un ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico prefiguri, con malcelata soddisfazione, la morte di un’ impresa economica del Paese. Ieri, Luigi Di Maio, attraverso una delle solite dirette Facebook senza contraddittorio, si è scagliato contro i giornali che criticano la maggioranza. «Per fortuna – ha detto – ci siamo vaccinati anni fa dalle bufale, dalle fake news dei giornali e si stanno vaccinando anche tanti altri cittadini, tanto è vero che stanno morendo parecchi giornali tra cui quelli del Gruppo L’ Espresso che, mi dispiace per i lavoratori, stanno addirittura avviando dei processi di esuberi al loro interno perché nessuno li legge più, perché ogni giorno passano il tempo ad alterare la realtà e non a raccontare la realtà». Immediata è arrivata la replica del presidente di Gedi, Marco De Benedetti: «Stia sereno Onorevole, il gruppo Gedi non sta morendo. Grazie alla professionalità dei suoi giornalisti siamo il primo gruppo editoriale del Paese. Grazie agli investimenti fatti siamo leader nel digitale. Soprattutto continueremo a raccontare la verità». A parte il fatto che il Gruppo L’ Espresso citato da Di Maio non esiste più da un paio di anni – al suo posto c’ è il Gruppo Gedi, editore anche di questo giornale -, il vicepremier davvero non sembra stare nella pelle se ci sono testate che accusano i morsi della crisi. È quanto gli ha subito rinfacciato il sindacato dei giornalisti Fnsi: «Di Maio, come del resto buona parte del governo, sogna di cancellare ogni forma di pensiero critico e di dissenso, e si illude di poter imporre una narrazione dell’ Italia lontana dalla realtà. Auspicare la morte dei giornali non è degno di chi guida un Paese di solide tradizioni democratiche come è l’ Italia, ma è tipico delle dittature». Ma la questione è divenuta subito politica. Si schiera il segretario dem Maurizio Martina: «Si dovrebbe vergognare, ma ormai purtroppo non possiamo stupirci perché il modello di questi signori è diventato Orban. La curva illiberale di questa maggioranza è pericolosa per il Paese e per tutti i cittadini». Così tanti deputati dell’ opposizione. Michele Anzaldi del Pd è forse il primo ad accorgersene: «Mai visto un ministro del Lavoro che gioisce per lavoratori in esubero, un ministro dell’ Industria che gioisce per un’ azienda in difficoltà, un vicepremier che spera nella chiusura di un giornale. Di Maio vergogna per le parole sul Gruppo Espresso! L’ unico posto di lavoro che gli interessa è il suo». Critico è anche Gigi Casciello di Forza Italia: «Questa volta nel mirino dell’ illiberale Di Maio e degli antidemocratici Cinquestelle è finito il gruppo Gedi. Prima è toccato a Libero, il Giornale e a quanti con dati alla mano dimostrano che la politica economica del governo è contro chi cerca lavoro piuttosto che elemosine». I giornalisti del Gruppo hanno replicato attraverso gli organi sindacali interni. «Può mettersi l’ anima in pace: Repubblica, L’ Espresso e le altre testate del gruppo Gedi – scrive il cdr di Repubblica e L’ Espresso – non moriranno». E sostiene il cdr de La Stampa: «I giornalisti possono garantire al ministro Di Maio che non si lasceranno intimidire e continueranno nel loro lavoro di informare pienamente i cittadini assieme a tutti i colleghi delle altre testate del Gruppo Gedi».






 


 






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