In libreria ”Pelé, la perla nera” ovvero la storia e non la semplice prima biografia italiano del più popolare calciatore al mondo. Un mese prima dei Mondiali, l’agile volumetto scritto da Daniele Poto (Perrone editore, 186 pagine, 10 euro di costo) è l’occasione per scoprire l’attaccante che ha legato il proprio nome a molti record dei mondiali.
19.5.2018 - E’ uscito al Salone del Libro di Torino”Pelé, la perla nera” ovvero la storia e non la semplice prima biografia italiano del più popolare calciatore al mondo. Un mese prima dei Mondiali, proditoriamente privi della partecipazione dell’Italia, l’agile volumetto scritto da Daniele Poto (Perrone editore, 186 pagine, 10 euro di costo) è l’occasione per scoprire l’attaccante che ha legato il proprio nome a molti record dei mondiali. Tra questi la conquista della Coppa Rimet attraverso tre fortunate partecipazioni su quattro tentativi (dal 1958 al 1970) e poi la palma di miglior giovane cannoniere in un evento del genere (1958). Il calciatore brasiliano, idealmente un nove e mezzo (né un centravanti né una mezz’ala) ha segnato più di 1.200 gol in carriera giocando praticamente in capo a venti anni di attività solo in tre squadre: il Santos, il Cosmos e la nazionale brasiliana. In coppia con Garrincha giocando 60 match non ne ha perso una solo. Ed è stato politico, industriale, ambasciatore del calcio nel mondo, attore. Non è un libro agiografico perché di Pelé vengono mostrati anche i fondamentali difetti: un’esagerata fiducia nel prossimo (il che l’ha portato a collezionare molti fallimenti industriali nella propria carriera di business-man), una fedeltà non proprio consolidata alle proprie compagne che l’ha condotto a molte relazioni extra-coniugali oltre che a una nidiata di figli non tutti desiderati. Il libro non è solo una meravigliosa storia di calcio perché racconta il Brasile povero degli anni ’50, messo in comparazione con l’Italia che esce dal difficile dopoguerra. E poi le due nazioni a confronto: l’una negli anni di Pelé, l’altra nel momento del boom. Fino a anni più recenti: Mani Pulite in Italia e venti anni dopo lo scandalo del presidente Lula in Brasile. Il match Italia-Brasile vive di momenti palpitanti sui campi di calcio. Memorabile il 4-1 che il Brasile ci inflisse nella finale mondiale del 1970 dove l’Italia stremata dopo il rocambolesco successo sulla Germania (4-3) venne piegata da fantasisti brasiliani con un secco 4-1. E l’immagine che ci rimane di quel match è un Pelé che salta in cielo e schiaccia in rete di testa eludendo il disperato quanto goffo tentativo di contrasto di Burgnich. Per esplicito riconoscimento di Pelé quello è stato il miglior Brasile in cui si sia mai trovato a giocare. Basti citare il quintetto d’attacco: Jairzinho, Rivelino, Tostao, Pelè e Gerson: un’autentica macchina da gol. Ecco un piccolo stralcio significativo della prefazione:
“Scrivere di Pelé vuol dire tuffarsi in un arcipelago, in un universo qualitativamente gentile e quantitativamente sterminato, immergendosi materialmente e metaforicamente in un altro continente dove c’è un altro concetto di vita e di calcio. Vuol dire non archiviarlo nella storia visto che è vivo, vegeto e presente. Presente e interventista nel dibattito contemporaneo anche grazie all’uso massivo dei social network. Protagonista di una storia infinita. Coerente e, a volte contraddittoria. Perché Pelé è contemporaneamente un ex campione e un uomo a cavallo tra due secoli e due millenni ma anche un brand vendibile e spendibile in tutti i paesi del mondo con il logo di una maglietta numero dieci il cui fascino non tramonta mai, a dispetto degli anni lontani delle sue imprese sui campi di calcio”.
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L'AUTRE - Daniele Poto è un giornalista sportivo che si dedica attualmente alle inchieste. Tra i suoi libri recenti più apprezzati: “Le Mafie nel pallone”, “Azzardopoli”, “Azzardopoli” 2.0, “Italia diseguale” e, più recente, “Penultima spiaggia”.
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