ARCHIVI & STORIA. Il Capitano di via Solferino. Giulio Alonzi è stato vice direttore del Corriere della Sera, poi Corriere d’informazione, nel breve periodo della direzione di Mario Borsa dal giorno della Liberazione al 6 agosto 1946.
di Filippo Senatore
15.5.2018 - Giulio Alonzi è stato vice direttore del Corriere della Sera, poi Corriere d’informazione, nel breve periodo della direzione di Mario Borsa dal giorno della Liberazione al 6 agosto 1946. Giulio nasce a Veroli, terra dei Ciclopi il 20 agosto 1893. Famiglia numerosa con il babbo Francesco ciabattino e commerciante di cuoiame. Riflessivo e intelligente compì gli studi superiori classici e si iscrisse all’Accademia militare nonostante la salute cagionevole. Chiamato alle armi durante il primo conflitto mondiale fu assegnato all’ottantunesimo reggimento di fanteria con il grado di caporale con una scalata in pochi mesi con il grado di tenente. Lungo periodo di trincea al fronte fino alla battaglia dell’Isonzo. Minato nella salute fra ricoveri e licenze ritornò sempre in mezzo ai suoi soldati promosso capitano. Fu compagno d’armi di Ferruccio Parri, Stabilitosi a Lecco esordisce come giornalista alla Gazzetta Italiana di Salt Lake City ove viveva il fratello da alcuni anni. Fonda il periodico il Reduce di Lecco professando le idee di Piero Gobetti . Ripresi i contatti con il commilitone Parri si trasferisce a Milano con la moglie Anita Franceschi. Qui dove vive l’esperianza de Il Caffè giornale antifascista milanese ed entra al Corriere di Luigi Albertini. Rimane al Corriere nell’ombra dopo l’epurazione fascista. Mantiene i contatti con i comandante Maurizio coordindo a Milano la rete segreta di Giustizia e Libertà. Parri assunto dall’ufficio studi della Montedison di fatto è il capo dell’antifascismo italiano. Alonzi vive nella redazione del Corriere ai margini circondato dalla gran parte dei colleghi con la tessera del Fascio. Il direttore Aldo Borelli lo tollera lo ignora e lo lascia vivere. Alonzi viene designato tesoriere del Partito d’Azione clandestino costituitosi a Milano nel1942 con Parri Bauer La Malfa e Adolfo Tino. Dopo la caduta di Mussolini nel luglio del 1943 in via Solferino rientrano e si palesano i vecchi antifascisti fino ad allora “in sonno”. Alonzi è uno di questi ma dopo l’8 settembre deve lasciare il Corriere entrando in clandestinità . Suoi compagni d’arme l’eroe Sergio Kasmanncomandante partigiano ucciso a Milano dopo la delazione di una spia. Alonzi nel Dopoguerra ha narrato gli orrori di Villa triste dove finì prigioniero con Franco Bigatti. Le torture vessarono i prigionieri. Gli aguzzini volevano fare delle vittime i delatori ma Alonzi non si piegò. Finì in ospedale piagato nel corpo. Fu liberato dai partigiani e il 24 aprile del 1945 con il neodirettore Mario Borsa rientrò al Corriere per la dichiarazione della Liberazione. Vice direttore e poi negli anni 50 a L’Avanti! dopo la svolta autonomista di Nenni. Per quindici anni scrisse con passione di politica, letteratura e costume. Poi il ritiro e la morte il 28 dicembre del 1971. Nessuno ne scrisse immediatamente. Ferruccio Parri lo ricordò con passione. Giulio Alonzi con la nobiltà d’animo tonava spesso nella sua Ciociaria sulle orme dei Giganti che attraversarono le eroiche gesta di Ulisse.
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