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Arrigo Petacco, giornalista scrupoloso, storico controcorrente e un po’ bastiancontrario, ex comunista forse, socialista certamente....
di Mario De Scalzi
4.4.2018 - Praticamente cieco, privato del suo adorato rapporto con la carta frusciante dei giornali, dei libri e delle tignose ricerche in vecchi archivi polverosi e dimenticati, se n’è andato ieri Arrigo Petacco. Nato il 7 agosto 1929 a Castelnuovo Magra su una rupe con la testa tra le nuvole del cielo, è morto a Portovenere con i piedi affondati nel mare. Giornalista scrupoloso, storico controcorrente e un po’ bastiancontrario, ex comunista forse, socialista certamente, Arrigo non si spaventava di nulla. Non si spaventò “di andare sui monti” (così si diceva a Spezia) ovvero tra i partigiani dietro e attorno alla città tra la Cisa e Centocroci, tra la Lunigiana e Valdurasca, scendendo verso Parma, o tra il Magra, il Vara e il Taro. Aveva 15 anni e faceva la staffetta. Certo che avrebbe voluto un’arma, come tutti quei cenciosi che nutrendosi per mesi e mesi solo di castagne contribuirono a liberare l’Italia. Ma la Beretta o lo Sten i partigiani non glieli diedero mai:“ma sei scemo Arrigo? Se ti beccano i tedeschi fosse anche con una fionda, ti fan fuori subito!”. Lui, 40 anni dopo ne rideva con mio padre, partigiano col nome di battaglia La Zitella, con un altro monumento del giornalismo Giancarlo Fusco, Arnoldo Foa’, membri di un’eterogenea compagnia che più eterogenea non si può. Non mancavano nemmeno un paio di ex repubblichini. Tutti accomunati per nascita, amori, strani vincoli con mare e montagne nel nome della città: Spezia. E forse proprio per questo di politica parlavano poco in quei cenacoli arronzati fatti di ricordi, risate e dove a tener banco erano le clamorose storie romanzate autobiografiche di Fusco arrivato nel frattempo alla decima grappa Nardini. Arrigo non si spaventava neanche di contraddittorie amicizie che proprio non si capiva come stessero insieme, come quella con Indro Montanelli e con Sergio Zavoli. Io volevo fare il giornalista mentre studiavo all’università. Lui mi aiutò a realizzare il sogno. Con lui imparai a consumar le suole come aiuto-aiuto cronista di nera negli anni 70. Il sequestro di Paul Getty, la criminalità organizzata di quasi mezzo secolo fa, feroce quanto e più di oggi ma dotata di uno strano senso dell’onore, il movimento anarchico al quale si volevano a tutti i costi attribuire attentati e documenti di brigate rosse e movimenti fascisti. Ma col cavolo che ci facevi fesso Arrigo! Indagava e faceva indagare, chiedeva e voleva risposte, verificava le informazioni fino alla nausea, la mia! E allora mi toccava scarpinare tra via dei Taurini a Roma, a Carrara tra i cavatori, negli archivi del Telegrafo e della Nazione in cerca di testimoni, soffiate o addirittura spiate per soddisfare la sua curiosità, i suoi dubbi. Inutile dire che aveva sempre ragione lui...eccome se aveva ragione! Petacco adorava scrivere. Certo la televisione di TV7 o Speciale G7, gli piaceva ma pestare sulla Lettera 22 o sulle vecchie Lexicon era tutta un’altra...musica. E da giornalista di inchiesta passò a investigatore della storia. La sua molla era sempre la ricerca di verità scomode. Bastiancontrario appunto. Che quando agguantava un osso non lo mollava più. Da storico poteva scegliere argomenti e protagonisti, decidere i tempi, i luoghi dove scavare, cercare documenti dimenticati e sepolti tra le carte tirandone, alla fine, le fila. Secondo molti fu proprio in quest’ambito che diede il meglio di se’. In quasi 50 libri!! Ma Arrigo era e restava un giornalista a tutto campo con la curiosità insaziabile dei cavalli di razza. Poteva distrarlo solo il grande amore per la sua famiglia:l’adorata moglie Lucetta e le figlie Chicca e Carlotta. Perchè come tutti i geniacci Petacco era un po’ svagato e solo la famiglia sapeva come ricondurlo alle cose pratiche di questo mondo. Io lo sentivo abbastanza spesso e dei suoi consigli non richiesti -anche in questo era straordinario- facevo tesoro. Giornalista impeccabile, storico controcorrente, uomo buono e generoso: questo era Arrigo Petacco. Questo era davvero.
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