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R&S. Testate economiche in ripresa. Editoria, sorpasso dei ricavi diffusionali sulla pubblicità

di Antonella Oiveri/ilsole24ore

20.12.2017 - A guardare il settore dell' editoria nella retrospettiva di qualche anno, come ha fatto R&S-Mediobanca, si individuano un po' meglio i trend sottostanti a quella che, vista dall' Italia - con alcune eccezioni - sembra essere una crisi senza fine. Il giro d' affari dell' industria dell' informazione (quotidiani) è in continua erosione: nel 2016 si è attestato a 153 miliardi di dollari, l' 8,4% in meno sul 2012. Ma se si spacchettano le voci, si vede che a pesare è stato soprattutto il calo della pubblicità cartacea (-26,9% dal 2012 al 2016), quando invece i ricavi diffusionali sono cresciuti del 3,4%. Il risultato è che si è consolidato il sorpasso delle vendite sulla pubblicità, dato che il 56% dei ricavi dei quotidiani origina dalla vendita dei contenuti, mentre la pubblicità digitale, pur in crescita del 32% dal 2012, fornisce ancora un contribuito esiguo all' editoria "tradizionale": il 6,3% dei ricavi totali a fronte del 2,2% contribuito dalla diffusione digitale (il 91,6% del giro d' affari mondiale proviene ancora dalla carta). Infatti, a far la parte del leone nel settore sono gli over the top: per ogni euro speso in pubblicità digitale, 61 centesimi vanno a rimpinguare i conti delle "advertising tech companies", che magari utilizzano anche i contenuti prodotti dai professionisti dell' informazione senza pagarli. Google, con 75 miliardi di euro nel 2016, ha la maggior quota di introiti pubblicitari digitali, principalmente attraverso il motore di ricerca e You tube. Segue a distanza Facebook con 26 miliardi, poi ci sono le cinesi Baidu (9 miliardi) e Tencent (4 miliardi).
In Italia la diffusione "cartacea" dei quotidiani è calata di un terzo rispetto al 2012, passando da 2,9 a 2,6 milioni di copie medie al giorno. In Europa la diffusione cartacea nello stesso periodo risulta in flessione del 20,5%, mentre il calo è più contenuto nel Nord America (-11,6%) e in Sud America (-12,1%). Il comparto in Italia è sempre stato più "ristretto" rispetto ad altri mercati europei, ma orami la diffusione complessiva nella Penisola è appena di un soffio superiore a quella della somma dei due principali quotidiani tedeschi, la popolare Bild Zeitung e il più serio Frankfurter Allgemeine. Il prezzo non sembra essere un fattore competitivo, se si considera che i nostri quotidiani (non "popolari") costano in edicola 1,5 euro, mentre per una copia del francese Le Monde si pagano 2,4 euro e per il quotidiano economico tedesco Handelsblatt 2,8 euro.
Ogni mercato, però, ha le sue specificità: difficile esportare le ricette che funzionano altrove.
Il dimagrimento del settore è confermato dall' aggregato dei primi nove gruppi editoriali in Italia, che evidenzia per il 2016 ricavi a 3,7 miliardi, in calo del 25,7% rispetto al 2012, pur con un rallentamento della flessione nell' ultimo anno. I primi tre gruppi per fatturato restano Mondadori (1,26 miliardi), Rcs (968 milioni, mentre Cairo Editore ne ha fatturati 96) e L' Espresso (586 milioni, cui aggiungere "proforma" i 123 milioni di Itedi-La Stampa consolidata da metà 2017). Anche l' occupazione è in contrazione, con 3.422 unità in meno dal 2012 per 13.038 addetti nel 2016: solo Cairo Editore nel quinquennio ha aumentato gli organici, del 6,4%. Ciononostante l' aggregato ha concluso il periodo 2012-2016 con perdite nette per 2 miliardi. Hanno sempre chiuso in utile solo Cairo - che nel 2016 ha riportato un margine Ebit del 14,3% - e L' Espresso - che lo scorso anno ha registro una redditività operativa positiva del 4,7%.  In mezzo, nel 2016, c' è Mondadori che ha recuperato un margine operativo positivo del 5,2%.  La panoramica europea vede nel 2016 ricavi editoriali in calo dell' 1,8%: sono però in controtendenza le testate economiche che aumentano invece i ricavi del 2,7 per cento.
 


 





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