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Professione «influencers»: Condé Nast Italia e l’Oréal in partnership con la SDA Bocconi hanno lanciato un corso per diventare influencers. E i giornalisti che fine faranno? Marina Macelloni (presidente di Inpgi): "All’Ordine dei giornalisti si chiede di prendere finalmente atto che le forme di attività giornalistica non sono più quelle del 1963 e che sempre di più comunicazione e informazione sono due mondi che si sovrappongono e si parlano". Franco Abruzzo (Cnog): "Che vuol dire? Che i pubblicitari e gli attori del marketing entreranno negli Albi dell'Ordine? Se cadono le regole deontologiche, cadrà la professione. L'Inpgi si può salvare chiedendo al Parlamento di farlo tornare pubblico come era fino al 1994 senza stravolgere la professione giornalistica inseguendo un allargamento effimero e avvilente della base contributiva". (IN CODA un saggio di Franco Abruzzo sulla commistione pubblicità-informazione).

di Piergiorgio Danzi

20.11.2017 - Continua la corsa alla rottamazione dei giornalisti e la ricerca di nuove figure professionali  in Condé Nast Italia, che in collaborazione con l’Oréal e in partnership con Sda Bocconi lo scorso 15 novembre ha inaugurato il primo corso gratuito per diventare influencers ossia operatori dell’influencing marketing in Europa. Venti il numero di partecipanti, 240 le ore di lezione previste per ragazzi con più di 19 anni, diploma di scuola superiore e iscrizione all’università in corso, allo scopo di formare i primi influencers certificati Condé Nast Italia e SDA Bocconi attraverso lo sviluppo di una serie di competenze teoriche del mondo della comunicazione, del social marketing e dei digital media e una formazione pratica per l’applicazione diretta e il riscontro concreto delle nozioni acquisite.  Un’operazione significativa, che segna e segnerà sempre più lo spostamento di equilibri del gruppo, impegnato da mesi in una profonda riorganizzazione interna.Pare infatti che Condé Nast Italia abbia un interesse sempre più esponenziale per gli influencers, nuove figure professionali che contano competenze trasversali sui media e verticali nel settore del Beauty & Lifestyle. E se prima fare l’ influencer era solo di moda, ora l’obiettivo di molte case editrici è trasformare questa occupazione in una vera e propria professione, sempre più centrale per lo sviluppo delle loro strategie di marketing e sempre più utile per sostituire il lavoro giornalistico, la cui deontologia è diventata una scarpa sempre più stretta.  A confermarlo anche le recenti dichiarazioni dell’amministratore delegato di Condé Nast Italia Fedele Usai all’inaugurazione del primo corso per influencer e pubblicate da WIRED.IT: “Gli influencer di oggi devono essere formati sull’etica e sulle responsabilità della comunicazione”. Al termine di questo corso, a partire dal marzo 2018, saranno avviati altri due master, aperti non più a 20, ma a 40 partecipanti ciascuno, incentrati non soltanto sul beauty, ma anche sul lifestyle, sul food e sul tech, con sponsor in via di definizione.  L’investimento da parte della casa editrice e di L’Oréal non è stato reso noto, ma Usai ha parlato di “un master in Bocconi, moltiplicato per il numero di partecipanti”. Insomma una spesa importante. E sempre su WIRED.IT,  Giuseppe Soda, direttore di Sda Bocconi, alcuni giorni fa, ha commentato: Nessuno soltanto 10 anni sa avrebbe mai pensato di dovere assumere un Seo Specialist e simili: oggi però il mercato richiede nuove professionalità in grado di rispondere alle esigenze del digitale, e gli influencer sono parte integrante di questa richiesta. Per questo è importante partire da una formazione mirata, in grado di sviluppare il talento dei ragazzi, insegnare loro l’etica di questo mestiere e aiutarli a sviluppare un messaggio davvero credibile”. La direzione della Condé Nast Social Academy, la scuola alla quale è stata affidata la fornazione di nuovi influencer,  è stata affidata a Raffaella Buda, da due anni Branded Content Director di Condé Nast, con il coordinamento didattico di Gabriella Lojacono, Associate Professor of International Management e Director Exectuive del Master in Luxury Management di Sda Bocconi school of management


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Marina Macelloni (presidente di Inpgi): "Alle parti sociali, Fieg e Fnsi, si chiede uno sforzo per sedersi intorno a un tavolo e immaginare un futuro di rilancio per l’editoria e un contratto di lavoro inclusivo che risponda pienamente ai cambiamenti radicali che il nostro settore ha sperimentato. Le porte dell’Inpgi sono aperte e siamo in grado di mettere a disposizione tavoli e professionalità in qualsiasi momento. All’Ordine dei giornalisti, appena rinnovato nei suoi organismi, si chiede di prendere finalmente atto che le forme di attivita’ giornalistica non sono piu’ quelle del 1963 e che sempre di piu’ comunicazione e informazione sono due mondi che si sovrappongono e si parlano. Tuttavia nonostante lo scenario critico fin qui descritto, resto ottimista. Ci sono, infatti, le condizioni per mantenere l’Inpgi autonomo e rafforzarlo, a patto, però, di remare tutti dalla stessa parte”.  TESTO IN https://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=24024    -COMMENTO DI FRANCO ABRUZZO (Cnog): "Che vuole dire? Che i pubblicitari e gli attori del marketing entreranno negli Albi dell'Ordine? Se cadono le regole deontologiche, cadrà la professione. L'Inpgi si può salvare chiedendo al Parlamento di farlo tornare pubblico come era fino al 1994 senza stravolgere la professione giornalistica inseguendo un allargamento effimero e avvilente della base contributiva".


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.Rivista “Il diritto dell’informazione e dell’informatica” n. 4/5 del 2007 (pagg. 871-894). FRANCO ABRUZZO:"La commistione informazione/pubblicità nella giurisprudenza ordinaria e disciplinare  vista attraverso le sentenze dei tribunali". - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=1517




 


 


 


 



 


 


 


 


 


 


 


 






 






 






 



 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 





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