Roma, 10 maggio 2017. “Da molto tempo circolano notizie non sempre corrette sull’Inpgi, su cui pesa la crisi del settore editoria, una crisi strutturale e riconosciuta anche dal Governo, che ha ritenuto d’intervenire con la riforma della legge 416. L’Istituto è in costante perdita di iscritti, di posti di lavoro: solo nel 2016 ne abbiamo persi 800, nel 2015 poco meno di mille, ma il trend va avanti da anni, quindi con una perdita di contributi, ovvero di ricavi, e l’incremento dei costi per le prestazioni”. Così la presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni, in audizione informale presso la commissione Lavoro della Camera. “Tutto questo ha comportato uno sbilancio della gestione previdenziale di 114 milioni nel 2016, in linea con il 2015. E’ da diversi anni che assistiamo a questo fenomeno”, ha aggiunto. “Sia il Cda attuale che quello precedente sono intervenuti per correggere questa situazione; nel 2015 c’è stata una prima riforma, parzialmente approvata dai ministeri, che ha comportato un aumento delle aliquote contributive, con un aumento dei contributi di 15 milioni, mentre nel 2016 siamo intervenuti con una riforma importante e innovativa per la categoria, sull’equiparazione dei trattamenti della categoria a quelli del sistema generale”. Questa misura “ha innalzato i requisiti di accesso alla pensione, portandoli allo stesso livello generale e ha introdotto il sistema di calcolo contributivo. Oggi dunque siamo in una situazione di quasi completa assimilazione degli standard Inps. Secondo i ministeri che hanno approvato queste misure, la riforma è in grado di invertire la dinamica di squilibrio e questo lo dimostrano anche i bilanci attuariali”. La svolta positiva è prevista, secondo l'attuario, nel 2039 (e lo ha ammesso lo stesso presidente), ma a patto che ci siano migliaia di assunzioni (dal 2010 ad oggi l'Istituto ha perso 4mila contributi mensili). Senza assunzioni massicce il destino dell'Istituto è segnato. Gli editori non nascondono il proposito di adeguare gli organici alle vendite in edicola e al gettito pubblicitario reale. Un terzo dei giornalisti dipendenti rischierebbe il posto se la Fieg dovesse imboccare questa strada.
La crisi persistente dell'editoria determina frattanto, come ha riferito Marina Macelloni, l'aumento del numero dei giornalisti pensionati e il calo degli attivi/contribuenti. Su questo punto ha insistito l'onorevole Giovanni Mottola (ALTERNATIVA POPOLARE-CENTRISTI PER L'EUROPA-NCD) che ha parlato del rapporto pensionati/attivi 1-1,71. Il rapporto è in discesa e rischia di toccare l'1-1,54 nel 2018. A questo punto, ha aggiunto Walter Rizzetto (Fratelli d'Italia/AN) le chiavi della sede dell'Istituto andranno portate "a qualcuno" (ministeri vigilanti). Il rapporto è stato giudicato "preoccupante" dalla stessa Macelloni che ha evocato quello dell'Inps (1-1,21) dimenticando che le prestazioni Inps sono garantite dallo Stato a differenza di quelle Inpgi. Presto la pensione di anzianità, come chiedono ufficialmente i Ministeri vigilanti, scatterà, ha aggiunto il presidente dell'Istituto, con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne. L'allineamento alle regole dell'Inps è ormai cosa fatta anche in tema di pensione di vecchiaia (66 ani e 7 mesi) e di calcolo contributivo per gli assegni. L'età della quiescenza aumenterà in base alle aspettative di vita ha precisato Marina Macelloni. Claudio Cominardi (M5S) ha parlato di "gestione scellerata" dell'Istituto con la rivalutazione degli immobili dagli originari 586 milioni a 950 con una plusvalenza di 364 milioni. Così i bilanci formalmente hanno chiuso in attivo (9 milioni nel 2016) evitando il ricorso al commissariamento da parte dei ministeri vigilanti. Maria Luisa Gnecchi (Pd) ha messo il dito sugli uffici stampa: non sempre i giornalisti sono assicurati con l'Inpgi come impone l'articolo 76 della legge 388/2000. Bisogna fare uno sforzo per recuperare l'evasione. Punto di vista condiviso dalla Macelloni, che ha parlato di 2mila occupati in questo specifico comparto. La vera precarietà, ha spiegato l'onorevole Gnecchi, riguarda gli iscritti alla gestione separata (o Inpgi/2) tanto da auspicare, ove tecnicamete possibile, una fusione tra le due gestioni dell'Istituto. Su questo punto Marina Macelloni ha annunciato misure positive in arrivo per i giornalisti collaboratori con riferimento alla legge varata proprio oggi sul lavoro autonomo. Il presidente ha auspicato che vada in porto la riforma che prevede per i prepensionamenti una età di 61 anni e 7 mesi (contro i 58 anni attuali) con 25 anni di contributi (contro i 18 anni di oggi). E' decisiva la stretta sull'accesso per le aziende agli stati di crisi. Le crisi prospettiche hanno fatto il loro tempo e hanno determinato danni alle casse dell'ente. L'Inpgi ha speso per gli ammortizzatori sociali 36,8 milioni nel 2016 e ben 167 milioni negli ultimi 5 anni tutelando ben 7mila giornalisti sui 15.541 che oggi versano i contributi. I pensionati sono 7.043. L'Istituto paga anche 2.250 assegni ai superstiti e ha 201 dipendenti. Questi numeri presenti nei bilanci e nelle relazioni della Corte dei Conti rendono fosco il panorama della previdenza dei giornalisti. Non è mancato un accenno all'ipotetico assorbimento dell'Inpgi nell'Inps: ne ha accennato fugacemente l'onorevole Alessia Rotta (Pd). Rispondendo al presidente Cesare Damiano (Pd), Marina Macelloni ha spiegato il contributo di solidarietà imposto per via amministrativa sulle pensioni dai 38mila euro in sù. Avrà una durata di 3 anni. "I giovani giornalisti sono chiamati a sopportare pesanti sacrifici ed è giusto che anche i colleghi anziani contribuiscano al risanamento dell'Istituto" ha concluso il presidente della Fondazione. “La delibera sul contributo di solidarietà – ha aggiunto Marina Macelloni – è stata approvata dai ministeri vigilanti esattamente come è uscita dal Consiglio di amministrazione”. Un'affermazione audace ma anche infondata. Per quanto riguarda il contributo straordinario, il Ragioniere generale dello Stato, scrivendo a nome del Ministro dell'Economia nella sua Nota 27.1.2017 (prot n. 15917) indirizzata al Ministero del Lavoro, "rinvia alla valutazione di codesto Dicastero (il Lavoro, ndr) riguardo la legittimità del provvedimento alla luce della criticità presentate, per l'analoga contribuzione istituita con la delibera n. 24 del 27 luglio 2015, nella nota n. 1379 indirizzata all'Inpgi il 2 febbraio 2016". La Ragioneria generale dello Stato è un Dipartimento del Ministero dell'Economia e delle Finanze. Il "concerto" tra i due Ministeri vigilanti non c'è stato. Poletti ha deciso in solitudine. I Ministeri dell'Economia e del Lavoro (con la Nota 2.2.2016 n. 36/1379 in http://riformagiornalisti.it/files/2016/02/nota-ministero.pdf) hanno già bocciato il prelievo sulle pensioni dei giornalisti previsto dalla delibera n. 24 del 27 luglio 2015 con queste parola: "...si ritiene di porre in evidenza, sotto un profilo di legittimità, che, in quanto imposto da un atto non avente forza di legge che incide su pensioni già maturate e in pagamento (c.d. diritti acquisiti), nonché al di sotto della soglia di salvaguardia posta dall'attuale normativa (14 volte il trattamento minimo Inps) espone l'Ente ad un probabile contenzioso dagli esiti molto incerti. Ciò anche alla luce delle numerose pronunce contrarie della Corte di Cassazione in relazione ad analoghe iniziative adottate da altri enti previdenziali di diritto privato. Pertanto, tale particolare misura potrebbe comportare per l'INPGI, in definitiva, addirittura maggiori oneri nel prossimo futuro a fronte di una disponibilità di risorse, nell'immediato, per altro non quantificate e presumibilmente esigue".
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Camera dei deputati, XI Commissione (Lavoro pubblico e privato). Audizione informale di rappresentanti dell'Inpgi con riferimento all'andamento delle gestioni previdenziali dell'Istituto e degli interventi recentemente deliberati per garantire la sostenibilità delle medesime gestioni nel medio-lungo periodo. Seduta di mercoledì 10 maggio 2017, durata 55 min. IN http://webtv.camera.it/archivio?id=11127&position=0
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8.5.2017 - CAMERA: MERCOLEDÌ 10 LA COMMISSIONE LAVORO SVOLGERÀ L'AUDIZIONE DEI VERTICI DELL'INPGI CON RIFERIMENTO ALL'ANDAMENTO DELLE GESTIONI PREVIDENZIALI DELL'ISTITUTO E AGLI INTERVENTI RECENTEMENTE DELIBERATI PER GARANTIRE LA SOSTENIBILITÀ DELLE MEDESIME GESTIONI NEL MEDIO-LUNGO PERIODO. L'APPUNTAMENTO SARÀ TRASMESSO IN DIRETTA WEBTV (h 14.15). Pubblichiamo un promemoria di FRANCO ABRUZZO/presidente UNPIT sugli affanni dell'Istituto: "Aumenta il numero dei pensionati e cala velocemente quello dei giornalisti attivi. E' una morsa che non consente illusioni di sopravvivenza. Il futuro dell'Inpgi è solo nell'Inps. Occorre una legge come per Inpdai, Inpdap ed Enpals. Il giornalismo professionale è un settore strategico della democrazia italiana: non può vivere senza un futuro previdenziale. I giornalisti non sono figliastri della Repubblica". - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=23266
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3.5.2017 - PENSIONI: FRANCO ABRUZZO RICORRE CONTRO IL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA' IMPOSTO AI GIORNALISTI PER VIA AMMINISTRATIVA (E NON PARLAMENTARE CON LEGGE COME VUOLE LA COSTITUZIONE). IL PRESIDENTE UNPIT: "IL FUTURO DELL'INPGI È NELL'INPS, ma serve una legge come per Inpdai, Inpdap ed Enpals". - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=23241
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7.5.2017 - INPGI/ Pensioni (e contributi di solidarietà) tra Parlamento, Ministeri vigilanti (Economia e Lavoro), Corte costituzionale, Cassazione, sezioni Lavoro dei Tribunali e Corte dei Conti. Giurisprudenza minima ragionata dal 2002 in poi. - RICERCA DI FRANCO ABRUZZO/presidente di Unpit - TESTO IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=23191