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INPGI PRESTO NELL'INPS? L'Ads certifica l'ulteriore crollo in agosto delle copie vendute (-430mila, -10,6% su base annua) e di conseguenza delle entrate degli editori. Questa crisi provocherà inevitabilmente tagli agli organici e quindi un calo del gettito contributivo destinato all'Inpgi. E' quello che paventa anche l'attuario. Fra i 14/29enni italiani nella classifica delle principali fonti di informazione al primo posto c'è Facebook con il 58,5% mentre i tg seguono a distanza con il 47,5%, precedendo Google (24,8%) e Youtube (23,1%). Le soluzioni a questo punto sono sostanzialmente due:
a) recupero di contributi dal mondo degli uffici stampa, delle emittenti radiotelevisive, del web e dei "social network";
b) assorbimento dell'Inpgi nell'Inps (come gestione speciale?). Lo Stato è tenuto a garantire le pensioni in virtù dell'articolo 38 della Costituzione come ha già fatto, dal 1995 in poi, con l'Inpdai, l'Inpdap e l'Enpals (inglobati tutti e tre nell'Inps).

di FRANCO ABRUZZO/presidente Unpit


9.10.2016 - Aumentano le preoccupazioni per il futuro dell'Inpgi nonostante il varo della riforma (dell'Istituto) che da pochi giorni è al vaglio dei ministri vigilanti dell'Economia e  del Lavoro. "Il mese di agosto non porta buone notizie all'universo dei quotidiani italiani" scrive (a firma Andrea Biondi) "Il Sole 24 Ore" dell'8 ottobre (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=21725). E poi aggiunge: "All'appello mancano 430mila copie per una flessione su base annua del 10,6% che porta a 3,6 milioni le copie diffuse in media giornalmente (abbonamenti compresi) dai quotidiani italiani. Il dato che emerge dall'indagine Ads, che prende a esame le copie cartacee e digitali, lascia la consapevolezza di una fase calante per il mondo della carta stampata chiamata a rispondere alla crisi. C'è da fare i conti con la flessione forte che c'è stata dalla pubblicità. L'ultimo Rapporto Censis sulla Comunicazione entra poi però anche in problemi "peculiari". Le difficoltà dell'universo della carta stampata sono state certificate, per esempio, laddove il Censis mette nero su bianco che i quotidiani cartacei sono letti dal 40,5% degli italiani, con un calo di 1,4 punti nell'ultimo anno e di 26,5 punti percentuali nel periodo 2007-­2016. E anche se la si guarda in prospettiva, più di un interrogativo balena se si considera un'altra evidenza riportata nel Rapporto: fra i 14­/29enni italiani nella classifica delle principali fonti di informazione al primo posto c'è Facebook con il 58,5% mentre i tg seguono a distanza con il 47,5%, precedendo Google (24,8%) e Youtube (23,1%). In questo quadro va letta la ricerca di soluzioni cui i gruppi editoriali saranno chiamati a dare risposta nei prossimi mesi". Questa crisi provocherà inevitabilmente nuovi tagli agli organici e quindi un calo delle entrate dell'Inpgi. E' quello che paventa anche l'attuario (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=21693). Le soluzioni a questo punto sono sostanzialmente due:


a) recupero di contributi dal mondo degli uffici stampa, delle emittenti radio televisive e dal mondo dei "social network" (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=21709);


b) l'assorbimento dell'Inpgi nell'Inps (come gestione speciale?). Lo Stato è tenuto a garantire le pensioni in virtù dell'articolo 38 della Costituzione come ha già fatto, dal 1995 in poi, con l'Inpdai, l'Inpdap e l'Enpals (inglobati tutti e  tre nell'Inps). I pensionati Inpgi superano di poco le 8 mila unità, mentre i contribuenti sono circa 16mila (rapporto 1 a 2). Il patrimonio dell'ente oggi è di due miliardi di euro, destinato ad erodersi velocemente fino ad esaurirsi entro il 2030 (dicono Corte dei Conti ed attuario).


L'Inpgi è l'unica cassa sostitutiva dell'Inps in virtù delle leggi nn 1564/1951, 1122/1955 e 388/2000 e, figurando nell'elenco Istat, è anche una pubblica amministrazione. Con la riforma in corso di approvazione  l'Istituto assorbe alcuni principi  qualificanti della riforma Fornero (in http://www.inpgi.it/?q=node/1503) la cui applicazione è stata sollecitata con grinta dai ministri Poletti e Padoan (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=19973):


"•     la modifica dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia che vede incrementare, progressivamente nel triennio 2017 – 2019, l’età anagrafica richiesta, fino ad elevarla a regime a 66 e 7 mesi;


      la modifica dei requisiti di accesso alla pensione d’anzianità, che prevede un progressivo innalzamento dell’anzianità contributiva fino ad arrivare nel 2019 a 40 di contribuzione con 62 anni di età;


      l’introduzione del sistema di calcolo contributivo di cui alla legge n. 335/1995 per le contribuzioni successive al 1/01/2017".


Dal 1° gennaio 2017 l'Inpgi calcolerà, come fa l'Inps, i contributi con cadenza settimanale (1 anno=52 settimane). I sistemi infornatici sono pronti così ad integrarsi in caso di fusione dei due enti. Questo è un dettaglio, cha appare significativo. Frattanto da gennaio scorso gli editori, per ogni dipendente giornalista,  versano all'Inpgi una contribuzione pari  al 23,81%, mentre fino al 2010 hanno goduto di sconti anche del 7% in contrasto con la normativa fissata nella legge n.1564/1951 (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=21632). Il 23,81% salirà al 24,81 a partire dal primo gennaio 2017. Sotto questo profilo la parificazione Inps-Inpgi avviene a distanza di 65 anni dal varo della legge n. 1564/1951.  Un calcolo empirico parla  di un risparmio gigantesco da parte degli editori (un miliardo di euro'). Dal 1981 al 2008 i prepensionamenti (ex legge 416/1981) sono costati all'Inpgi almeno 2-300 milioni (questa spesa dal 2009 è coperta dallo Stato con un assegno annuale  all'Istituto di 20 milioni). Anche gli editori contribuiscono per la loro parte. Ma i contratti solidarietà (30-40 milioni all'anno) restano ancora a carico dell'ente (eppure dovrebbero gravare sulla fiscalità generale). Frattanto le 5 annualità di riserva si sono ridotte a 3,77.


Frattanto nella sede dell'Inpgi i vertici tirano il fiato: i ministeri vigilanti approveranno il progetto di riforma oppure, come hanno scritto Poletti e Padoan, chiederanno "norme più dure di quelle  in vigore nel settore pubblico"?. Occhi puntati sulle clausole di salvaguardia e sul contributo di solidarietà sulle pensioni in essere, contributo bocciato dai ministri il 3 febbraio scorso e per ben tre volte dalla Cassazione. L'Inpgi non ha poteri parlamentari e per via amministrativa, afferma la Suprema Corte, non può introdurre prelievi sugli assegni. Misura  alla quale Boeri non ha fatto ricorso anche se i conti dell'Inps piangono. I cittadini giornalisti pensionati possono essere discriminati rispetto ai cittadini pensionati Inps? L'uguaglianza di trattamento è un asse portante della Costituzione repubblicana.





 





 





 




 



 



 



 






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