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La scomparsa di Enrico Mascilli Migliorini. Addio a un maestro di giornalismo.
di quotidiano del Sud
25.8.2016 - E' anche l' Irpinia a piangere Enrico Mascilli Migliorini, spentosi all' età di 94 anni nella sua casa di Napoli, al Vomero. Un maestro di giornalismo, come ricorda anche Francesco Barra, che ne sottolinea l' eclettismo, quella lucidità nell' osservare la realtà, che gli consentiva di cimentarsi con la stessa disinvoltura in ruoli diversi, docente universitario, linguista, direttore di giornali «Una personalità di spessore che aveva saputo offrire un contributo di rilievo - spiega Barra - a tutti i settori della società a cui si era dedicato». Un legame forte, quello con l' Irpi nia, se è vero che la storia dei Mascilli Migliorini si lega a quella dei Pironti e che uno dei figli, Paolo, vive a Mercogliano.
Costante era stata la sua riflessione sulla pervasività dei mezzi di comunicazione di massa e sul rapporto tra società e politica, come testimoniano i suoi saggi "La comunicazione nell' indagine sociologica (Carocci 1990) e "Comunicazione e spettacolo. Le nuove frontiere del giornalismo radiotelevisivo (Quattroventi 1994). Ne "La comunicazione istantanea" (Guida editore, 1987) aveva analizzato la diversa copertura mediatica del sisma di Messina del 28 dicembre 1908, con le prime notizi apparse solo il giorno dopo e il terremoto dell' Irpinia del 23 novembre 1980, annunciato dal Tg a pochi minuti dall' evento, con tanto di prime immagini del disastro, capaci di risvegliare le coscienze del paese, di mettere in moto una maratona di solidarietà che fece sentire tutti partecipi di quel disastro. Aveva compreso la forza dirompente del mezzo televisivo, capace di influenzare l' immagina rio collettivo, di dettare mode, tendenze, di costruire bisogni e modelli. Era stato, del resto, uno dei primi a prevedere l' avvento dei social network, sottolineandone però le troppe contraddizioni. Fino al punto di prenderne le distanze. "Per quello che sta accadendo. sottolineava Migliorini - Tramonta la galassia Gutenberg. Abbandoniamo la dimensione spazio e si afferma quella tempo. Quindi la comunicazione ce l' abbiamo in casa. Ma abbiamo bruciato la riflessione, e gli strumenti di Mc Luhan ci provocano nevrosi e ansia. Non possediamo nessuna difesa. Non me la sono sentita di scriverlo, ma così stiamo abbreviando i tempi della consapevolezza".
Nato a Roma nel 1922 da una famiglia di origini calabresi e insieme romane, aveva presto scoperto il ruolo cruciale del giornalismo come strumento di confronto, tanto da curare durante la Resistenza l'edizione clandestina del "Veneto liberale" a Venezia, per poi diventare direttore a Udine del "Messaggero Veneto". Nel 1949 aveva lasciato Udine per Napoli per entrare nella redazione del Giornale, fondato nel 1943 da Benedetto Croce. Nel 1960 era arrivato a guidare la redazione giornalistica della Rai, fino a rivestire il ruolo di responsabile dei servizi giornalistici per l' Italia meridionale. Direttore delle sedi Rai di Cosenza, Ancona e Firenze, nel 1967 sceglierà di dedicarsi all' insegnamento universitario, diventando a Urbino il primo preside del corso di laurea e poi della facoltà di sociologia. E sempre qui, insieme a Carlo Bo fonderà la Scuola di giornalismo di Urbino. Fondatore e direttore della rivista "Sociologia della comunicazione", edita a Milano da Franco Angeli, aveva smesso di scrivere solo da pochi anni. Da oltre 70 anni era iscritto all' Ordine dei giornalisti. A guidarlo la passione per il proprio lavoro e un forte rigore morale, valori che aveva trasmesso ai propri figli, avuti da Giulia De Francisci, Luigi, docente di storia moderna all' Università Orientale di Napoli, Paolo, architetto alla soprintendenza di Palazzo Reale di Napoli, e Carlo, professore di chitarra classica a Firenze, a cui giunge l'abbraccio del Quotidiano del Sud.
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