Sono i mesi che precedono la fine della dittatura e nei quali si svolge il processo alla coppia Ceausescu. La Romania, dove si svolge prevalentemente la storia, sembra esser caduta in una zona d’ombra che divide il vecchio mondo totalitario dal sogno occidentale. Parallelamente, la ragazza rumena che dà il titolo al libro si trova anch’essa in un vuoto tra l’adolescenza e la maturità, come se fosse caduta in un fossato dal quale non riesce a uscire e forse non sa neppure di dover uscire.
Gli strascichi lasciati dagli orrori della dittatura hanno effetti duri da superare, e la Romania non sembra riuscire a decollare verso un assetto nuovo. Analogamente le sciagure attraverso cui è passata la famiglia di Nicole hanno sul suo mondo emotivo un potere paralizzante, per cui la ragazza sembra voler rifiutare di diventare adulta. Ogni sua mossa la rivela come una donna che ha bisogno di ricevere protezione e non è in grado di darne. Il suo sguardo è rivolto all’indietro. Dopo la morte della madre, cerca con impegno di ritrovare tracce del padre, ma non esita ad affidare i fratelli minori a un orfanotrofio e praticamente a dimenticarveli. E quando la ricerca risulta definitivamente impossibile si rivolge ad altre figure genitoriali, maschili e femminili.
All’inizio della vicenda, rimane incinta e partorisce una bambina che, dopo la scomparsa del padre colpito a morte durante la rivoluzione di dicembre e momenti carichi di buoni propositi, affida a persone che palesemente affidabili non sono. E’ a questo punto del romanzo che inizia ad apparire più che indovinata, addirittura necessaria, la scelta dell’Autore di raccontare la vicenda in prima persona: un resoconto onesto, la fotografia di eventi che si è sono svolti in quel modo e che – nelle circostanze psicologiche e storiche - solo in quel modo potevano essere raccontate.
Il racconto si conclude senza che la ragazza esca completamente dalla terra di nessuno dell’eterna adolescenza. Trascorre del tempo in Italia col datore di lavoro-amante. Dopo due settimane dal suo ritorno in Romania osserva quasi casualmente: “ancora non avevo incontrato mia figlia, né avevo fatto visita ai miei fratelli”. Passa qualche tempo, poi “..avevo di nuovo un lavoro, un posto per vivere e, soprattutto, avevo lei” La figlia? pensiamo. No, la signora Maria, una figura materna, che si prenderà cura di Nicole innanzi tutto e della bambina quando finalmente Nicole andrà a riprenderla.
Proprio l’uso della prima persona esclude ogni valutazione moralistica di ciò che Nicole osserva poche pagine dopo: “A volte ho pensato che per un’intera vita un padre solo non basta.”
La vicenda è un flash sulla storia recente di un paese, ma anche un apologo in cui si specchiano quei territori che, affrancati da anni di dittatura, si guardano intorno spaesati e faticano a trovare la strada verso l’auto determinazione necessaria per ricostruire una nazione che può ritrovare l’indipendenza solo se – come aveva osservato il padre della ragazza in uno dei rarissimi colloqui con la figlia – ognuno impara a camminare da solo. (pagg. 202, euro 17, acquisto via web in http://www.ibs.it/code/9788866442523/tagliati-romano-f/nicole.html ).