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RCS/PERIODICI - Un’assemblea fiume, tanti dubbi, molte preoccupazioni, una buona dose di “mal di pancia”. Ma, soprattutto, la richiesta di ottenere alcune “interpretazioni”, di fatto vere e proprie modifiche all’accordo firmato un po’ a sorpresa il 9 febbraio a Roma, prima di decidere se accettarlo o meno. E non poche contestazioni alla Fnsi e alla Lombarda. Alla fine, il nuovo stato di crisi dei Periodici di RcsMediagroup viene approvato dai giornalisti nel tardo pomeriggio di giovedì 11 febbraio con 101 sì, 4 no e 20 astenuti. Grazie, appunto, alle “interpretazioni” sottoscritte quello stesso giorno dal Cdr con l’azienda in tre diversi incontri. E già il 16 febbraio l’accordo dovrebbe essere ratificato al ministero del Lavoro.

di Francesco M. de Bonis

16/02/2016 - Un’assemblea fiume, tanti dubbi, molte preoccupazioni, una buona dose di “mal di pancia”. Ma, soprattutto, la richiesta di ottenere alcune “interpretazioni”, di fatto vere e proprie modifiche all’accordo firmato un po’ a sorpresa il 9 febbraio a Roma, prima di decidere se accettarlo o meno. E non poche contestazioni alla Fnsi e alla Lombarda. Alla fine, il nuovo stato di crisi dei Periodici di RcsMediagroup viene approvato dai giornalisti nel tardo pomeriggio di giovedì 11 febbraio con 101 sì, 4 no e 20 astenuti. Grazie, appunto, alle “interpretazioni” sottoscritte quello stesso giorno dal Cdr con l’azienda in tre diversi incontri. E già il 16 febbraio l’accordo dovrebbe essere ratificato al ministero del Lavoro.  Il nuovo piano partirà dal 17 febbraio, in piena continuità con lo stato di crisi in corso, in modo da garantire l’assegnazione dei 15 prepensionamenti prenotati ad agosto del 2014 al ministero del Lavoro e che sembrano oramai in dirittura d’arrivo. Almeno 7 posizioni dovrebbero infatti essere già disponibili. Il prezzo da pagare è stato però il passaggio dal contratto di solidarietà alla cassa integrazione straordinaria. E proprio lo strumento della cigs è quello che più ha preoccupato i giornalisti, riuniti in assemblea in via Rizzoli dalle 10,30 del mattino fino a quasi le 18, per la prospettiva che potrebbe attenderli tra due anni, alla fine dello stato di crisi.


La cigs– che interesserà 146 colleghi, con esclusione di direttori e vicedirettori e di chi è in part time sotto l’80% - sarà al 25%, inferiore al 30% di solidarietà dell’ultimo biennio, anche perché gli esuberi sono praticamente dimezzati, dai 72 del 2014 agli attuali 38. Ma non esiste più distinzione tra i giornalisti delle testate chiuse tra il 2013 e il 2014 (che nel vecchio piano venivano indicati come “esuberi strutturali”, nonostante fossero in solidarietà come gli altri) e i colleghi delle testate ritenute “core”.Meno giorni di assenza dal lavoro, dunque: da 6,5 giorni al mese a 5,4. Ma una perdita in busta paga ben più pesante per i tetti massimi di rimborso da parte dell’Inpgi delle trattenute giornaliere (si tratta della restituzione di 274 euro lordi al mese per tutti, qualunque sia il valore in soldoni del 25% sulla singola retribuzione). E nessun intervento economico per compensare la riduzione dello stipendio da parte dell’azienda, come invece RcsMediagroup ha concesso in altri stati di crisi in cui è ricorsa alla cigs (per esempio, con l’accordo ancora in corso per la chiusura di Rcd).


Non solo. La riduzione della percentuale di cigs non sarà direttamente proporzionale alle uscite, come in genere previsto, ma con un contatore ben più rallentato: il 25% non varierà fino a fine ottobre 2016, se a quella data saranno usciti almeno 9 prepensionati, si passerà al 24%; a gennaio 2017, in caso di altri 3 prepensionamenti, la percentuale scenderà di un altro punto (al 23%) e si inizieranno a conteggiare anche le altre uscite per pensionamento, esodo volontario o altro, in misura di mezzo punto percentuale ognuna; a partire da marzo 2017, nel momento in cui andranno via gli ultimi 3 prepensionamenti, si sottrarrà un altro punto percentuale. In soldoni, questo significa che i 15 prepensionamenti varranno in tutto 3 punti percentuali (invece di 9, se venisse applicato il metodo abituale) e anche le altre uscite varranno un po’ meno del calcolo esatto di discesa. In ogni caso, qualsiasi uscita varrà per ridurre il numero dei 38 esuberi dichiarati nell’accordo.


Accanto alla cassa integrazione, altri interventi sono inoltre previsti dall’accordo aziendale firmato a Roma contestualmente a quello nazionale: il piano di incentivazione all’esodo, il risparmio di 1 milione l’anno con lo smaltimento ferie, un altro milione da recuperare dai borderò, la conferma di una maggiorazione del canone auto (per chi ancora ce l’ha) e la sospensione del premio annuo di risultato (516 euro lordi l’anno) e dei buoni libro (che, dopo la vendita di Rcs Libri a Mondadori, sarebbero dovuti essere sostituiti da benefit diversi). Viene infine confermata la sospensione del vincolo di esclusiva per tutto il periodo del piano.


Questa è la sintesi dell’accordo. Che non racconta, però, tutto quello che è accaduto l’11 febbraio in via Rizzoli.


Tra le righe dei testi firmati a Roma, diffusi via mail il 10 febbraio a tutti i colleghi dei Periodici, si nascondevano infatti numerose trappole. Al punto che non solo il Cdr, ma la stessa Fnsi, presente all’assemblea dei Periodici Rcs con il segretario generale aggiunto Anna Del Freo (all’ultimo round del confronto nazionale a Roma aveva partecipato anche il segretario Raffaele Lorusso), e pure la Lombarda, con il presidente Paolo Perucchini, hanno dichiarato di aver riavviatodal giorno successivo all’accordo le trattative con Rcs per avere maggiori garanzie. Come dire: hanno firmato qualcosa che non avevano letto bene oppure i cui effetti non avevano inizialmente ben compreso.


Sta di fatto che il Cdr ha aperto l’assemblea giovedì mattina dichiarando di aver appena firmato un verbale con l’azienda, anche sotto la spinta dei malumori emersi il giorno prima da più colleghi, per concordare alcuni “elementi correlati ai testi” con la finalità di “migliorare e integrare l’accordo”. In particolare, a interpretazione delle generiche frasi contenute nell’intesa romana, si legge che “l’editore conferma che la cassa integrazione è finalizzata alla gestione degli esuberi e non procederà con automatismi al termine del piano”. Viene inoltre stabilita la modalità della cigs a rotazione, che nell’accordo era stata evidentemente “dimenticata”, lasciando di fatto aperta la strada di una cigs orizzontale: sarà invece verticale, con cumulo delle “frazioni di giorni che dovessero residuare nel calcolo delle percentuali (…)  in ragione di giorni anche su base annuale”. L’assenza dal lavoro potrà insomma avvenire solo per giornate intere, e mai per ore o per mezze giornate.


Il verbale mattutino precisa inoltre il meccanismo con cui i prepensionati verranno scelti, nel momento in cui saranno messi a disposizione le posizioni dal ministero del Lavoro: “L’editore procederà secondo il criterio dell’accettazione della volontarietà ad accedere al prepensionamento partendo dai colleghi con maggiore età anagrafica. Qualora il giornalista dichiarasse in maniera esplicita e in forma scritta di non voler accedere al prepensionamento, sarà posto in cigs a zero ore. Il posto lasciato in questo modo a disposizione verrà sottoposto al giornalista con la successiva anzianità anagrafica discendente”. Infine, si concorda che i giornalisti dei Periodici Rcs concorrano “allo sviluppo della progettualità prevista dal piano, così da valorizzare le professionalità presenti in azienda”.


Elementi utili, ma giudicati assolutamente non sufficienti dall’affollata e battagliera assemblea dei giornalisti Rcs. Già irritati per essersi ritrovati con un accordo di cigs firmato senza una nuova consultazione e senza un reale mandato, visto che l’assemblea precedente si era conclusa con l’impegno del Cdr ad approfondire le posizioni aziendali e a riportarle a tutti i colleghi, sulla base peraltro di un’ipotesi di ricorso al contratto di solidarietà e non alla cassa integrazione.


Al termine delle prime due ore abbondanti di intensa discussione, con momenti di tensione e di contestazione di Fnsi e Lombarda per l’assenza di risposte chiare ai molti quesiti sollevati dai diversi interventi, l’assemblea propone e approva una mozione per sospendere i lavori e riaggiornarsi alle 15,30, in modo da permettere al Cdr di concordare con l’azienda un ulteriore verbale di correzione e “precisazione” di alcuni elementi contenuti negli accordi firmati a Roma in sede nazionale.


Le questioni più spinose riguardano: la mancanza dell’indicazione della percentuale del 25% di cigs nell’accordo nazionale, quello che viene trasmesso al ministero del Lavoro; l’assenza di indicazioni sull’esclusione dagli esuberi di chi entrerà per effetto dei prepensionamenti (un’assunzione ogni tre prepensionamenti) o per eventuali cause; la decurtazione del 25% o meno della tredicesima; l’esclusione di direttori e vicedirettori dalla cigs; le frasi incomprensibili sul conteggio dei prepensionati ai fini della riduzione della percentuale di cassa e, cosa più contestata, la possibilità concessa ai direttori da una frase dell’accordo di decidere che qualche prepensionato non venga posto in cigs, forse neppure quella a rotazione (“i giornalisti che hanno i requisiti per accedere al prepensionamento verranno computati ai fini del calcolo della percentuale anche nel caso in cui non venissero posti in cigs su richiesta dei Direttori di testata o per altre cause non qui descritte”).


Si riprende poco dopo le 15,30, con il Cdr che ha ottenuto risposte positive ad alcuni dei punti sollevati dall’assemblea. Il 25% di cigs è stato inserito nell’accordo nazionale. Gli esuberi non saliranno nei due anni per gli eventuali ingressi da causa o per effetto della legge sui prepensionamenti. Le modalità di computo dei prepensionamenti per la diminuzione della percentuale di cigs viene precisato così: “Le parti concordano che i criteri di concorrenza nel numero di giornalisti che incidono sulla diminuzione delle percentuali in riferimento ai giornalisti in possesso dei requisiti per il prepensionamento sono: 1)Uscite in prepensionamento; 2) Accettazione del prepensionamento anche in attesa dei tempi tecnici di cassa integrazione a zero ore; 3) Mancata accettazione con volontà espressa per iscritto, con passaggio in cassa integrazione a zero ore; 4) Il giornalista con i requisiti per il prepensionamento che viene sottratto dalla cigs a zero ore per essere posto in cigs a rotazione per espressa indicazione del direttore”.


Su quest’ultimo punto, l’assemblea si ribella nuovamente. Anche perché risulta chiaro che non è l’azienda ad averlo chiesto, ma è il sindacato a voler dare un’arma ai direttori per decidere chi – tra i prepensionabili - far andare in cigs a zero ore e chi no. Nonostante l’esplicita contrarietà espressa dai giornalisti. Alla fine, viene approvata (con un solo no e tre astenuti) la cancellazione delle ultime cinque parole della frase: “per espressa indicazione del direttore”. Una modifica che verrà recepita in serata nel terzo e ultimo incontro tra Cdr e azienda.


Senza soluzione positiva restano però altri due punti. La decurtazione della tredicesima, su cui si scopre che Fnsi e Fieg divergono e che dovrà essere risolta in un tavolo che sarà appositamente convocato, nonostante le rassicurazioni date al mattino dal sindacato. E l’esclusione dalla cigs dei cosiddetti apicali, a cui però l’azienda ha già sollecitato per mail l’adesione volontaria a un piano di riduzione dei propri compensi. Anche su questo l’assemblea si scalda non poco, dibattendo su come questo ulteriore risparmio possa non finire nelle casse dell’azienda ma perlomeno essere utilizzato per i giornalisti in cigs.


Alla fine, si mette ai voti un documento, presentato da Daniela Stigliano (giornalista Rcs e componente della Giunta Fnsi), che “ritiene indispensabile” la partecipazione di direttori e vicedirettori “al sacrificio economico”, invitandoli di fatto ad accettare la richiesta aziendale di taglio agli stipendi, e vincola Rcs a “restituire” queste risorse ai giornalisti in cigs, in particolare quelli con retribuzioni più basse.Il documento viene approvato con 2 soli no e 3 astenuti.


Non passa invece una mozione che vuole legare i prepensionamenti alla volontarietà assoluta, senza quindi cigs a zero ore per chi non accetta di andare via (che ottiene appena 7 sì).


Il voto finale sull’accordo arriva per alzata di mano che sono quasi le 18. A oltre sette ore dall’inizio dell’assemblea. Si esprimono 125 colleghi (deleghe comprese) sui 146 coinvolti dalla cigs. Il nuovo stato di crisi è pesante e le condizioni poste dai testi firmati a Roma ancora di più. Ma i giornalisti dei Periodici Rcs non vogliono rischiare di perdere i 15 prepensionamenti prenotati due anni fa. Dicono sì in 101, l’80%, con il dissenso esplicito di 4 giornalisti e quello meno dirompente ma ugualmente significativo dei 20 astenuti. 


Il 16 febbraio il Cdr sarà al ministero del Lavoro per l’ultimo atto del rinnovo dello stato di crisi. E potrebbe già rientrare con in tasca i primi sette prepensionamenti.





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