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EQUO COMPENSO, SOPAF E CROCCANTINI.

di ENZO IACOPINO (VIA FACEBOOK)


17.4.2015 - C'è chi, da sempre, usa agitare la coda per tentare di farsi largo. Scodinzola e guaisce festoso alla ricerca di un padrone che gli regali qualche croccantino, come la speranza di un incarico dopo una vita senza storia nella professione. In questa gara c'è chi punta a distinguersi raggiungendo vette di rara volgarità (con attacchi personali che meritano questa unica risposta) superate dalle menzogne dietro le quali tenta di nascondere una serie vergognosa di fallimenti. E lo fa con un disprezzo sostanziale (non nuovo e immortalato perfino in qualche ripresa TV) per i colleghi meno tutelati: quelli vittime della vergognosa intesa Fnsi Fieg sull'equo compenso.


Per uscire dal vago, proviamo a fare il punto sull'equo compenso e sull'udienza del 14 aprile relativa alla truffa della Sopaf a vari enti e casse di previdenza, Inpgi compresa.  Il TAR del Lazio ha annullato la delibera del 19 giugno 2014 sull'equo compenso. Nulla ha detto o deciso sul contratto perché l'Odg mai nulla aveva chiesto in proposito nel suo ricorso. Nella sentenza, il TAR usa le stesse parole, sostanzialmente, con le quali l'Ordine si era opposto all'inciucio Fnsi-Fieg: quelle tariffe non sono dignitose, anzi sono vergognose (La delibera di governo, Fnsi, Fie "appare immediatamente lesiva della dignità professionale dei giornalisti privi di lavoro dipendente, che espone al rischio costante di non vedere riconosciuta la propria professionalità". La delibera, voluta essenzialmente da Fieg e Fnsi e condivisa dal governo e dall'Inpgi - scrivono i giudici del Tar - "vede aumentare la forza contrattuale degli editori").


Non che l'Odg non abbia nulla da dire sul contratto, sia chiaro. Basti pensare alla "rapina" relativa all'ex fissa. Ma gli avvocati dell'Odg, studiando le leggi, esclusero la possibilità per l'Ordine di impugnarlo perfino nella fantasiosa parte che riguarda il praticantato.


Gli stessi avvocati che, invece, ritengono che l'Odg fosse e sia legittimato a costituirsi parte civile contro la rinomata ditta Magnoni e associati, qualcuno dei quali per ora è riuscito a rimanere nell'ombra. Una truffa di quelle proporzioni, infatti, non può essere stata organizzata senza complicità, attive o passive.


Il Tribunale di Milano ha deciso diversamente, ma ciò non pregiudica la possibilità di reclamare questo diritto in un processo civile. Secondo i legali, il fatto che per potersi iscrivere all'Inpgi sia obbligatorio essere giornalisti legittima l'Odg ad agire nell'interesse della categoria. C'è una sentenza della Corte costituzionale (111/1968) in tal senso e anche la stessa decisione del TAR del Lazio riconosce questa titolarità (N. 05054/2015 REG.PROV.COLL. e N. 11219/2014 REG.RIC. ha affermato che "l'Ordine dei giornalisti svolge il ruolo, confermato dalla Corte costituzionale con sentenza n. 111/1968, di salvaguardia, erga omnes e nell'interesse della collettività, della dignità professionale e della libertà di informazione e di critica dei propri iscritti").


Vedremo nei prossimi giorni che cosa fare. Quel che conta, qui, è che la difesa della rinomata ditta Magnoni per opporsi alla costituzione di parte civile dell'Odg ha prodotto, indovinate un po'?, un documento dell'Inpgi che il Tribunale ritiene nell'ordinanza, vittima "dell'asserito danno" patrimoniale e morale (per i professorini: il Tribunale, in questa fase, era obbligato a parlare di "asserito danno" perché il giudizio sulla responsabilità verrà dopo, forse già nella prossima udienza. ma la rinomata ditta Magnoni con la richiesta di patteggiamento concordata con il PM, ha già ammesso la sua responsabilità in comportamenti contra legem).


 Ora si può pensare, agitando la coda nella speranza di un qualche croccantino (ne basta uno anche di qualità scadente) di fare confusione, con la disinformatia di infausta memoria, ma le cose stanno così. Ed è patetico affermare che, nella vicenda Sopaf, l'Inpgi non abbia ricevuto danno alcuno perché l'investimento ha prodotto degli utili. I 7.600.000 euro su 30 milioni guadagnati dalla rinomata ditta Magnoni con un semplice clic non sono bruscolini e buona parte di essi avrebbe ben potuto incrementare gli utili dell'Istituto che non può certo permettersi di snobbare anche somme meno rilevanti.  Ma presto, proprio presto-presto, con la conclusione della seconda tranche dell'inchiesta, tutto sarà più chiaro e magari qualcuno dovrà mettersi a scodinzolare davanti ad altri interlocutori per avere un qualche croccantino.


 Un'ultima cosa, personale. Alcuni mediocri che hanno avuto quel che hanno non per merito ma per appartenenza a sette o clan, si chiedono a che cosa "punti Iacopino". Quando conducevo la battaglia sull'equo compenso mi chiamò un collega di Prima comunicazione per un'intervista sul sindacato. Parlammo un'ora e, alla fine, mi chiese: "È vero quel che dicono, che fai tutto questo perché vuoi diventare segretario della Fnsi?" Gli domandai se per farlo occorresse essere iscritto. Ovvia la risposta positiva. Quando apprese che non lo ero (e non lo sono per colpa di Beppe Giulietti) scoppiò a ridere: l'intervista, ovviamente, non venne pubblicata.  Ora l'insinuazione più sordida è che voglio "fare il presidente dell'Inpgi". Certo l'indennità di circa 300.000,00 euro l'anno (oltre qualche significativo benefit) non è disprezzabile (quei soldi non li ho mai visti).  Né nel primo né nel secondo caso passa per la testa a questi scodinzolatori e affini o ai loro burattinai l'idea che qualcuno possa indignarsi e fare qualcosa per ragioni morali.  Io sto bene dove sto. E dovranno rassegnarsi.





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