ROMA, 3 aprile 2015. I consiglieri di amministrazione della nuova Rai saranno "licenziabili". Il loro incarico potrà essere revocato. Lo prevede il disegno di legge di riforma della televisione di Stato, di cui si conosce finalmente l'articolato a otto giorni dal Consiglio dei ministri che lo ha approvato.
I consiglieri di amministrazione - che saranno sette invece degli attuali nove - potranno essere cacciati dall'Assemblea dei soci della tv di Stato (ministero dell'Economia e Siae) a patto che arrivi - si legge nel testo - "valutazione favorevole" da parte dei deputati e senatori che siedono nella Commissione parlamentare di Vigilanza.
Stesso destino, o quasi, per l'amministratore delegato che prenderà in mano le redini della Rai. L'ad potrà essere allontanato dallo stesso consiglio di amministrazione che lo ha eletto, si presume con voto a maggioranza, sentita l'assemblea dei soci. L'amministratore delegato, che non potrà essere dipendente della tv di Stato, resterà in carica per tre anni. In caso di licenziamento anticipato, avrà diritto a un piccolo paracadute economico, pari a "tre dodicesimi del compenso annuo".
Ma anche se revocabile, l'ad avrà poteri importanti. Nominerà direttamente i "dirigenti apicali" (come i direttori delle reti televisive o i manager di prima fascia) senza bisogno di un voto favorevole del cda, che dovrà essere semplicemente "sentito". Sempre l'amministratore delegato avrà un potere di spesa fino a dieci milioni di euro. Firmerà dunque, in totale solitudine, i contratti fino a questo ingente importo. Per valori superiori, sarà necessaria l'approvazione del consiglio di amministrazione.
Il contratto di servizio - l'atto che precisa i doveri di Viale Mazzini verso lo Stato e gli italiani - non avrà più una durata di soli tre anni, ma di cinque anni.
No alla vendita di più del 10% dell'azienda. Vietato vendere più del 10 per cento del capitale Rai ai privati, se si vuole mantenere la concessione dello Stato. Quindi se il ministero dell'Economia, che detiene il 99,56 per cento della Rai, dovesse vendere una quota di capitale superiore al 10 per cento, verrebbe automaticamente meno la concessione del servizio pubblico all'azienda di via Teulada.
Revisione del canone. Il testo della riforma Rai prevede inoltre che entro un anno dall'entrata in vigore del disegno di legge, il governo sia delegato ad adottare un decreto legislativo per redigere un nuovo "testo unico della radiotelevisione", previsto dalla legge Gasparri e richiesto dalla Corte costituzionale, che segua "criteri di riordino e semplificazione delle disposizioni vigenti, la definizione dei compiti del servizio pubblico con riguardo alle diverse piattaforme tecnologiche, tenendo conto della innovazione tecnologica e della convergenza delle piattaforme distributive".
Stop a buonuscite faraoniche. Nessuna buonuscita faraonica per gli amministratori delegati Rai a cui verrà revocato il mandato: è quanto emerge dal ddl Rai pubblicato sul sito del governo. "All'amministratore delegato è riconosciuto un compenso; in caso di revoca al medesimo amministratore spetta un'indennità pari a tre dodicesimi del compenso annuo", recita l'articolo 12 del disegno di legge. IN http://www.repubblica.it/politica/2015/04/03/news/ddl_rai-111152466/?ref=HREC1-23
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Il testo del ddl è in http://www.primaonline.it/2015/04/03/200803/ddl-rai-una-legge-molto-snella-che-in-sei-articoli-rivoluziona-la-governance-documento/
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