La laurea triennale ed un master in giornalismo come requisiti minimi per accedere all'esame di giornalista professionista; una drastica riduzione del numero dei consiglieri nazionali dell'Ordine; un "giurì" per la correttezza dell'informazione e un nuovo schema di formazione professionale continua: sono i punti di forza della proposta di legge sulla riforma dell'Ordine dei giornalisti presentata alla Camera da Pino Pisicchio (Misto). La proposta di legge riprende il testo approvato alla Camera la scorsa legislatura.
ROMA, 27 novembre 2014. La laurea triennale ed un master in giornalismo come requisiti minimi per accedere all'esame di giornalista professionista; una drastica riduzione del numero dei consiglieri nazionali dell'ordine, riservando una prevalenza di posti ai professionisti; un "giurì" per la correttezza dell'informazione che limiti le cause in tribunale e le querele temerarie per i cronisti e un nuovo schema di formazione professionale continua: sono i punti di forza della proposta di legge sulla riforma dell'Ordine dei giornalisti presentata alla Camera da Pino Pisicchio (Misto). La proposta di legge riprende il testo approvato alla Camera la scorsa legislatura ma che non ha superato lo scoglio del Senato, "aggiornato con alcune nuove previsioni, soprattutto in tema di formazione professionale continua". Viene innanzitutto riformato il sistema di accesso alla professione: sarà necessario avere una laurea triennale e aver frequentato un master in giornalismo, ma anche i pubblicisti per aver il "tesserino" dovranno sostenere un colloquio. Una cura dimagrante" viene prevista per il Consiglio Nazionale: dovrà passare dagli attuali 130 a 70 componenti, e diversamente da quanto accade oggi dovranno essere in maggioranza professionisti. Per evitare le liti temerarie e le querele, Pisicchio propone la istituzione in ogni distretto di Corte d'Appello di un "giurì" per la correttezza dell'informazione composto di cinque membri (due nominati dall'Ordine dei giornalisti, due all'Agcom e un magistrato ordinario) che funga da filtro alle eventuali cause giudiziarie. E infine la formazione permanente. L'obbligo è ineludibile in quanto imposto dall'Ue. Ma nella proposta di legge di Pisicchio essa deve essere "senza fini di lucro" e limitarsi alla deontologia professionale ("chi vuole diventare sinologo si va a fare un bel master...", rileva il deputato); dovrebbero inoltre esserne esentati gli iscritti da oltre 20 anni all'Ordine, gli over 60 ed i giornalisti i sospesi dalla professione. (ANSA).
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