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Sciopero al Corriere della Sera: sabato niente giornale e sito. Al centro dello scontro la vendita dell’immobile di via Solferino/San Marco al fondo statunitense Blackstone. Le redazioni dovrebero rimanere dove sono oggi ma in affitto. Il CdR ai lettori: “Ma come possono azionisti come Fiat, Mediobanca, IntesaSanPaolo (il nucleo di comando della società) accettare che lo stato patrimoniale della Rcs venga saccheggiato come se il gruppo fosse alla disperazione? Che senso ha sottolineare in continuazione il valore culturale del Corriere e poi consegnare alla finanza speculativa un pezzo dell’identità storica del giornale? Il Cdr chiede di bloccare l’operazione”.

Milano, 13 settembre 2013. Oggi i giornalisti dell’edizione cartacea del Corriere della Sera sciopereranno, seguiti il giorno seguente da quelli del sito del quotidiano. Quindi, sabato 14 settembre ci sarà il black out del sistema Corriere. La decisione è stata presa  dall’assemblea dei giornalisti della testata milanese contro la decisione dell’azienda di mettere in vendita la sede storica di via Solferino/San Marco, comprendendola nel pacchetto immobiliare oggetto della trattativa avviata in esclusiva da Rcs MediaGroup con il fondo statunitense  Blackstone. L’immobile di via Solferino-via San Marco ospita dal 1904 la redazione del quotidiano e oggi anche quella  della Gazzetta dello Sport.


Il 7 agosto era stato annunciato che Rcs avrebbe tratatto in esclusiva con Blackstone la vendita dell'immobile milanese. Il gruppo americano, al momento, ha battuto la concorenza di altri pretendenti (Hines, Prelios e un non meglio specificato fondo immobiliareche) che, secondo i rumors delle scorese settimane si erano mostrati interessati. L'advisor Banca Imi ha dunque indicato Blackstone, la cui offerta, secondo alcuni rumors, dovrebbe aggirarsi intorno ai 120 milioni. Fuori discussione la vendita di via Solferino, la cessione riguarderà solo l'immobile di via San Marco. Invece verranno ceduti sia via Solferino sia via San Marco, come Rcs ha comunicato l'altro ieri al CdR.  L'Ad Pietro Scott Jovane aveva promesso di chiudere l'operazione entro dicembre. Adesso la trattativa in esclusiva sembra poter anticipare quel termine.


Oltre al nodo trattiva, resta da risolvere quello della destinazione dell'immobile di San Marco, oggi occupato dai giornalisti di Gazzetta dello Sport e (in parte) del Corriere oltre che dalle redazioni di alcuni magazine del gruppo.  Le redazioni dovrebbero rimanere dove sono in affitto. Così Rcs ha detto al CdR.


Con la cessione di Dada a Orascom (perfezionata in queste ore) per 58 milioni, con quella dei Collezionabili di Rcs Libri a Fabbri Publishing e con la vendita dei periodici (tra cui Astra, Novella 2000 e Visto), la dismissione immobiliare del pezzo più pregiato potrebbe ritardata la seconda tranche dell'aumento di capitale da 600 milioni, di cui 411 già sottoscritti. Non basterà a migliorare i conti di fine anno, che saranno comunque "significamente negativi" nonostante tagli per 35,7 milioni.


L'acquirente, il colosso del private equity Blackstone, ha ben altri conti. Ha infatti chiuso il secondo trimestre 2013 con risultati superiori alle attese. L'economic net income, principale indicatore di redditività dei veicoli di private equity quotati, si è attestato a 703 milioni di dollari, ovvero 62 centesimi per azione, decisamente meglio dei 49 attesi dagli analisti. I ricavi totali sono ammontati a 1,43 miliardi di dollari, superiori agli 1,13 miliardi stimati. (fonte: primaonline)


CORSERA. Il CdR ai lettori: “Ma come possono azionisti come Fiat, Mediobanca, IntesaSanPaolo (il nucleo di comando della società) accettare che lo stato patrimoniale della Rcs venga saccheggiato come se il gruppo fosse alla disperazione? Che senso ha sottolineare in continuazione il valore culturale del Corriere e poi consegnare alla finanza speculativa un pezzo dell’identità storica del giornale? Il Cdr chiede di bloccare  l’operazione”.



(Milano, 13 settembre 2013). Cari lettori, domani (14 settembre, ndr)  non troverete in edicola il Corriere della Sera, il vostro giornale. Da mesi il Comitato di redazione sollecita l’amministratore delegato Pietro Scott Jovane a prendere iniziative concrete per rilanciare il giornale e l’intero gruppo Rcs. Ma finora abbiamo sentito solo annunci. Nessuna decisione concreta di investimento. Nessuna decisione strategica, per esempio, sul mondo digitale. I nostri concorrenti, in Italia e nel mondo, galoppano, noi siamo fermi. Abbiamo avuto l’ultimo incontro con l’amministratore delegato mercoledì 11 settembre. Lo avevamo chiesto proprio per discutere di come rispondere alla sfida dell’innovazione tecnologica. Invece il manager si è presentato prospettando la vendita dell’intero immobile in cui hanno sede il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. I contorni dell’operazione non seguono alcuna logica economica. L’intenzione è vendere in blocco un immobile collocato nella zona più costosa di Milano (Garibaldi-Moscova-Solferino) al fondo americano Blackstone a un prezzo largamente inferiore ai valori potenziali, per poi riaffittarne una parte a prezzi di mercato, quindi altissimi.


In questo modo l’azienda otterrà il classico piatto di lenticchie per aver svenduto la sede storica di via Solferino 28, lo specchio di un’identità che ha oltre 100 anni di storia. E che costituisce, inoltre, una garanzia economica per tutti i lavoratori dell’azienda.


Il gruppo Rcs è oberato da debiti  causati da scelte compiute nel recente passato (vedi acquisto in Spagna del gruppo Recoletos a valori esorbitanti). L’esposizione finanziaria è stata solo parzialmente ridotta con l’aumento di capitale, appena sottoscritto dai soci.


Ma come possono azionisti come Fiat, Mediobanca, IntesaSanPaolo (il nucleo di comando della società) accettare che lo stato patrimoniale della Rcs venga saccheggiato come se il gruppo fosse alla disperazione? Che senso ha sottolineare in continuazione il valore culturale del Corriere e poi consegnare alla finanza speculativa un pezzo dell’identità storica del giornale? Il Cdr chiede di bloccare  l’operazione.


Cari lettori, un’altra via esiste e non può che passare da un vero piano industriale che si ponga come primo obiettivo l’aumento dei ricavi. Il Cdr, nei limiti della sue prerogative, farà il possibile perché azienda, direzione editoriale, azionisti mettano subito in campo investimenti, idee editoriali, innovazioni di prodotto.


Il Comitato di redazione del Corriere della Sera


 


 


 


 


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