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4. ACCESSO E FORMAZIONE
Una lettera da Perugia:
“Tra gli aspiranti giornalisti
solo 2 su 10 vengono dalle scuole”.
Abruzzo: “Ho posto il problema
del numero delle scuole, sono 18
e sono troppe. Vanno tagliate. Il
20% degli allievi dell’Ifg De Martino
non hanno un lavoro fisso. Qual è
la media degli altri 17 master?
La mia storia personale dice che
da 25 anni credo con coerenza
nella via universitaria dell’accesso
alla professione. E non cambio
idea. Quando la crisi morde, e morde,
bisogna (purtroppo) fare
ragionevolmente un passo indietro”.

Gli Ordini regionali devono amministrare con rigore e serietà il potere delle iscrizioni d’ufficio al Registro dei praticanti. L’Ordine nazionale deve vigilare con imparzialità e trasparenza.

Caro Franco Abruzzo, con stupore e dispiacere abbiamo letto la tua lettera sulle Scuole di Giornalismo e il presunto legame con la crisi occupazionale. E’ indubbio che il mercato giornalistico stia attraversando un periodo di difficoltà. Ma, leggendo i dati, è difficile dire che questo dipenda dalle Scuole di Giornalismo.


Ancora oggi, meno del 20% dei praticanti che sostengono ogni anno l’esame di Stato per diventare giornalisti professionisti proviene dalle Scuole di Giornalismo riconosciute dall’Ordine. Sarebbe quindi più utile approfondire la provenienza del restante 80%.


Ma ciò che sicuramente non ci possiamo permettere è alimentare il conflitto tra i giovani giornalisti e disoccupati. Sarebbe un errore di miopia e di prospettiva. Perché i giovani hanno il diritto di avere l’opportunità di seguire la propria passione. E i disoccupati hanno il diritto a essere reinseriti nel mercato del lavoro, magari proprio attraverso la formazione e l’aggiornamento professionale.


Sicuramente il sistema delle Scuole ha delle imperfezioni. Ma per il bene della categoria e del futuro della nostra professione dovremmo lavorare per eliminarle non per dichiarare conclusa – anche se temporaneamente – l’esperienza delle Scuole. E’ questa la direzione da anni intrapresa dall’Ordine dei Giornalisti con i progetti di auto-riforma, ultimo in ordine di tempo quello approvato all’unanimità dal Consiglio nazionale a Positano.


Il problema dei costi è probabilmente quello cruciale. E’ inammissibile una pre-selezione basata sul censo. Lavoriamo per incrementare il numero delle borse di studio messe a disposizione dall’Ordine nazionale e dagli Ordini regionali per consentire ai meritevoli di frequentare le Scuole.


Un altro nodo è quello della qualità delle Scuole. Su questo l’Ordine nazionale sta già facendo un importante lavoro di verifica. E’ indispensabile proseguirlo e renderlo permanente per permettere solo alle Scuole che garantiscono eccellenti standard formativi di avere il riconoscimento dell’Ordine dei Giornalisti.


Su tutti questi temi da anni riteniamo che gli ex allievi delle Scuole possano essere un interlocutore utile a chi ha la responsabilità politica di organizzare, gestire e migliorare le Scuole di Giornalismo. L’esperienza maturata “sul campo” potrebbe essere preziosa per individuare punti di forza, punti di debolezza, possibili correttivi, ecc. . Saremmo onorati se l’Ordine dei Giornalisti ci desse l’opportunità di mettere a sua disposizione la nostra esperienza.


Così come riteniamo preziosa la creazione di una rete tra gli ex allievi delle Scuole di Giornalismo. Negli anni abbiamo provato più volte a farcene promotori. Purtroppo non ci siamo riusciti come avremmo voluto. Ma è un progetto che continuiamo a inseguire. Proponemmo anche un nome Agisco: Associazione GIornalisti SCuole dell’Ordine. Permettimi, attraverso la tua mailing list, di rivolgermi a quanti fossero interessati. Riproviamoci. Insieme. Mettendo in rete l’esperienza di chi – attraverso le Scuole – ce l’ha fatta e magari oggi è una firma prestigiosa, e chi invece ancora non è riuscito a coronare il sogno della stabilità lavorativa. E anche di quanti – pur non provenendo da una Scuola – credono che il futuro della nostra professione non possa prescindere dalla formazione e dalla riforma dell’accesso. Agiamo. Insieme. Senza gelosie campanilistiche (che pure tra le Scuole non mancano) e senza alimentare conflitti generazionali.


Permettimi di affidare la conclusione alle parole di Walter Tobagi “rubate” dal libro (pag.280) che è possibile scaricare dal tuo sito internet e da quello dell’Ordine:


Molti si chiedono: perché si consente l’immissione continua di nuovi praticanti, mentre ci sono tanti professionisti disoccupati? E si lamenta pure, da parte di alcuni, l’istituzione di una scuola di giornalismo, che si teme possa diventare una fabbrica di disoccupati. Su questi argomenti, il sindacato ha il dovere d’essere chiaro, e noi abbiamo cercato d’esserlo. Non sono possibili chiusure corporative; e l’aiuto di disoccupati non significa discriminazione dei giovani. Il problema nodale che il sindacato non è riuscito ad affrontare, nella sostanza, è in realtà quello dell’accesso alla professione, che finora è stato esclusivamente nelle mani degli editori, di emissari di potentati economici o di gruppi politici. Ben vengano, dunque, le scuole di giornalismo, se servono a rompere con questo monopolio. La preoccupazione che il sindacato deve far propria è, semmai, un’altra: garantire che queste scuole assicurino una sempre più alta qualificazione culturale e professionale: cosa che si potrebbe perseguire cercando di collegare queste scuole alle istituzioni universitarie. Su questo tema, peraltro, il sindacato deve fare un sincero atto di contrizione, per essersi occupato poco dell’argomento, accodandosi all’iniziativa dell’Ordine. In verità, su questo come su altri argomenti, è indispensabile la stretta collaborazione tra Ordine e Sindacato, che sono due strumenti complementari dell’associazionismo giornalistico”.


Grazie per l’attenzione


Vittorio di Trapani


Segretario Associazione Giornalisti Scuola di Perugia


segretario@associazionegiornalisti.it


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Risposta di Franco Abruzzo


Ho posto il problema del numero delle scuole, sono 18 e sono troppe. Vanno tagliate. Il 20% degli allievi dell’Ifg De Martino non hanno un lavoro fisso. Qual è la media degli altri 17 master? Gli Ordini regionali devono amministrare con rigore e serietà il potere delle iscrizioni d’ufficio al Registro dei praticanti. L’Ordine nazionale deve vigilare con imparzialità e trasparenza. La mia storia personale dice che  da 25 anni credo con coerenza  nella via universitaria  dell’accesso alla professione. E non cambio idea. Quando la crisi morde, e morde, bisogna (purtroppo) fare ragionevolmente un passo indietro. Il mio pessimismo sulla situazione occupazionale di oggi è fondata su fatti e numeri documentati ogni giorno in www.francoabruzzo.it. Intanto è necessario meditare sul contenuto di questa lettera….


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Lettera a Franco Abruzzo di un ex-allievo del XV biennio dell'IFG De Martino


Gentile Franco, sono XW, allievo del XV biennio dell'IFG, ultimo gestito dal "suo" Ordine. Senza volermi addentrare in polemiche su quello che (non) sta facendo il "nuovo" ordine rispetto al suo lavoro, volevo comunicarle per la sua indagine conoscitiva che la maggior parte di noi, complice la crisi, è destinata a non esercitare la professione o quasi. Io sono disoccupato senza nessuna speranza di vedere neppure collaborazioni (retribuite, si intende) nei prossimi 12-24 mesi, lavoro in nero a 3 euro l'ora per campare avanti. Come me ce n'è un'altra decina, senza contare tutti quelli che non vedranno rinnovati i loro contratti a termine quando scadranno. Mi sono sentito abbandonato dalla scuola, e credo che questo "abbandono" sia dovuto anche al passaggio di consegne tra lei e la dott.sa Gonzales all'Ogd lombardo. Io sono figlio di nessuno: quelli più bravi, quelli più fortunati, quelli con un cognome importante magari ce l'hanno fatta. Ma quelli come me, no. Non sappiamo come muoverci, non sappiamo cosa fare: le idee di creare una rete di ex studenti non è mai stata presa in considerazione, così come quella di avere diritto a corsi di aggiornamento gratuiti su tutto quello che per motivi economici e gestionali non ci è stato insegnato a scuola. La ringrazio, mi scusi per lo sfogo


(lettera firmata, x email)


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Testo in: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=3988


La prestigiosa scuola non c’è più.


INDAGINE CONOSCITIVA


(aggiornata al 26 luglio 2009)


SUGLI EX ALLIEVI DELL'IFG


“CARLO DE MARTINO”.


Franco Abruzzo rivolge un appello


affinché chi può e chi sa contribuisca


a dare corpo all’organico dell’Istituto,


che ha cessato di vivere nel 2009


dopo 32 anni di attività.


E’ importante salvarne la memoria


attraverso la carriera dei 682 allievi.


(scrivete a fabruzzo39@yahoo.it).


In allegato il "censimento" provvisorio


forte anche di tutti gli ex-allievi divisi


biennio per biennio dal 1977 al 2009.


 


L’Ifg De Martino si conferma una “fabbrica di occupati” (nonostante il flop delle assunzioni degli ultimi due bienni 2005/2009).


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Testo in: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=4135


3. ACCESSO E FORMAZIONE.


Lettera a Franco Abruzzo.


Praticanti d’ufficio. Iacopino:


“Un atto di civiltà, una risposta


all’arroganza di editori (e


talvolta di direttori, capi


redattori e via scendendo


per li rami), un momento


di dignità in questo mestiere


che troppo spesso accetta


o subisce compromessi”.


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Testo in: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=4130


2. ACCESSO E FORMAZIONE.


Enzo Iacopino scrive a


Franco Abruzzo: “Non sono


le scuole a produrre troppi


giornalisti, ma gli Ordini regionali


con i praticanti d’ufficio”.


Abruzzo. “D’accordo,


ma le istanze di praticantato d’ufficio


sono denunce di evasione


fiscale e previdenziale.


Perché non vengono trasmesse


all’Ispettorato del Lavoro


all’Ispettorato Inpgi e


alle Procure della Repubblica?”.


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Testo in: http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=4128


1. ACCESSO E FORMAZIONE.


Michele Partipilo scrive


a Franco Abruzzo:


“Le scuole di giornalismo


non hanno creato


la crisi occupazionale”.


Replica di Abruzzo: “La


crisi è figlia del calo


drammatico delle entrate


pubblicitarie e diffusionali.


Gli allievi sono le vittime


d’una situazione senza sbocchi”.


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