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PENSIONI – Affermazioni incredibili senza una critica da parte della stampa. Il quadro viene completato oggi dal Corriere della Sera, che attribuisce al ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, il proposito di “mettere in discussione anche diritti acquisiti o presunti”. Una affermazione mostruosa che rinnega principi costituzionali e anche giudicati costituzionali elaborati dalla Consulta. Oscar Farinetti, invece, propone di mettere il tetto dei 3mila euro netti a tutte le pensioni per recuperare 22 miliardi. Padoan e Farinetti parlano a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione di una sentenza della Cassazione (il commento di Maria Carla De Cesari è in coda) secondo la quale sono “salvi i diritti acquisiti sulle pensioni e i tagli riguardano solo il futuro, mentre sono illegittimi gli interventi retroattivi”. Renzi e Delrio smentiscono Poletti, ma i quotidiani non se ne accorgono e continuano a martellare sui tagli alle pensioni. Nessuno raccoglie la dichiarazione di Delrio per il quale, in linea con le tesi UNPIT, «combattere la corruzione, il lavoro nero e l'evasione fiscale è la più grande spending review che possiamo fare». Evasori, mafiosi, corruttori e big del sommerso fanno paura agli editori e ai giornalisti? Il giornalismo non è informazione critica?

di FRANCO ABRUZZO – presidente Unpit (www.unpit.it)

Milano, 27 agosto 2014. Il 5 agosto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, si è dichiarato favorevole ai tagli sulle pensioni medie ed alte, dimenticando che quelle alte dal gennaio 2014 sono già tosate con prelievi dal 6 al 18 per cento. Questi prelievi, ha precisato l'Inps, saranno anche deducibili nel 2015. Nel giro di pochi giorni sono fioccate le smentite da Palazzo Chigi:


.21.8.2014 - IN ARCHIVIO L'ATTACCO ALLE PENSIONI. MATTEO RENZI: “Chiacchiere da calciomercato. Chi oggi parla di manovre e di pensioni parla di cose che non sono all'ordine del giorno. La via maestra per recuperare risorse per il 2015 è, e resta, quella della revisione della spesa".


.22.8.2014. Graziano Delrio (braccio destro di Renzi): “Prelievi sulle pensioni più alte? A Palazzo Chigi non abbiamo nessuna proposta in questo senso. E siccome decide Palazzo Chigi, cioè Renzi, escludo in maniera categorica che ci saranno interventi sulle pensioni”.


.22.8.2014. «Combattere la corruzione, il lavoro nero e l'evasione fiscale è la più grande spending review che possiamo fare». Lo ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio alla Festa dell'Unità di Reggio Emilia.


Queste smentite, per quanto autorevoli, non hanno bloccato il diluvio di articoli sul tema dei tagli alle pensioni. Le cronache del meeting di Comunione e Liberazione del 26 agosto informano che Oscar Farinetti, da sempre sostenitore di Matteo Renzi e presidente di Eataly, ha incitato il governo e il premier a continuare con il proprio operato riformatore. “In questi primi sei mesi il governo Renzi ha fatto tre o quattro mosse giuste. Adesso – aggiunge Farinetti – c’è bisogno che dia ancora due o tre bastonate grosse sul buon esempio. Per esempio stabilire definitivamente già domattina un tetto massimo agli stipendi dei politici, abolire le Regioni autonome, mettere un tetto massimo alle pensioni che devono essere uno strumento per continuare a vivere decentemente non per arricchirsi”. Farinetti ha avanzato un piano: «Ci sono 600 mila pensioni in Italia oltre i tremila euro, con una media di 4.300 euro; 200 mila pensioni oltre i 5000, con una media di 7.300 euro; 1.200 pensioni oltre i diecimila euro, con una media di 16.000 euro». Dunque, ha continuato, «se noi mettessimo un tetto di tremila euro netti che consentirebbe di vivere, il gap fa 22 miliardi, tanti soldi».


Il quadro viene completato oggi dal Corriere della Sera, che attribuisce al ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, il proposito di “mettere in discussione anche diritti acquisiti o presunti”. Una affermazione mostruosa che rinnega i principi costituzionali e anche i giudicati costituzionali elaborati dalla Consulta.


Recentemente Matteo Salvini, leader della Lega Nord, ha attaccato in maniera maldestra la Corte costituzionale accusandola di avere difeso le pensioni dei suoi giudici con la sentenza 116/2013, quando ha cancellato il prelievo dell'agosto 2011 sugli assegni superiori a 90mila euro lordi, argomentando che la norma violava gli articoli 3 (uguaglianza) e 53 (progressività della tassazione fiscale). Secondo la Corte stipendi e pensioni devono essere tassati allo stesso modo. Le leggi non possono colpire solo i pensionati, lasciando indenni i cittadini attivi. Si deduce che Salvini non abbia letto la sentenza come anche i giornalisti presenti al dibattito tv. Il ruolo dei giornalisti è anche quello di prendere in castagna i politici che sbagliano con l'aggravante di offendere le istituzioni della Repubblica, arrecando danni irreparabili all'immagine della stessa Repubblica.


Anche i giornalisti del Corriere della Sera hanno accettato senza batter ciglio le affermazioni gravissime di Padoan a pochi giorni di distanza da una sentenza (n. 17892/2014) della Cassazione secondo la quale vanno ritenuti “salvi i diritti acquisiti sulle pensioni, mentre i tagli riguardano solo il futuro e sono illegittimi gli interventi retroattivi”. Il giornalismo è informazione critica: lo abbiamo dimenticato?


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Cassazione. Casse, salvi i diritti acquisiti sulle pensioni: tagli solo per il futuro. Illegittimi gli interventi retroattivi.


di Maria Carla De Cesari - Il Sole 24 Ore del 13.8.2014


Le vecchie delibere delle Casse che hanno tagliato le pensioni attese, senza rispettare in modo rigido il principio del pro rata, non considerando, cioè, quanto maturato fino a quel momento, sono di nuovo a rischio. A non reggere, davanti alla Corte di cassazione sono, in particolare, le riforme della Cassa ragionieri, che hanno rivisto la quota retributiva della pensione, parametrandola sui redditi di tutta la vita lavorativa senza "patrimonializzare" il maturato sino a quel momento, con il calcolo sui redditi dei migliori 15 anni nell’arco negli ultimi 20. La "clausola di salvaguardia", contenuta nella legge di Stabilità per il 2014 non rende infatti legittime le delibere passate, che non applicano in modo preciso il principio del pro rata, come stabilito dall’articolo 3, comma 12 della legge 335/1996.


La Cassazione – con la sentenza 17892/2014 - non riconosce come norma di interpretazione autentica quella della legge di Stabilità 2014 (legge 147/2013, articolo 1, comma 488), secondo cui il pro rata "temperato" – vale a dire usato come parametro tenuto semplicemente presente – è utilizzabile anche prima del 2007, quando il legislatore ha tentato, per la prima volta, di mettere al sicuro le decisioni restrittive delle Casse. La Corte di cassazione richiama le considerazioni del giudice delle leggi sul limite del legislatore nell’emanare norme retroattive, anche di interpretazione autentica. Lo fa con un punto di arrivo opposto rispetto alla Corte di appello di Genova (sentenza del 5 febbraio 2014). «La norma – spiega la Cassazione – che deriva dalla legge di interpretazione autentica può dirsi costituzionalmente legittima innanzitutto qualora si limiti ad assegnare alla disposizione interpretata un significato già in essa contenuto, riconoscibile come una delle possibili letture del testo originario (ex plurimis: sentenze 271 e 257 del 2011)».


Le condizioni indicate dalla Corte costituzionale non ricorrono nel caso specifico: la Cassazione spiega che viene riconosciuta legittimità ed efficacia con effetto retraottivo, a distanza di oltre 10 anni, «a delibere peggiorative di una sola categoria di assicurati, i pensionati, in contrasto con quanto affermato dal giudice delle leggi circa il rispetto generale del principio di ragionevolezza», che pure deve guidare i provvedimenti che introducono, in qualche forma, una disparità di trattamento. La norma della legge di Stabilità è innovativa in quanto la Cassazione, per consolidato orientamento, ha ritenuto che le delibere ante 2007 dovevano rispettare in modo rigido il pro rata, cristallizzando quanto maturato tempo per tempo dagli icritti. La norma della legge 296/2006, articolo 1, comma 763 sul pro rata mitigato «non vale a sanare le illegittimità dei provvedimenti adottati in violazione della precedente legge vigente al momento della loro emanazione». Il pro rata temperato della legge 296, rispetto al principio rigido della versione originaria delle legge 335, è giustificato dalla necessità di garantire gli equilibri di lungo periodo. Tuttavia la Cassazione ha detto più volte che «ciò non può che valere per il futuro», per le delibere adottate dal 1˚gennaio 2007, mentre «si tratta di verificare la legittimità delle precedenti delibere» del 2002 e del 2003, per esempio. Per questo la Cassazione ritiene innovativa (e non interpretativa) la norma della legge di Stabilità 2014, che non estrinseca una soluzione ermeneutica già contenuta nella legge del 2006. Né si può invocare un motivo imperativo d’interesse generale che giustificherebbe una disposizione con portata retroattiva: per questo, conclude la Cassazione, non si può che rigettare l’«ingerenza del potere legislativo». (TESTO IN http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2014-08-13/casse-tagli-solo-il-futuro-063853.shtml?uuid=ABfYiqjB)


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.Tutte le più recenti vicende in tema di pensioni sono in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=12436


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.Franco Abruzzo, giornalista professionista, presidente di Unp@it - Unione nazionale pensionati per l’Italia (www.unpit.it), è portavoce del MIL (Movimento Informazione e Libertà) nonché consigliere dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia (di cui è stato presidente dal 1989 al 2007) e dell’Associazione lombarda dei Giornalisti - (il “CHI E’” è in www.francoabruzzo.it all’indirizzo http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=5). (Franco Abruzzo, cell 3461454018, casa telef/fax 022484456, skype: fabruzzo39, mail: fra.abruzzo@live.com, fabruzzo39@yahoo.it)


 





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