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SINDACATO IN ALLARME:
“La legge sull'equo
compenso per i giornalisti
freelance? Il suo iter
alla Commissione Lavoro
del Senato pare molto più
accidentato da quanto
appaia dall'esterno del Palazzo”.
Governo incerto e confuso.

Articolo 23 della Dichiarazione universale dei diritti dell'Uomo del 1948: “1.Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione. 2.Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro. 3.Ogni individuo che lavora ha diritto ad una rimunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale. 4.Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi”. L'Italia non fa parte dal 1954 delle Nazioni Unite?

Roma, 30 agosto 2012. La legge sull'equo compenso per i giornalisti freelance? Il suo iter alla Commissione Lavoro del Senato pare molto più accidentato da quanto appaia dall'esterno del Palazzo. Dalla lettura dei resoconti sommari ufficiali, pubblicati sul sito web del Senato, emergono infatti vari dubbi, cautele e distinguo da parte di più senatori. Ed anche proposte di emendarla ed "addolcirla", soprattutto tenendo conto del contesto in cui opera la piccola editoria e quella locale. Appare anche contraddittorio l'atteggiamento del Governo. Che mentre alla Camera, per bocca del Sottosegretario Peluffo, aveva espresso parere favorevole al progetto di legge Moffa sull'equo compenso (poi approvato all'unanimità dalla Commissione Cultura), al Senato invece nell'arco di tre mesi è già intervenuto tre volte in Commissione, con tre suoi diversi esponenti, per porre freni, distinguo, dubbi e cautele, e per preannunciare degli emendamenti. Certo, tutti i senatori finora intervenuti dichiarano di avere chiara la gravità dell'attuale condizione retributiva e professionale dei giornalisti freelance, e della necessità di un provvedimento. Ma di quale provvedimento, e come effettivamente strutturato? E quali proposte di emendamenti al testo potranno eventualmente emergere man mano? Questo vien da chiedersi, dopo aver letto i verbali dei lavori della Commissione Lavoro del Senato. Nel complesso pare essere un clima assai diverso da quello bipartisan e animato dal senso d'urgenza che aveva contraddistinto l'esame e il voto unanime alla Camera sul progetto di legge Moffa. Certo, si confida che i Senatori e il Governo, dichiaratamente consci della grave situazione lavorativa in cui versa la larga maggioranza dei giornalisti freelance, intervengano sollecitamente e per il meglio. Chiudere la legislatura con questo atto di giustizia nei confronti dei lavoratori precari di un settore vitale per la democrazia come l'informazione sarebbe il modo migliore per dimostrare che questo Parlamento intende congedarsi con un atto di reale innovazione nel settore del lavoro precario, nel rispetto di valori costituzionali di alto profilo quali la libertà dell'informazione e la dignità del lavoratore. E di questo non potremmo che esserne lieti. Ma intanto, per quanto ci riguarda, riteniamo utile mantenersi costantemente informati sull'iter del disegno di legge e sulle posizioni che emergono sul tema in seno al Parlamento e al Governo. Tenendosi pronti, al caso, a ogni forma di mobilitazione.


(Maurizio Bekar, Coordinamento giornalisti precari e freelance dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia; coordinatore della Commissione nazionale Lavoro autonomo FNSI; Dario Fidora, coordinatore Commissione lavoro autonomo Assostampa Sicilia; membro della Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi; Massimo Marciano, consigliere d'amministrazione dell'Inpgi e consigliere del Comitato amministratore della Gestione separata Inpgi; Moira Di Mario, responsabile del Coordinamento precari, atipici e freelance dell'Associazione Stampa Romana)


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 





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