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Acque agitate (sarà crisi?).
Ordine nazionale Giornalisti.
Giancarlo Ghirra “mette a
disposizione il suo mandato
di segretario del Consiglio
nazionale: “Non posso sentire
messa in dubbio la mia
reputazione e la mia dignità,
professionale e personale…
Anche qui volano i corvi”

“Ora che serve compattezza e unità arrivano interventi fra il censorio, il moralista, l'arrogante, il bartaliano "tutto sbagliato, tutto da rifare", e gli insulti alle persone. Capisco gli attacchi dai nemici, ma non da chi ritengo un mio compagno di strada”. IN CODA messaggio di Enzo IACOPINo a Franco ABRUZZO.

Roma, 2 giugno 2012. Pubblichiamo la lettera che oggi il segretario dell’Ordine nazionale dei Giornalisti, Giancarlo Ghirra, ha trasmesso via internet ai 150 consiglieri nazionali. Il messaggio apre di fatto una crisi all’interno del massimo ente esponenziale della categoria proprio quando il Ministero della Giustizia sta ultimando la stesura del regolamento quadro che porterà al varo dei Dpr per le 28 professioni regolamentate. Ed ecco il testo del messaggio:


"Cari consiglieri, vi scrivo in uno stato di profonda tensione emotiva, reduce da una riunione con un piccolo gruppo di colleghe e colleghi  romani che ha provocato in me seri turbamenti.
Affetto sin dalla più giovane età di una sindrome da primo della classe, non tollero maestrini e maestrine che, privi di titoli adeguati, vanno in giro a dar lezioni di giornalismo, diritto, politica, e persino etica.
 Mi ritengo assolutamente inadeguato al ruolo di segretario, vissuto per di più in una situazione di caos, con un presidente con il quale non ho in comune alcuna visione del mondo, e sono pronto - come ho già fatto e farò fin che campo - ad ammettere errori e cambiare posizione. Diciamo che ho un atteggiamento socratico, così maestrini e maestrine capirannno.
Sono pronto a ricevere qualsiasi tipo di critica, ma non a sentire messa in dubbio la mia reputazione e la mia dignità, professionale e personale.
Ho accettato due anni fa l'incarico di segretario, arrivato repentinamente e inopinatamente, rinunciando a fare l'inviato speciale e passando perciò nelle file dei pensionati. Lascio a voi trarre le conclusioni di ciò che significa in termini esistenziali, e quanto questa scelta sia diversa da quella di quanti accumulano incarichi e prebende. Ma avevo dietro di me l'entusiasmo di un gruppo coeso, e, soprattutto, solidale.
Mi colpì in quei giorni l'atteggiamento di Giorgio Balzoni, che non conoscevo sino a fine maggio del 2010. Umile, privo di arroganza, sempre disposto ad ascoltare tutti, pronto a continuare a faticare per la nostra causa anche dopo l'infelice esito del voto per la presidenza.
Noi, che eravamo e siamo una minoranza di 50-55 consiglieri (a proposito, mi auguro che questo messaggio arrivi a tutti, altrimenti Gianfranco mi dovrai aiutare a farlo) siamo riusciti a ottenere risultati portentosi: chiusura dei viaggi all'estero, ridimensionamento delle spese per i gruppi di lavoro, ulteriore rigore nei master, sanzioni a personaggi di spicco del giornalismo ben protetti da aree del Cnog, una crescita del nostro gruppo su temi delicati e importanti.
Ora siamo alll’ennesimo snodo su riforma, etica, formazione professionale, terreni sui quali abbiamo ottenuto da una presidenza purtroppo fortissima (vedi i recenti voti sulle commissioni) ampi spazi alle nostre posizioni,a partire da un colloquio fitto e serio con il sindacato per il quale mi sono battuto allo spasimo. Anche l'itinerario di discussione sul tema della formazione, come la consultazione dei consigli regionali e l'apertura della discussione alla Fnsi, all'Inpgi, alla Casagit, viene svilito.
Ora che però serve compattezza e unità arrivano interventi fra il censorio, il moralista, l'arrogante, il bartaliano "tutto sbagliato, tutto da rifare", e gli insulti alle persone. Capisco gli attacchi dai nemici, ma non da chi ritengo un mio compagno di strada.
Anche sull'Ordine volano i corvi. Qui si rischia di avvelenare i pozzi, di consentire ancora una volta a chi è portatore di culture a me estranee di trionfare sulle nostre divisioni.
Io non ci sto. Scrivo ai 50-55 che mi hanno sostenuto due anni fa, primo fra tutti Giorgio Balzoni, mettendo a disposizione il mio mandato. Non farò la prima donna creandovi problemi e annunciando le mie dimisisoni formali all'esecutivo, ma sappiate che già a partire da oggi sono felice di poter lasciare quanti insultano, calunniano, scambiano la critica anche dura, anche radicale, con l'insulto alla dignità delle persone.
Dico e scrivo tutto ciò con grande serenità, anche se spero che chi mi insulta abbia la buona grazia di non salutarmi più.
Scegliete un nome al mio posto, sarò felice di votarlo e sostenerlo, senza riserve mentali e, garantisco, senza dargli lezioni neppure nelle materie nelle quali potrei avere titolo per farlo.
Un caro saluto, e grazie a quanti, comunque, sono stati e sono civili anche nelle discussioni più violente,
Giancalro Ghirra"  


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CASO GHIRRA. Enzo Iacopino scrive a Franco Abruzzo:
Caro Franco, leggo con sconcerto la lettera di dimissioni di Ghirra da te pubblicata integralmente sul sito
www.francoabruzzo.it  Da quel che ho avuto modo di verificare è stata inviata solo a poco più di 50 membri del Consiglio, i "compagni di strada" tra i quali debbono essere individuati "maestrine e maestrini". Gli altri, tra i quali anche io, sono "il nemico" i quali, ovviamente, come le cronache raccontano, sono stati a guardare mentre i "compagni di strada" di Ghirra facevano tutte le cose positive. Da soli, ovviamente. Che vergogna!
Se la situazione non fosse seria, sarebbe comica. Penso che i colleghi che ti seguono abbiano il diritto di sapere. La nostra è una casa di vetro. Sto aspettando una risposta da Ghirra prima di replicare, per come meritano, alle millanterie che contiene la sua lettera. Mi permetterò di inviarti le mie considerazioni, confidando che renderai pubbliche anche quelle. Grazie
Enzo Iacopino


 



 





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