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Stampa

CORRIERE DELLA SERA.
Il Cdr va all’attacco del
direttore Ferruccio de Bortoli:
“Troppi collaboratori e redattori
discriminati. Articoli di politici
presentati sotto forma di lettera.
Dilagante la commistione
pubblicità-informazione.
Editoriali scritti da consulenti
del Governo Monti”

Milano, 25 maggio 2012.  il Cdr del Corriere della Sera ha spedito una lettera al direttore Ferruccio de Bortoli e una lettera all'azienda. Il Cdr contesta: a)  l’aumento del numero dei collaboratori (“Addirittura, sempre più spesso la direzione sceglie di non far lavorare i suoi redattori per far intervenire giornalisti esterni al Corriere”); b) l’utilizzo di “componenti dello staff di importanti personaggi pubblici; oppure di politici in prima persona, con articoli presentati sotto forma di lettera che sanciscono la rinuncia all'intermediazione giornalistica: fatta di contraddittorio, cronaca e diritto di critica”;  c) “In tema di qualità poi, e pur tenendo presente l'importanza della pubblicità, riscontriamo una commistione sempre più disinvolta tra testi giornalistici e pubblicità, con – a nostro parere - serio nocumento per la credibilità del giornale”; d) “ti chiediamo se consideri che pubblicare un’intervista a uno dei vicepresidenti della Rcs (senza neppure spiegare ai lettori il suo ruolo aziendale) o far scrivere editoriali a un consulente del governo rappresenti un sostegno all’autorevolezza del Corriere”.


La lettera al direttore


Caro direttore, nel pieno rispetto delle prerogative che ti assegna l’articolo 6 del Contratto nazionale di lavoro giornalistico, siamo qui a prendere posizione contro quelle che, a nostro modo di vedere, sono anomalie dannose per il giornale poiché ne minano il prestigio, l'autorevolezza e i conti.


Nonostante le ripetute asserzioni sulla necessità/volontà di diminuire la spesa per le collaborazioni, assistiamo a un costante aumento dei collaboratori. Addirittura, sempre più spesso la direzione sceglie di non far lavorare i suoi redattori per far intervenire giornalisti esterni al Corriere.


Oltre all’aspetto economico, sottolineiamo come questo tipo di gestione danneggi la professionalità e la dignità dei colleghi, che anche nei momenti più difficili non hanno risparmiato le forze pur di garantire in ogni modo il giornale.


Crediamo anche che la pratica di far collaborare firme e persino articoli 1 di altre testate (si va dal Foglio, alla Rai, al Sole 24 Ore, a Panorama, addirittura fino al concorrente principale Repubblica…..) sia fortemente lesiva per l’identità del giornale. Da un lato, la direzione dichiara di ritenere il Corriere un’istituzione” appartenente “prima di tutto ai suoi lettori”, presa “in prestito dai beni pubblici della Nazione” e da “consegnare più forte alle prossime generazioni”; dall’altro, la direzione sceglie invece un continuo annacquamento dell’identità del giornale, trasformandolo, senza neppure avvertire i lettori, da 'libro' a una sorta di antologia di autori vari. Antologia alla quale partecipano sempre più spesso anche componenti dello staff di importanti personaggi pubblici; oppure politici in prima persona, con articoli presentati sotto forma di lettera che sanciscono la rinuncia all'intermediazione giornalistica: fatta di contraddittorio, cronaca e diritto di critica e fondamentale per una stampa libera. Auspichiamo che la salvaguardia del marchio Corriere non sia attuata solo attraverso la vendita di biciclette che portano il suo logo, ma con il vero rafforzamento della propria identità e qualità.


In tema di qualità poi, e pur tenendo presente l'importanza della pubblicità, riscontriamo una commistione sempre più disinvolta tra testi giornalistici e pubblicità, con – a nostro parere - serio nocumento per la credibilità del giornale.


Infine, ma non per importanza, ti chiediamo se consideri che pubblicare un’intervista a uno dei vicepresidenti della Rcs (senza neppure spiegare ai lettori il suo ruolo aziendale) o far scrivere editoriali a un consulente del governo rappresenti un sostegno all’autorevolezza del Corriere.  Cari saluti, Il Cdr


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