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Stampa

CORSERA - Denuncia del Cdr
ai lettori: l’azienda chiude testate
(City) e liquida diverse eccellenze
professionali. Ed ora stacca la
tipografia dalla redazione, per di più
dislocando parti della redazione
a Crescenzago. E poi intende
far cassa vendendo la sede
storica del giornale. Nessuno paga
per gli investimenti sbagliati in Spagna.
In via Solferino rimarranno soltanto
i “papaveri” della Rcs. La qualità del
quotidiano passa in secondo piano.

Mentre con una mano l’azienda negli ultimi due anni ha chiesto (e chiede) soldi pubblici tramite stati di crisi e ristrutturazione subentranti, con l’altra assegna a azionisti e vertici manageriali ricchi dividendi e premi quasi milionari.

Caro lettore, siamo qui a denunciare il pericolo che tra pochi mesi il Corriere della Sera, in termini di qualità, potrebbe non essere più lo stesso quotidiano che sei abituato a leggere.


Perché l’informazione sia completa e corretta, un quotidiano deve lavorare come un corpo vivente, in cui tutti gli organi operano per la salute dell’insieme. I giornalisti contribuiscono raccogliendo notizie, verificandone l’attendibilità, presentandole con obiettività nella miglior forma possibile e curandone l’aggiornamento fino a un attimo prima della stampa. Questo può essere fatto solo attraverso la stretta e continua collaborazione con la componente poligrafica del giornale, la cosiddetta tipografia: cambiamenti in corsa, aggiunte, miglioramenti, inserimenti delle novità o delle immagini o di grafici dell’ultimo momento. Fianco a fianco, fino a notte.


Certo, la tecnologia consente di comporre un giornale “bionico”, le cui parti vengono costruite in luoghi diversi e poi assemblate con escamotage informatici. Però con perdite di tempi preziosi per l’accuratezza dell’informazione e con la rinuncia tout court a una circolazione sanguigna che fa la differenza tra un corpo vivo e uno meccanico.


La Rcs Mediagroup ha annunciato di voler mettere in atto questo tipo di violazione dell’organismo Corriere della Sera: smembrando la redazione dalla tipografia e immaginando persino di scorporare alcune parti di redazione dal suo insieme. Qualcuno resterebbe in via Solferino, altri verrebbero trasferiti a Crescenzago.


Il motivo è la volontà di vendere gran parte degli edifici di proprietà nell’area Solferino-San Marco. Per “valorizzarli”, dice l’azienda. Per “fare cassa” rapidamente, è la traduzione giornalistica, in modo da porre rimedio ai disastri provocati negli ultimi anni della gestione dissennata e fallimentare che il management sostenuto dagli azionisti ha messo in atto.


Siamo qui a denunciare il depauperamento qualitativo oltre che economico, l’attenzione continua a interessi esterni all’impresa editoriale a danno del prodotto, del marchio, dei suoi lavoratori e dei lettori. Mentre con una mano l’azienda negli ultimi due anni ha chiesto (e chiede) soldi pubblici tramite stati di crisi e ristrutturazione subentranti, con l’altra assegna a azionisti e vertici manageriali ricchi dividendi e premi quasi milionari. Mentre vengono chiuse testate del gruppo (come City) ricorrendo alla cassa integrazione, mentre giornalisti e poligrafici di diverse testate del gruppo vengono prepensionati, con la grave perdita di eccellenze professionali e un aggravio straordinario per gli enti di previdenza, una casta (questa sì) di intoccabili non paga neppure il minimo pegno per le scelte scellerate in termini di politica aziendale, di investimenti (l’acquisizione della Recoletos spagnola è l’esempio più eclatante) che, ben oltre la crisi congiunturale, hanno portato al disastro. Per contrastare il declino, e mettendo al primo posto il giornale, la redazione del Corriere da tempo ha accettato sacrifici pesanti. Dietro questa assunzione di responsabilità c'era anche l'impegno di custodire il giornale "completo" in via Solferino.


Al contrario, l’attenzione aziendale verso il giornale, e di conseguenza verso i diritti del lettore, è così evanescente che si pensa di fare scempio del corpo Corriere vivente lasciando invece nella storica sede di via Solferino gli uffici dei più alti vertici aziendali e lo staff del marketing. L’immagine di facciata e la pubblicità devono avere il dominio sull’informazione?


Il Corriere della Sera e quella che è la sua casa storica da 110 anni rappresentano anche un simbolo per Milano, basta pensare alle scolaresche che quasi ogni giorno vengono a visitare la redazione. Noi faremo tutto ciò che è nelle nostre disponibilità per difenderlo e per tutelare la qualità delle notizie. Chiediamo anche a te, caro lettore, di aiutarci a salvarlo.


Il Comitato di redazione del Corriere della Sera


 


 


 


 


 





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