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Allarme, siamo tutti sul Titanic !!!

L'Italia, i mercati e l'Europa
FALSE ILLUSIONI
SGRADEVOLI REALTÀ

In Europa e negli Stati Uniti – ha scritto Mario Monti sul Corriere della Sera di domenica 16 - si identifica proprio nell'Italia il possibile fattore scatenante di una crisi nell'eurozona di dimensioni non ancora sperimentate e forse non fronteggiabili. Il mondo, non solo l' Europa, potrebbe subirne gravi conseguenze; le principali responsabilità di questa situazione vengono attribuite al governo italiano in carica da tre anni e mezzo; la permanenza in carica dell'attuale presidente del Consiglio viene vista da molti come una circostanza ormai incompatibile con un' attività di governo adeguata, per intensità e credibilità, a sventare il rischio di crisi finanziaria e a creare una prospettiva di crescita. (SE È COSÌ COSA ASPETTA IL QUIRINALE AD INTERVENIRE?, ndr)

di Mario Monti - Corriere della Sera 16/10/2011

Silvio Berlusconi ha spesso sostenuto che, grazie alla personale autorevolezza riconosciutagli dagli altri capi di governo, l'Italia ha acquisito un peso maggiore, a volte determinante, nelle decisioni europee e internazionali. In questi giorni, ciò rischia di essere vero. Ma è una verità amara. Nelle riunioni dell'Unione europea e del G20 che cercano di arginare la crisi dell' eurozona e di invertire le aspettative, l' Italia avrà il ruolo cruciale. Cruciale come fonte di problemi, purtroppo; non certo come influenza sulle decisioni da prendere, tanto più che siamo già oggetto di «protettorato» (tedesco-francese e della Banca centrale europea). È ormai convinzione comune - in Europa, in America e in Asia - che non sarà la Grecia a far saltare l'eurozona, con le possibili conseguenze: disintegrazione dell'Unione europea, crisi finanziaria globale, grave depressione, crisi sociale drammatica. Potrebbero esserlo, per la loro dimensione, la Spagna o a maggior ragione l'Italia. La Spagna è più avanti nel processo di ripartenza politica ed economica volto a padroneggiare la crisi. L' Italia è più indietro. Lo mostrano anche i tassi di interesse sul debito pubblico: più alti per l' Italia che per la Spagna. (E ora, più alti per l' Italia che per la Polonia, benché questa, non facendo ancora parte dell' euro, presenti un esplicito rischio di cambio). L' Italia è più indietro perché non c'è stato neppure il minimo riconoscimento di responsabilità da parte del governo. In Spagna, invece, il governo ha addirittura lasciato il campo e indetto nuove elezioni e, intanto, ha chiesto e ottenuto una collaborazione con l'opposizione per alcune misure essenziali. In Italia il governo e la maggioranza, pur avendo mancato di visione strategica sulla politica economica e avere indulto a lungo a un ottimismo illusionistico, preferiscono scaricare su altri le responsabilità. L'opposizione avrebbe «impedito al governo di lavorare» (accusa che peraltro accredita le opposizioni di un' identità politica e di un' efficacia di cui si stenta a vedere traccia). I magistrati avrebbero «costretto» il capo del governo a occuparsi soprattutto di loro, piuttosto che dell' economia o dei giovani senza futuro. La «sinistra», così evanescente come forza di opposizione, eserciterebbe però un' influenza assoluta sui corrispondenti a Roma della stampa estera; sarebbe per questo, solo per questo, che vengono scritti nel mondo tanti commenti critici sul presidente del Consiglio e sul governo. Devo riconoscere che, spesso richiesto all'estero di giudizi sul presidente Berlusconi e sul suo governo, non ho mai assecondato le colorite espressioni usate dai miei interlocutori nel formulare la domanda e ho sempre sottolineato che, se c' è un «problema Berlusconi», deve essere un problema di noi italiani, che l'abbiamo democraticamente eletto tre volte. La prima volta, posso aggiungere, nella speranza di molti che emergesse anche in Italia una forza liberale. Oggi, mi pare però importante che il presidente del Consiglio - al quale forse fanno velo un'ovattata percezione della realtà e una cerchia di fedelissime e fedelissimi che, a giudicare dalle apparizioni televisive, toccano livelli inauditi di servilismo - si renda personalmente conto di alcune sgradevoli realtà. In Europa e negli Stati Uniti (mi sembra anche in Asia, dove però non ho fonti dirette altrettanto esaurienti):


1) pur riconoscendo all'economia italiana punti di forza e un notevole potenziale, si nutre grande preoccupazione per un' Italia che, in mancanza di crescita economica e di riforme vere nel settore pubblico e nei mercati, potrebbe essere vittima (non innocente) di forti attacchi nei mercati finanziari;


2) si identifica proprio nell'Italia il possibile fattore scatenante di una crisi nell'eurozona di dimensioni non ancora sperimentate e forse non fronteggiabili. Il mondo, non solo l' Europa, potrebbe subirne gravi conseguenze;


3) le principali responsabilità di questa situazione vengono attribuite al governo italiano in carica da tre anni e mezzo;


4) la permanenza in carica dell'attuale presidente del Consiglio viene vista da molti come una circostanza ormai incompatibile con un' attività di governo adeguata, per intensità e credibilità, a sventare il rischio di crisi finanziaria e a creare una prospettiva di crescita;


5) queste valutazioni, comprese quelle riportate ai punti 3 e 4, vengono formulate anche - e con particolare disappunto e imbarazzo - da personalità politiche europee, inclusi alcuni capi di governo, appartenenti alla stessa famiglia politica (il Partito popolare europeo) del presidente Berlusconi e del suo partito. A questo quadro di preoccupazione internazionale sull'Italia e di sfiducia nel governo in carica fa riscontro la recente riconfermata fiducia da parte del Parlamento. Solo quest' ultima, ovviamente, è rilevante per la legittimità del governo. Ma in un'Europa e in un mondo sempre più interdipendenti, sarebbe opportuno che quanti hanno dato il loro sostegno al governo Berlusconi (e riesce davvero difficile immaginarne uno diverso, nel quadro attuale) prendessero maggiore consapevolezza della realtà internazionale che rischia di travolgerci, di trasformare l'Italia da Stato fondatore in Stato affondatore dell'Unione europea, di rendere ancora più precario il futuro e la stessa dignità dei giovani italiani. Hanno salvato il presidente del Consiglio. In cambio, lo incalzino perché risparmi all'Italia, se non il ludibrio, almeno il biasimo per aver causato un disastro.


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CRISI. MONTI: NE USCIREMO; NO UNISONO PREMIER-TREMONTI. SEMBRA NON LAVORINO UNITI; RISCHI GRANDI, UE NON ha MUNIZIONI PER NOI


Roma, 17 ottobre 2011. Il Paese «saprà uscire al meglio» dalle secche anche questa volta ma la posta in gioco è pesante. Mario Monti ha parole di rassicurazione all'indomani dell'editoriale sul Corriere della Sera in cui parlava del pericolo di diventare nello scenario europeo protagonisti in negativo. Ma la guardia deve restare alta, perchè potremmo essere «all'origine di guai grossi a cui non oso pensare» se il Paese fosse, ha spiegato l'economista, «impegnato su tutt'altro ordine di problemi», con «il presidente del Consiglio - Silvio Berlusconi - e il ministro dell'Economia - Giulio Tremonti - che non so se si parlano, ma non sembrano lavorare all'unisono». Insomma, Monti, presidente della Bocconi ed ex commissario europeo, non ha fatto un passo indietro rispetto a quanto scritto sulle colonne del quotidiano di via Solferino ma ha offerto una prospettiva di lungo termine. «Non mi piace creare allarme, l'ho fatto in poche occasioni e quando l'ho fatto non mi sono pentito», ha spiegato. E ha fatto notare che alcuni passi avanti ci sono stati: «L'agosto 2011 italiano non è un successo europeo? Quanto si è fatto quando è diventato serrato il vincolo esterno?». Per essere ancora più chiaro, dato che nell'estate sono circolate voci su una sua candidatura alla guida di un'eventuale governo tecnico, Monti nel corso del convegno organizzato dal gruppo editoriale Euractiv, ha precisato: «Il sistema politico è sicuramente maturo da capire che il mio appello non era mosso da alcuna intenzione se non quella di creare attenzione», visto che «siamo in pochi in Italia ad avere una certa presa diretta su quello che si dice dell'Italia nel mondo e io dico quello che penso». Se il Paese non si assume le reponsabilità e non punta anche sulla crescita si potrebbe ritrovare di fronte a «guai grossi». Monti, infatti, ha evidenziato che «ormai la situazione greca, anche in parziale o totale default, si considera sotto controllo, ma c'è grave preoccupazione che se tocca a Italia o Spagna le munizioni non siano sufficienti». L'obiettivo, spiega Monti è evitare un peggioramento della situazione: «Oggi la qualifica di italiano nelle sedi internazionali, anche private, non fa premio. Non oso pensare cosa accadrebbe dopo». I commenti all'editoriale di Monti continuano così anche oggi, con il vicepresidente del Senato Emma Bonino che si è detta «d'accordo», mentre il vicepresidente della commissione Ue, Antonio Tajani, si è definito «meno pessimistà. (ANSA).


 


 


 


 





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