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Stampa

Seminario di “forMedia” al
Circolo della stampa di Milano

Camporese, Costantini e Iorio
hanno spiegato il “pianeta Inpgi”
ai quadri sindacali dei
giornalisti del Nord Italia: le
pensioni sono al sicuro dopo
la riforma del 15 luglio (gli
assegni medi sono di 60mila
euro annui). Le tutele reggono.

Sembra vicina la soluzione del pagamento della ex-fissa (art 27 Cnlg): sono 750 i giornalisti in pensione, che attendono di percepire dall’Inpgi l’indennità. Il ritardo accumulato è di sei anni. La Fieg, che deve all’Inpgi 60 milioni circa, è in sofferenza. L’Inpgi si è detto disponibile a offrire un prestito cospicuo (35 mln) alla Fieg per consentire il pagamento della indennità a una buona parte dei giornalisti in attesa. I ministeri vigilanti hanno da mesi la delibera dell’Istituto sul tavolo, ma non danno il via libera: ne hanno chiesto informalmente la riscrittura. Sono stati rifatti gli studi attuariali ad hoc. L’Inpgi ha chiarito che si tratta di una operazione finanziaria pura senza perdite. Gli editori pagheranno un tasso annuo attorno al 4,50%. Il via libera è atteso nel prossimo mese.

Milano, 11 ottobre 2011. Da  Milano parte un messaggio di fiducia verso il mondo giornalistico professionale, che ha subito negli ultimi tre anni la perdita di mille posti di lavoro (il 6 per cento circa del totale dei contrattualizzati, che erano oltre 18mila). Il messaggio è firmato da Andrea Camporese, presidente dell’Inpgi, l’Istituto di previdenza che si avvia a festeggiare i 90 anni di vita. “La profonda ‘gobba’ previdenziale che era prevista tra il 2020 e il 2040 tende di fatto quasi a scomparire, il patrimonio dell’Istituto sarà sempre crescente e nei prossimi 50 anni non intaccheremo le riserve accantonate” ha annunciato soddisfatto il presidente dell’Inpgi.


LE PREVISIONI OTTIMISTICHE - Le previsioni ottimistiche sono collegate alla riforma varata dal CdA della Fondazione il 15 luglio e che si può riassumere così:



  • Aumento del 3% delle aliquote contributive a carico degli editori (tra il 2012 e il 2016);

  • Graduale innalzamento (tra il 2012 e il 2021) dell’età pensionabile per le giornaliste, passando da 60 a 65 anni;

  • Sgravi contributivi del 60% per tre anni per tutte le assunzioni a tempo indeterminato.


Camporese ha parlato davanti a un centinaio di quadri del sindacato dei giornalisti del Nord Italia (Lombardia, Valle d’Aosta, Liguria, Piemonte,  Veneto, Emilia-Romagna). Il seminario (sul tema “Sistema del welfare per i giornalisti italiani”) è stato organizzato da “forMedia” (Istituto per la formazione al giornalismo e alla comunicazione multimediale referente per la formazione della Fnsi). Il contesto del seminario è la prestigiosa sede del Circolo della Stampa di Palazzo Bocconi (corso Venezia 48); ha fatto gli onori di casa e  il moderatore del dibattito Giovanni Negri, presidente della ”Lombarda” e dello stesso Circolo della Stampa (destinato ad avere sede stabile almeno per i prossimi 12 anni nel Palazzo Bocconi). Negri è stato affiancato da Claudio Scarinzi fiduciario regionale dell’Istituto.


L’intervento di Camporese è stato integrato dal direttore generale, Tommaso Costantini, e dal vice direttore generale Mimma Iorio (dirigente  anche del Servizio Contributi e della vigilanza). Costantini e Iorio hanno offerto un quadro preciso e dettagliato di tutti gli istituti previdenziali dell’Inpgi, delle tutele che fanno dell’Istituto un unicum a livello nazionale. Nel rinnovato sito (www.inpgi.it) dell’ente, gli iscritti possono trovare le spiegazioni più articolate e approfondite nonché il resoconto della propria posizione previdenziale (contributi, mutui, prestiti, entità delle pensioni percepite).


LE GIORNALISTE - Sui pensionamenti, saranno le donne a far registrare l’inevitabile “novità”. Per loro, infatti, l’aumento dell’età pensionabile sarà graduale: 61 anni dal 1/7/2012 e fino al 2014, 62 anni dal 1/1/2015, 63 anni dal 1/1/2017, 64 anni dal 1/1/2019 e 65 anni dal 1/1/2021, quando la riforma andrà a regime. Le giornaliste che vorranno andare in pensione comunque a 60 anni potranno farlo e, nel periodo transitorio fino al 2020, avranno penalizzazioni ridotte: per esempio, una penalizzazione del 2,3% nel caso in cui il pensionamento avvenga con un anno d’anticipo. “Siamo consapevoli – ha detto Camporese – che le nostre iscritte dovranno percorrere un cammino diverso, tracciato da fattori estranei alla nostra volontà, così come lo faranno le altre donne lavoratrici, ma loro non saranno sole. Le norme che abbiamo approvato sono solo tese ad attenuare l’impatto con una congiuntura economica che chiede responsabilità e sacrifici a tutti. Speriamo così di renderli più accettabili”.  “La nostra età pensionabile – ha aggiunto Camporese – è attestata a 65 anni per uomini e donne, mentre le pensioni Inps future matureranno a 69 anni e marciano  verso i 70 anni di età”.


GLI SGRAVI CONTRIBUTIVI  AGLI EDITORI CHE ASSUMONO - Gli sgravi contributivi del 60% per tre anni saranno a favore delle aziende, non in stato di crisi, per le assunzioni a tempo indeterminato, da praticante a caposervizio: l’aliquota IVS scenderà così da oltre il 20% a poco più dell’8%. “Significa una riduzione di 12 punti percentuali del costo del lavoro” ha sottolineato il presidente Camporese che ha aggiunto: “Non è stato facile convincere gli editori a fare un ragionamento sui contratti a tempo indeterminato, nonostante alcuni tra i più grandi gruppi editoriali italiani siano pronti ad assumere. Spero che questa misura, fortemente condivisa con la Fnsi, dia la spinta giusta all'occupaione”. Dagli sgravi saranno, comunque, esclusi i pensionati e le aziende che hanno effettuato licenziamenti, mentre saranno inclusi tutti i contratti giornalistici, compresi quelli adottati dalla Fieg e dall’Aeranti Corallo. "Non bisogna dimenticare - ha aggiunto Camporese - che per sotenere un sistema previdenziale non si può continuare a restringere il numero dei giovani assunti a tempo indeterminato". 


IL PAGAMENTO DELL’EX FISSA - Sembra vicina  la soluzione del pagamento della ex-fissa (art 27 Cnlg): sono 750 i giornalisti in pensione, che attendono di percepire dall’Inpgi l’indennità. Il ritardo accumulato è di sei anni. La Fieg, che deve all’Inpgi 60 milioni circa, è in sofferenza. L’Inpgi si è detto disponibile a offrire un prestito cospicuo alla Fieg per consentire il pagamento della indennità a una buona parte dei giornalisti in attesa. I ministeri vigilanti hanno da mesi la delibera dell’Istituto sul tavolo, ma non danno il via libera: ne hanno chiesto informalmente la riscrittura. Sono stati rifatti gli studi attuariali ad hoc. L’Inpgi ha chiarito che si tratta di una operazione finanziaria pura senza perdite. Gli editori pagheranno un tasso annuo attorno al 4,50%. Il via libera è atteso nel prossimo mese.


LE PREOCCUPAZIONI - Camporese ha illustrato anche le preoccupazioni che nascono:


a) dalla contrazione dei fondi statali per l’editoria. Sono in difficoltà 100 aziende con 4mila  occupati; i giornalisti di questo comparto non sono pochi.


b) dal digitale tv. Il futuro delle piccole emittenti è a rischio. Perdono visibilità e con la visibilità, occupazione e entrate pubblicitarie.


TROPPI CONTROLLI - Camporese ha lamentato i troppi controlli sull’Inpgi: Ministero dell’economia, Ministero del Lavoro, Corte dei Conti, Collegio dei sindaci, Presidenza del Consiglio, ed ora anche Covip e Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici (Lavori, Servizi e Forniture). “Con il direttore generale – ha detto - passeremo la vita a scrivere pezzi di carta. Le Casse, infatti, non si oppongono alla vigilanza della Covip. Ma puntano a una revisione delle fonti di vigilanza e alle procedure di controllo, per ridurre al massimo sovrapposizioni e duplicazioni”. L'Adepp per conto delle Casse di previdenza ha diffuso in giugno un comunicato in cui rimarcava il fatto che "le Casse hanno dato ampia dimostrazione di voler partecipare al rilancio dell'economia del paese, garantendo il loro concreto contributo in un momento di profonda crisi quale quello che oggi interessa l'intera Europa; è assurdo -prosegue il comunicato- che anziché proseguire nella ricerca condivisa delle diverse soluzioni utili a questo paese si decida di incidere in termini invasivi sulla autonomia di questi enti che, nel tempo hanno dato ampia e riconosciuta capacità di garantire autonomamente stabilità ai rispettivi sistemi e, più in generale, alla sicurezza sociale del paese".


LAVORO AUTONOMO -   “Non possiamo permetterci in futuro – ha osservato Camporese – una schiera di  pensionati poveri e disperati”. E’ noto che chi versa nel sistema contributivo puro può ambire a un assegno da 500 euro al mese.


LA TASSAZIONE DELLE RENDITE FINANZIARIE. Camporese ha attaccato la decisione del Governo di  tassare i redditi di natura finanziaria e i redditi diversi di natura finanziaria con una sola aliquota d'imposta del 20% al posto dell’aliquota del 12,5%. “Il costo per l’Inpgi – ha detto il presidente che è anche presidente dell’Adepp - è di 5 milioni di euro, mentre le altre casse ne sborseranno complessivamente 55. Avevamo chiesto l’abbassamento dell’aliquota di un punto percentuale per dedicare quell’1 per cento a interventi sociali. La nostra delusione è grande”. Camporese chiude con un commento amaro, quasi uno sfogo: "Rimane aperta la questione dell'adeguatezza delle prestazioni: in questa fase tutti gli sforzi sono orientati all'equilibrio finanziario, ma le pensioni si prospettano sempre più leggere. È il grande nodo che bisognerà affrontare al più presto — ammette il presidente dell’Istituto - ma questo governo è andato nella direzione opposta: avevamo chiesto di abbassare di un punto la tassazione sui fondi e invece è stata alzata dal 12,5% al 20%". 


 


 


 


 





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